Suo padre è Karl Schmid, il ‘re dello Jägermeister’. “È nato tutto da lui: tutta la nostra saga di famiglia di imprenditori”, racconta oggi Angelika Schmid.
Angelika è la proprietaria di Villa Eden, a Merano, uno dei primi hotel di lusso in Italia a divenire Covid-safe. Un albergo che rappresenta uno stile di vita, con il suo vasto centro benessere e una clinica medica specializzata in nuove tecniche e trattamenti per il corpo e la mente. È il resort prediletto da molte celebrità, soprattutto italiane. I suoi clienti includono o hanno incluso Luciano Pavarotti, Eros Ramazzotti, Diego Armando Maradona, Lucio Dalla, Lucrezia Lante della Rovere, Uto Ughi, Roberto Donadoni, Gualtiero Marchesi, Alessandro De Benedetti, Dj Smash, le sorelle Fendi e tante star degli anni ’80, come Ornella Muti, Paolo Villaggio e Renato Pozzetto. Sono passate di qui perfino star di Hollywood, tra cui Angelika si sente di citare, ufficialmente, solo Barbra Streisand e James Brolin.
È stata proprio Angelika a credere e investire nel benessere, creando perfino un programma gastronomico dietetico e puntando su Philipp Hillebrand – recentemente premiato con il prestigioso premio Godio come miglior chef sudtirolese del 2020 – per piatti gourmet. Ha puntato poi su un servizio su misura per il cliente, al punto che lei stessa saluta di persona ogni ospite.
“Di solito il nostro fatturato è di 4 milioni di euro l’anno”, spiega. “Un nostro ospite spende in media 500 euro al giorno, tra stanza, terapia e trattamenti. Nel 2020, come tutti, abbiamo subito gravi perdite, anche se siamo stati uno dei primi hotel – se non il primo – a reinventarsi come Covid-safe. A causa del secondo lockdown, riapriremo il 5 febbraio, coronavirus permettendo. Abbiamo cercato subito di creare un ambiente sicuro. Al tempo stesso, durante la chiusura ho deciso di ristrutturare il ristorante. In fondo, bisogna cercare di approfittare anche di questi tempi morti forzati”.
Cosa significa essere Covid safe? È davvero possibile esserlo?
Quando abbiamo riaperto dopo il primo lockdown, a fine maggio, abbiamo stabilito che tutti i collaboratori devono sottoporsi a un test rapido immunologico e possono lavorare solo se negativi. Chiediamo lo stesso anche ai nostri ospiti. In questo modo, all’interno di Villa Eden ci sono solo persone che non rappresentano un pericolo. Inoltre rispettiamo, naturalmente, le regole del distanziamento, l’obbligo delle mascherine, l’uso di disinfettanti specifici. Durante i mesi di apertura, da fine maggio ai primi di novembre 2020, non abbiamo avuto problemi: Villa Eden è stato uno degli alberghi più sicuri. A mio parere tutti i settori dovrebbero adottare questo sistema, che può funzionare meglio dei lockdown forzati.
Avete inserito anche trattamenti speciali anti-Covid tra le vostre terapie mediche?
In risposta al coronavirus abbiamo creato Covid Immunoplus, un programma specifico per rafforzare il sistema immunitario. Abbiamo introdotto poi la Villa Eden Iv Therapy: un ciclo di flebo multivitaminche ad personam, studiato in base alle esigenze del singolo individuo. È ideale per un completo detox dell’organismo, per mantenere il tono muscolare, rallentare l’invecchiamento e rafforzare il sistema immunitario. Inoltre abbiamo adottato l’analisi Ans, la valutazione della variabilità cardiaca e lo studio del sistema nervoso parasimpatico, per valutare la capacità del nostro corpo di adattarsi allo stress endogeno ed esogeno. Da quando ho preso la direzione dell’hotel, ho cercato di offrire ai nostri ospiti le terapie più all’avanguardia per restare in buona salute il più a lungo possibile o imparare uno stile di vita sano, che aiuti a rimanere in forma. Questa si è rivelata un’arma vincente nel business.
Tutto cominciò da suo padre, Karl Schmid, il “re dello Jägermeister”. Qual è il suo ruolo nella vostra storia imprenditoriale?
Già mio nonno paterno, Nikolaus, aveva una bellissima macelleria sotto i portici di Merano. Mio padre cominciò a seguire le sue orme già da giovanissimo. Credeva più nella pratica e nell’esperienza che nei titoli accademici, proprio come tanti visionari della Silicon Valley. Fin da ragazzo voleva essere indipendente e mettersi in proprio. È sempre stato un uomo dal grande fiuto. Scoprì l’amaro Jägermeister ad Anuga, la fiera del cibo di Colonia, in Germania, dove andava sempre alla scoperta di nuovi prodotti per la macelleria. Ne intuì subito il grande potenziale e vi si appassionò.
Come lo introdusse sul mercato italiano?
Cominciò a farlo conoscere agli hotel e ai ristoranti serviti dalla macelleria del nonno. Fu subito un successo. Nel giro di 2 o 3 anni, assieme al suo team, riuscì a vendere fino a 6 milioni di bottiglie. Sull’etichetta c’è un cervo con una croce: da lì nacque l’idea di chiamarlo il ‘re dello Jägermeister’. Mio padre divenne il primo importatore ufficiale e poi il produttore su licenza dell’amaro. Ricordo ancora come da bambina, piena di entusiasmo, visitassi la fabbrica in Alto Adige per la produzione di superalcolici. Mio padre acquistò macchinari di altissimo livello tecnologico per quei tempi, in grado di dosare alla perfezione.
Ancora oggi tutti ricordano la pubblicità dello Jägermeister.
Anche quella nacque da un’idea di mio padre, che è stato un visionario perfino in campo pubblicitario. La frase ripetuta dai personaggi dello spot – ‘Io bevo Jägermeister perché…’ – presto fece storia.
Fu allora che partì anche l’attività alberghiera?
Mio padre ha sempre amato diversificare. Anche in questo è stato un visionario e mi ha ispirata. Si lanciò nel settore alberghiero e costruì un albergo ex novo in montagna, in Val D’Ega. Successivamente acquistò la proprietà di Villa Eden: due ville private costruite come residenze estive da famiglie olandesi. Comprò prima una, poi l’altra, e infine costruì una congiunzione tra le due. L’attività alberghiera cominciò nel 1983. In una delle ville era già presente un ristorante gourmet e fu dalla sua terrazza che mio padre ebbe questa visione. Fu un pioniere nel realizzare un resort come una struttura da dedicare alla salute e alla bellezza. Era stato spesso in strutture simili in Germania e in Austria, perché ha sempre avuto problemi di peso, ma in Italia eravamo i primi.
Suo padre avviò altri business in quel periodo?
In effetti sì… (ride, ndr.) Io gli dico sempre che è stato, prendendo in prestito un’espressione tedesca, il suo periodo Sturm und Drang. Fu anche un pioniere dello sci: nel 1974 installò il primo skilift, che è diventato in seguito lo Ski center Latemar, il comprensorio sciistico più vasto della Val di Fiemme-Obereggen-Pampeago, una delle più belle località del Trentino-Alto Adige. Poi comprò anche l’attività vitivinicola del Castello Rametz, a Merano, e quella Castel Monreale, in Trentino. Nella seconda, con le uve Chardonnay, Pinot Bianco e Pinot Nero realizziamo una cuvée di spumante classico che ha vinto diversi premi importanti. Mio padre Karl comprò anche un maso, che divenne una vera e propria fattoria, con cavalli, galline e mucche groufie, le mucche grigie tipiche della nostra zona, per il cui allevamento vinse anche premi. Ora, oltre a essere importante dal punto di vista storico e culturale, è attivo ancora nella produzione della legna”.
Adesso tutto questo è un business di famiglia.
Dopo 30 anni mio padre ha ceduto l’attività Jägermeister, per dedicarsi a sviluppare, con tutta la famiglia, brand totalmente nostri. Mio fratello Nikolaus, che si chiama come il nonno ed è il secondogenito, si occupa della produzione dello speck, il Kaiserspeck, altra attività cominciata da mio padre. Mio fratello Stanislaus, il più giovane, gestisce la produzione di vini. Mia sorella Brigitte, la primogenita, gestì in principio Villa Eden. Dopo diversi anni passati all’estero e quattro figli, adesso tiene la contabilità della tenuta vitivinicola e aiuta nel negozio del Castello Rametz, che custodisce pure il Museo del vino ed è teatro di feste ed eventi. Mia madre, Germana, che da ragazza aveva aperto un negozio di alta gastronomia e gourmet sotto i portici di Merano e si sposò con mio padre quando erano giovanissimi, ora ha il piacere di fare la nonna di ben sette nipoti e la bisnonna di una nipotina. Io sono subentrata a mia sorella a Villa Eden nel 1993. Mi sono sposata tardi, ho viaggiato molto e non ho figli. Mio padre non è mai stato fisicamente a Villa Eden e mi ha dato mano libera sin da subito nella gestione. Era tuttavia sempre presente dietro le quinte. Ancora oggi mi consiglio con lui per decisioni strategiche importanti: so che il suo sapere e la sua esperienza sono preziosi.
Come pensa di sviluppare l’attività alberghiera?
Sin da piccoli ci è stato insegnato che l’importante non è che cosa fai, ma come: devi farlo bene e con passione. La prima promessa da mantenere, in tutto ciò che facciamo, è dunque la qualità. Cerchiamo di offrire ai nostri ospiti un servizio di ospitalità impeccabile in una location di assoluto riposo. Villa Eden si trova infatti nella zona più prestigiosa di Merano, a quindici minuti a piedi dal centro storico, immersa in un grande parco secolare. La struttura è pensata per chi desidera riposare e ritrovare energia e vitalità. Salute, benessere e bellezza mi hanno sempre affascinato, al pari dell’ospitalità. Ho seguito e tuttora seguo in prima persona la parte dedicata alla longevità, alla salute, al detox e alla bellezza. Abbiamo incrementato le collaborazioni con medici, farmacisti, scienziati, nutrizionisti, estetisti, specialisti della chirurgia plastica non invasiva. Negli ultimi quindici anni la medicina preventiva ha fatto passi da gigante.
Quanto punta sui nuovi macchinari?
Negli ultimi anni c’è stato un grande sviluppo della medicina nel campo del benessere, associato all’uso della tecnologia. Tecniche e metodi che praticavamo da tempo hanno trovato così dimostrazione scientifica. Pur praticando la chirurgia plastica nel nostro centro, per esempio, utilizziamo sempre più macchine innovative che possono fungere da alternativa. Tra i macchinari di cui ci serviamo ci sono quello per l’Endosphères therapy, di origine francese, per la tonificazione, il drenaggio, il dimagrimento focalizzato e il miglioramento della silhouette. Anche l’Ultherapy arrivata dagli Usa, nell’ambito della medicina estetica, è totalmente innovativa.
Come vede il futuro del settore wellness?
Di recente abbiamo mirato anche a curare il cosiddetto burnout, di cui soffrono anche tanti imprenditori, dirigenti e uomini d’affari. Proponiamo terapie come Touch for health, che lavora sui flussi energetici, sulla riflessologia e sui chakra per curare la stanchezza fisica e mentale. Un altro settore che miro ad approfondire è quello della longevità, che credo sarà cruciale per il futuro del business. La gente vive sempre più a lungo, con l’aspettativa di sembrare e sentirsi più giovane, di arrivare a un’età avanzata vivendo ancora bene, facendo sport e viaggiando. Anche l’alimentazione è importante, per riuscire a mangiare in maniera più sana e a mantenersi in forma, in base alla propria struttura fisica e personalità. Bisogna partire dal presupposto che ogni persona è diversa dall’altra. Per questo anche il test del Dna e la dieta nutrigenomica possono essere molto utili per ripristinare uno stile di vita ideale”.
La vostra clientela è ancora principalmente italiana?
Fino al 2008, l’89% dei nostri clienti era italiano. Con la crisi, la situazione è cambiata e anche noi ci siamo dovuti evolvere in nuove direzioni. Ho deciso di trasformare l’hotel da un quattro a un cinque stelle adults only, con una ristrutturazione profonda e un grosso investimento che si è rivelato vincente. Ho compreso che, ormai, non si può più dipendere da un solo Paese. Tra i vari riconoscimenti, siamo entrati negli Small Luxury Hotels of the World. Adesso abbiamo anche molti ospiti francofoni, dal Medio Oriente, dalla Cina, dalla Russia, dagli Stati Uniti. Il mio intento è quello di aprirci sempre più al mondo. I nostri ospiti si fermano mediamente tra 7 e 10 giorni, al massimo 14. Qualcuno fa soggiorni più lunghi, altri più brevi”.
Qual è la regola fondamentale per alimentare il successo del proprio business?
Il principio chiave è quello di non demordere mai, guardare avanti e vedere dove si può migliorare. Ho imparato anche che bisogna puntare sulla qualità: non ha senso abbassare i prezzi per poi dare un servizio scadente, perché alla fine si perdono clienti. Bisogna restare fedeli alla propria filosofia e visione.
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