Chissà se dalle parti del quartier generale di Uber si sarebbero mai aspettati che il tentativo più concreto di intaccare la loro leadership sarebbe arrivato dall’Estonia. Non proprio il primo paese che può venire in mente per un’avventura imprenditoriale di successo, anche se proprio da Tallinn e dintorni sono germogliati i primi segnali di un nome come Skype. Markus Villig, fondatore di Bolt quando aveva appena 19 anni nel 2013, ha iniziato molto presto a portare avanti, anche con l’aiuto del fratello e il supporto economico iniziale della famiglia, la propria idea di business. Un’azienda fondata sul principio di spostarsi da un punto a un altro nella maniera più semplice, comoda ed economica possibile. Idea semplice, ma che frutta: Markus infatti è il più giovane fondatore europeo di un “unicorno”, termine che indica un’azienda valutata almeno un miliardo di dollari.
E pensare che da bambino il primo desiderio di Markus era quello di diventare uno scienziato perché ispirato da nomi come Einstein e Faraday pensava fosse quella la professione con cui avrebbe potuto maggiormente incidere sul futuro del mondo. Nato a Saaremaa, una delle isole del mar Baltico che appartengono all’Estonia, a sette anni si sposta con la famiglia a Tallinn. Alle superiori inizia poi a interessarsi di programmazione, intuendo che il digitale possa essere la vera via d’accesso al progresso e all’evoluzione. I primi progetti riguardano la costruzione di siti web per imprese locali. La sua voglia di programmazione vorrebbe essere consolidata con gli studi universitari a Tallinn, dove però di fatto Markus non si vedrà mai. Più o meno in contemporanea con l’inizio del primo semestre di lezioni, infatti, arriva la nascita della startup che da tanto tempo ha in mente, avviata con circa 6mila dollari avuti in prestito dai genitori dopo settimane di richieste insistenti. Quei soldi, infatti, erano stati messi da parte per la formazione scolastica del giovane.
L’obiettivo di Markus è quello di migliorare il servizio di trasporto delle persone, visto che anche per esperienza personale ha potuto osservare come il servizio offerto dai taxi a Tallinn non sia particolarmente efficiente. A 19 anni inizia così il percorso di Markus che abbastanza in fretta viene assorbito dalla gestione della sua creatura, tanto che dopo appena un semestre formale di iscrizione all’università decide di abbandonare gli studi per dedicarsi completamente alla sua scommessa. Tra le ansie, anche prevedibili, dei genitori, madre insegnante, padre impegnato nel settore delle costruzioni.
Conoscere il tuo avversario può aiutarti a capire il modo migliore per provare a batterlo. Markus così nota che Uber non si è concentrata più di tanto su zone del mondo come Est Europa e Africa, decidendo così di puntare con convinzione lì dove il leader del settore ancora non aveva cannibalizzato il mercato. L’idea funziona, insieme a una politica per le spese in generale più snella rispetto alla concorrenza: pochi impiegati negli uffici aperti in giro per il mondo e molte delle attività della compagnia ancora centralizzate a Tallinn, lì dove c’è ancora la sede principale di Bolt e dove i costi sono diversi rispetto, solo per fare l’esempio più semplice, alla Silicon Valley. In più anche con i propri autisti le scelte di Markus vanno in controtendenza, con una richiesta di commissione da lasciare a Bolt più bassa rispetto ai competitor e che si attesta intorno al 10-15%.
Un impulso alla crescita della compagnia arriva, oltre che dai numeri in fatto di presenza in città e Paesi del mondo, anche da round di raccolta fondi, come quello che nel 2018 ha fruttato a Bolt qualcosa come 175 milioni di dollari. E’ degli ultimi giorni inoltre la notizia che la Bei, la Banca europea degli investimenti, ha concesso un prestito di 56 milioni di dollari all’azienda, con il vice presidente della Banca, Alexander Stubb, che ha motivato la decisione definendo Bolt “un buon esempio di eccellenza europea nella tecnologia e nell’innovazione”. Un processo che sembra quindi proseguire nella sua crescita, visto che i 30 milioni di clienti di Bolt possono trovare il servizio ideato da Markus in circa 150 città e 30 Paesi in tutto il mondo. Il prossimo grande passo è quello di provare a inserirsi in una città di peso mondiale come Londra, dopo che nel 2017 il primo tentativo non è andato a buon fine per la mancanza di alcuni certificati legati alla sicurezza. Tutto risolto ora, assicura Markus, che non vede l’ora di continuare a correre veloce insieme alla sua Bolt, in un immediato richiamo al nome dell’uomo che di nome fa Usain e ha cambiato la storia dell’atletica leggera.
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