Forbes è famoso per le sue classifiche, e la più importante che abbiamo finora pubblicato si trova qui sotto. Si tratta di un argomento fondamentale per vivere in libertà: la verità. La lista 10 Most Urgent parla di alcuni dei giornalisti di tutto il mondo attualmente più a rischio: i cosiddetti truth-tellers ora in carcere, minacciati o addirittura non più con noi perché uccisi (e ai quali è stata negata giustizia) per aver cercato di informare il pubblico.
La One Free Press Coalition (organizzazione che condivide ogni mese i nomi dei giornalisti incarcerati, minacciati o che hanno subito torti) è stata inaugurata poche settimane fa durante una cena presso l’International Media Council del World Economic Forum. Mentre i leader dei media di tutto il mondo descrivevano le terrificanti repressioni nei mercati in cui i giornalisti ricevono scarsa tutela, ho avanzato un suggerimento: e se ci unissimo per sostenere i professionisti in difficoltà? In altre parole, sostenere coloro che vengono pressati ogni giorno e spronarli a denunciare la verità. La rivista TIME ci ha sostenuto immediatamente. Così come Yahoo News e HuffPost, l’AP e la Reuters. E poi il Financial Times e una serie di importanti nomi europei. Tutto sommato, la coalizione ha raggiunto la portata di oltre un miliardo di persone e ci siamo impegnati a pubblicare e promuovere la lista ogni mese. Si spera che tutto ciò dia speranza a tutti i “repressori” della stampa e che gli autocrati si fermino (il mondo vuole sapere e noi non lasceremo che prendano il potere.
Due organizzazioni straordinarie e indipendenti, il Comitato per la protezione dei giornalisti e l’International Women’s Media Foundation, curano e aggiornano la lista per nostro conto. A partire da oggi, la One Free Press Coalition si rafforza e cresceremo ogni mese. Per favore, unitevi a noi e supportiamo insieme coloro che rimangono in prigione per aver avuto coraggio nel fare domande scomode o semplicemente dire la verità.
“Ten Most Urgent”, Marzo 2019
1. Maria Ressa e Rappler (Filippine)
Arresto e minacce legali per alcuni articoli a lei e al suo editore. Il 13 febbraio il National Bureau of Investigation Officer (agenzia del governo filippino sotto il Dipartimento di Giustizia, responsabile per la gestione e la risoluzione dei principali casi di alto profilo che sono nell’interesse della nazione, ndr). ha arrestato Ressa nella redazione di Rappler per un caso di cyber diffamazione avanzato contro di lei dal Dipartimento di Giustizia. È stata rilasciata il giorno successivo, ma Rappler deve far fronte ora alle tasse legate alla vicenda. CPJ e First Look Media sono partner in un fondo di difesa legale per giornalisti, di cui Ressa e Rappler sono i primi destinatari.
2. Jamal Khashoggi (Arabia Saudita)
Giustizia negata per questo giornalista saudita assassinato. Quasi cinque mesi dopo il suo brutale omicidio nel consolato dell’Arabia Saudita a Istanbul, e nonostante i risultati della CIA che indicavano il coinvolgimento del principe saudita, non c’è stata alcuna indagine criminale indipendente delle Nazioni Unite. Le richieste affinché la Casa Bianca rilasciasse rapporti di intelligence sono rimasti inascoltate, insieme alla scadenza per rispondere al Congresso, come imposto dal Global Magnitsky Act statunitense.
3. Eman Al Nafjan (Arabia Saudita)
Blogger per i diritti delle donne imprigionato in Arabia Saudita. Al Nafjan, fondatore del Saudiwoman’s Weblog, è stato messo dietro le sbarre per i suoi articoli su elezioni, attivisti per i diritti umani e lotta a favore del diritto di guida in Arabia Saudita per le donne. Si tratta di una delle 16 giornaliste saudite imprigionate, secondo l’ultimo censimento del CPJ.
4. Wa Lone e Kyaw Soe Oo (Birmania)
Reporter di Reuters imprigionati sotto l’atto dei segreti ufficiali. Dopo aver seguito il caso di un massacro di uomini e ragazzi del gruppo etnico Rohingya nello stato occidentale di Rakhine, i due sono stati condannati secondo l’Official Secrets Act a sette anni di prigione, anche se un poliziotto ha testimoniato che sono stati letteralmente intrappolati. Il loro appello è stato respinto a gennaio; un nuovo appello è ancora pendente.
5. Claudia Duque (Colombia)
Il veterano reporter investigativo merita giustizia per aver ricevuto molestie e attacchi. Duque è stata vittima di rapimento, sorveglianza illegale, torture psicologiche e ripetute richieste di allontanamento a causa del suo lavoro. I tribunali colombiani hanno condannato tre ufficiali di alto livello dei servizi di sicurezza colombiani per aver torturato Claudia e sua figlia nel 2003 e nel 2004. A partire dal gennaio 2019, tutti gli imputati sono in libertà.
6. Mohamed Cheikh Ould Mohamed (Mauritania)
Il blogger è in prigione per aver parlato di religione. Mohammed Cheikh Ould Mohamed è stato arrestato nel 2014 per un articolo che ha scritto criticando il sistema delle caste mauritane e all’inizio ha dovuto affrontare anche una condanna a morte. Le accuse di apostasia sono state abbandonate, ma lui rimane ancora dietro le sbarre, con contatti limitati con la sua famiglia e il mondo esterno.
7. Anna Nimiriano (Sud Sudan)
Redattore in Sud Sudan, vive sotto costante minaccia. Come redattore del Juba Monitor, Nimiriano lotta per tenere i suoi colleghi lontani dal carcere, e in passato gli è stato ordinato dal governo di chiudere il giornale. Va avanti nonostante le minacce di arresto e la costante censura nei suoi confronti e di quelli dei suoi colleghi.
8. Pelin Unker (Turchia)
L’attività di Paradise Papers ha condotto alla prigione il giornalista turco. Pelin Unker ha scritto un pezzo come parte dell’inchiesta sulla corruzione di Paradise Papers nel 2017, rivelando le partecipazioni offshore della famiglia dell’allora primo ministro Binali Yıldırım. Come punizione, le autorità l’hanno accusata e condannata a 13 mesi per aver insultato il primo ministro.
9. Thomas Awah Junior (Camerun)
Giornalista incarcerato per accuse contro lo stato e diffusione di false notizie. Thomas Awah Junior, corrispondente per l’emittente privata Afrik 2 Radio ed editore della rivista mensile Aghem Messenger, è stato arrestato mentre intervistava i manifestanti e sta scontando una condanna a 11 anni di carcere in Camerun per false accuse nei confronti dello Stato. Il CPJ ha scritto al presidente Paul Biya chiedendo di rilasciarlo per motivi di ordine umanitario.
10. Tran Thi Nga (Vietnam)
Giornalista accusato di diffondere propaganda. Dopo un processo durato un giorno, Tran Thi Nga è stato condannato a nove anni di prigione con l’accusa di “diffondere propaganda contro lo stato”. Ha prodotto una serie di video critici per le autorità su temi quali dispersione di materiali tossici e corruzione del governo.
Per altri contenuti iscriviti alla newsletter di Forbes.it CLICCANDO QUI .
Forbes.it è anche su WhatsApp: puoi iscriverti al canale CLICCANDO QUI .