Uno studio elaborato da un team di ricercatori della Harvard Business School e della New York University dal titolo “Collaborating during coronavirus: the impact of Covid-19 on the nature of work” contraddice la tesi di taluni secondo cui il lavoro da casa imposto durante il lockdown sarebbe equivalso a una lunga vacanza.
Lo studio si è posto l’obiettivo di indagare come il Covid-19 abbia cambiato il modo di comunicare tra i dipendenti durante il lavoro da casa.
L’impatto del Covid-19 sui modelli di comunicazione digitale dei dipendenti in remote working
Per dare una risposta al loro quesito i ricercatori hanno analizzato i metadati provenienti da 3.143.270 utenti appartenenti a 21.000 aziende distribuite tra 16 grandi aree metropolitane. Gli studiosi hanno confrontato il comportamento dei dipendenti in due periodi di 8 settimane prima e dopo i blocchi del Covid-19 suddividendo i dati in due categorie di interesse: riunioni e attività di posta elettronica. Dall’analisi dei numeri la ricerca ha rilevato che durante il lockdown per i dipendenti in remote working è aumentato il numero di riunioni, così come il numero di e-mail e il tempo di lavoro.
Più riunioni di lavoro, ma più brevi
Lo studio ha registrato un aumento del numero di riunioni per persona (+12,9%) e del numero di partecipanti per riunione (+13,5%), ma, al tempo stesso, una diminuzione della durata media delle riunioni (-20,1%). L’effetto netto di queste variazioni è che i lavoratori da casa hanno trascorso meno tempo al giorno in riunioni (-11,5%).
Più e-mail interne con più partecipanti
Per quanto riguarda il flusso di posta elettronica lo studio ha rilevato durante il lavoro da casa un aumento significativo del numero medio di e-mail inviate e ricevute tra le persone della stessa organizzazione (+ 5,2%). È stato registrato anche un aumento significativo del numero medio di destinatari inclusi nelle e-mail (+ 2,9%). Tuttavia il numero di e-mail verso l’esterno non è cambiato in modo significativo.
Giornata lavorativa più lunga di 48 minuti
Utilizzando l’intervallo di tempo definito dalla prima e dall’ultima e-mail inviata o dalla riunione a cui il dipendente ha partecipato nell’arco di 24 ore, lo studio ha verificato come il tempo di lavoro sia aumentato di 48,5 minuti, in parte a causa dell’aumento delle e-mail inviate anche dopo l’orario di ufficio.
Infine, va però sottolineato che queste variazioni nelle modalità di comunicazione nel tempo si sono via via regolarizzate, riavvicinandosi a volumi pari a quelli in cui il lavoro veniva regolarmente svolto in azienda. Col passare delle settimane i tempi dedicati alle riunioni si sono ridotti, così come il numero di e-mail inviate e il numero medio di destinatari inclusi in esse. Insomma, passato lo shock da cambiamento sembrerebbe che i lavoratori da casa abbiano trovato una modalità “sostenibile” nella gestione della comunicazione. Un risultato che lascia ben sperare in vista dei cambiamenti organizzativi che si prevede investiranno nel prossimo futuro il mondo del lavoro.
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