di Tommaso Carboni
L’apocalisse incombe. Il Sole in espansione sta inghiottendo la Terra. Per non finire incenerita l’umanità si affida a un piano ingegnoso fino all’inverosimile: attaccare al nostro pianeta dei super propulsori e spingerlo via dall’abbraccio mortale del Sole. L’unica speranza di successo è l’avanzatissimo programma spaziale cinese. Ecco riassunta la storia di The Wandering Earth, il primo blockbuster di fantascienza targato Pechino. In due mesi ha fatto incassare ai produttori (una società controllata dal partito comunista) più di 700 milioni di dollari e ha convinto Netflix ad acquistarne i diritti. Ma il trionfo negli affari è forse l’aspetto meno rilevante. Il film è un’overdose di patriottismo: più che legittimo, perché a gennaio la Cina è diventata il primo paese a far atterrare un’astronave sul lato più lontano della Luna; ed è anche un preciso sogno di supremazia geopolitica: da qui a trent’anni, la Cina si immagina come la principale superpotenza della Terra.
Ma che tipo di superpotenza? Una risposta forse sta nel mantra, ripetuto fino alla nausea, con cui il presidente Xi Jinping ama illustrare gli obiettivi di politica estera: “Dobbiamo lavorare insieme per costruire una comunità e un destino condiviso per l’umanità”. Se la frase è onestamente piuttosto sibillina, il film, a detta della stampa di partito, ha saputo coglierne l’essenza come meglio non si poteva. The Wandering Earth è un saggio perfetto sull’idea cinese di multilateralismo. La Terra intraprende il suo viaggio nello spazio alimentata da migliaia di reattori giganti. Il momento decisivo è quando rischia di disintegrarsi risucchiata dalla forza gravitazionale di Giove. La Cina è pronta. Con precisione chirurgica coordina scienziati e squadre di soccorso di mezzo mondo. Russi, francesi, inglesi, israeliani, coreani, giapponesi. Tutti pronti a collaborare. Tutti che rispondono diligentemente agli ordini dei loro superiori cinesi.
Un’unica eccezione. “Dov’è la Nasa?”, si domandano gli spettatori sui siti di recensioni cinesi. È vero: degli americani non c’è traccia. Il regista li ha fatti sparire, magari su suggerimento di qualche funzionario governativo. Insomma, almeno nella fantascienza, multilateralismo con moderazione. Anche se poi, nel libro da cui è tratto il film, gli americani ci sono eccome: e fanno pure una figuraccia. Nel best-seller omonimo di Cixin Liu, gli Stati Uniti escono dal progetto delle Nazioni Unite The Wandering Earth e si imbarcano in un altro piano di salvataggio. Il presidente Usa, elitario e un po’ meschino, dà la Terra per spacciata e punta tutto sulla fuga. Ma nell’astronave americana non c’è posto per tutti. Per essere evacuati bisogna avere un patrimonio di almeno 30 milioni di dollari. Il popolo si ribella, scoppiano rivolte talmente violente che gli americani abbandonano il progetto.
E a quel punto non resta che affidarsi alla Cina. Il regista, Guo Fan, spiega che il film riflette bene l’approccio cinese in momenti decisivi per l’umanità. “Rivela il valore fondamentale della nostra cultura, i nostri affetti profondi verso le nostre terre, ecco perché dobbiamo trascinare con noi la nostra casa, la Terra, quando intraprendiamo il viaggio per fuggire”. Il libro, uscito nel 2010, dimostrò in un certo senso qualità divinatorie. Sette anni dopo, gli Stati Uniti guidati da Donald Trump si sono ritirati sul serio dal più grande sforzo globale, gli accordi di Parigi, per proteggere la Terra e suoi abitanti. La minaccia non è l’espansione del Sole, ma l’aumento delle temperature causato dalla produzione eccessiva di gas serra. Curiosamente, poco tempo fa, la casa editrice indipendente Devil’s Due Comics ha annunciato la prossima uscita di un fumetto con protagonista Alexandria Ocasio-Cortez, la nuova stella del Partito democratico americano. Sulla copertina del primo numero è ritratta mentre impugna una spada mascherata da Wonder Woman. A Washington DC, dove Trump sta cercando di smantellare ogni norma a tutela dell’ambiente, la vera Ocasio-Cortez ha proposto il Green New Deal, una gigantesca mobilitazione economica per trasformare gli Stati Uniti in una superpotenza verde nell’arco di un decennio. Il piano è di abbattere le emissioni di anidride carbonica, dare addio al nucleare e servirsi soltanto di energie rinnovabili. Sarà forse una 29enne del Bronx a salvare la Terra?
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