Può il crollo di una valuta emergente provocare il panico sui mercati finanziari di tutta Europa? La risposta è affermativa se quella valuta ha già perso circa un terzo del suo valore da inizio anno e se iniziano a trovare spazio indiscrezioni secondo cui verso tale divisa sarebbero pesantemente esposte alcune banche del Vecchio continente.
Si spiegano così i segnali di panico che questa mattina si possono registrare sui mercati finanziari europei.
Un ennesimo tonfo della lira turca questa mattina ai minimi storici contro euro e dollaro ha dato ulteriore gas alle preoccupazioni sulle condizioni del Paese alle prese con un’economia in deterioramento, un’inflazione galoppante e con tensioni diplomatiche nei confronti degli Stati Uniti. Gli analisti di Mps Capital Services nella loro nota giornaliera attribuiscono lo scivolone al discorso del presidente Erdogan, che “ha probabilmente spiazzato gli operatori visto che ha accuratamente evitato di parlare di misure straordinarie in campo di politica monetaria facendo invece riferimento a tematiche più etiche”, usando frasi come “se loro possiedono i dollari, noi abbiamo la nostra gente, i nostri diritti ed il nostro Dio”.
La novità però è l’effetto contagio, che ha spinto al ribasso anche l’Euro contro dollaro, sceso sotto 1,15 per la prima volta da un anno. E che soprattutto è arrivato a colpire diverse banche europee.
Il tutto dopo che Financial Times ha scritto, citando fonti anonime, di preoccupazioni della Banca centrale europea riguardo alle molte banche del continente (soprattutto in Francia e Spagna) che hanno una significativa esposizione in Turchia e che potrebbero quindi pagare la crisi valutaria del Paese. Tra questi istituti il quotidiano britannico cita in particolare BBVA, BNP e l’italiana Unicredit (che possiede anche il 41% della turca Yapi Kredi Bank) tutte pesantemente penalizzate in Borsa questa mattina sulla scia della speculazione che potrebbero veder deprezzarsi il valore degli asset detenuti nel Paese. Una preoccupazione che potrebbe arrivare a colpire tutti i gruppi con investimenti materiali e finanziari in Turchia. Le sole banche internazionali hanno un’esposizione verso il paese di Erdogan stimata in più di 250 miliardi di dollari, valore che per le banche italiane secondo valutazioni della Banca dei regolamenti internazionali sarebbe pari a poco meno di 17 miliardi di dollari.
L’effetto sembra così estendersi all’atteggiamento generale del mercato. Sempre gli analisti senesi spiegano che “il clima che si sta generando è quello di un generale risk off con borse in calo, acquisti sui beni rifugio (ad eccezione dei preziosi che rimangono ancorati all’andamento dello yuan) e vendite sui titoli periferici”.
Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .
Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .