L’effetto coronavirus non si ferma e continua a causare ingenti perdite economiche giorno dopo giorno. Una crisi mondiale, come prospettato dall’agenzia di rating Moody’s, non è effettivamente uno scenario improbabile e le principali economie mondiali lo sanno. Dal Giappone a Wall Street, dall’Europa a Seul, il coronavirus ha costretto i mercati a mandare in fumo miliardi su miliardi.
Gli effetti del coronavirus in Italia: a Piazza Affari pesa per 14 miliardi
Partendo proprio dall’Italia, il coronavirus ha mandato nel buio più totale il principale indice di Piazza Affari: il Ftse Mib. In meno di una settimana, esattamente dalla seduta di venerdì scorso a quella odierna (al momento in negativo del 3%), il principale paniere della Borsa Italiana ha visto vanificare oltre 14 miliardi di euro in termini di capitalizzazione. Al momento, tra l’altro, il Ftse Mib è ai minimi da luglio 2018.
Ieri il ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri a Radio 24 ha confermato che in risposta agli effetti del coronavirus “il governo è pronto utilizzare gli spazi di flessibilità, o meglio, di adattamento alle circostanze eccezionali”. Proprio per questo, ha rivelato Gualtieri, “stiamo lavorando a queste misure da diversi giorni, il primo decreto ci sarà già questa settimana, l’altro la prossima settimana”.
Ovviamente, anche se questa può essere considerata una notizia positiva, l’intervento va a inserirsi in un contesto che già scontava un rallentamento dell’economia. A soffrire è così anche il debito, con l’impennata dello spread Btp-Bund oltre 160 punti e il rendimento del titolo decennale all’1,07%.
Gli effetti del coronavirus su tutta Europa
Il coronavirus ovviamente ha avuto degli effetti economici anche in tutta Europa. E i principali indici di Borsa del vecchio continente lo dimostrano.
Solo nella seduta di oggi, che ha aperto le contrattazioni da poco più di due ore, le principali borse del vecchio continente sono nel profondo rosso: Parigi -3,76%, Madrid -3,95, Francoforte -4,19% (al momento la peggiore), Londra -3,65%.
Come nel caso dell’Italia, l’andamento negativo dei principali indici europei è iniziato dalla seduta di venerdì scorso, ossia dall’inizio della diffusione del coronavirus. Dal 21 febbraio ad oggi Parigi ha ceduto l’8,86%, Madrid il 9,1%, Francoforte l’8,92% e Londra l’8,21%. Come ha affermato il nostro ministro dell’Economia Roberto Gualtieri non serve, quindi, solamente una risposta italiana al coronavirus, “ma una risposta comune e concertata da tutta l’Unione Europea”.
Gli effetti del coronavirus Oltreoceano
Sorvolando l’Europa e andando Oltreoceano, sia ad est sia ad ovest, la situazione non cambia. Gli effetti del coronavirus si riflettono su tutte l’economie, anche su quella americana.
Crisi Wall Street: ieri la peggior seduta di sempre
Dopo un 2019 da record per Wall Street, che ha permesso ai tre principali indici di far segnare, seduta dopo seduta, nuovi massimi, anche a causa dello scivolone di alcuni dei titoli più importanti (dai grandi colossi tecnologici come Apple, Microsoft, Tesla, fino ad arrivare a Jp Morgan, Bank of America e Coca Cola), il Dow Jones ieri ha messo a segno la peggiore seduta di sempre in termini di punti in una singola seduta (quasi 1.200).
Dalla chiusura delle contrattazioni di venerdì 21 a quella di ieri l’indice ha ceduto poco più dell’11%. L‘S&P500 non è stato da meno. Ieri, infatti, ha ceduto la medesima percentuale, il 4,4% scendendo sotto la soglia psicologica dei tremila punti. Ma non è tutto. Come nel caso del Dow Jones, l’S&P 500 dalla chiusura di venerdì ha ceduto circa l’11%, portando entrambi gli indici nel territorio di una correzione tecnica.
L’indice tecnologico Nasdaq, invece, ieri ha ceduto il 4,6 per cento. Anch’esso, come gli altri due indici principali di Wall Street, dalla chiusura di venerdì a quella di ieri ha ceduto quasi l’11%.
A causa di ciò Wall Street minaccia di chiudere la settimana peggiore dal 2008, ossia dalla grande crisi finanziaria legata allo scoppio della bolla dei mutui subprime che divenne poi la più grave debacle economica dalla Grande Depressione.
Goldman Sachs a causa del coronavirus ha previsto una crescita azzerata per gli utili della Corporate America nel 2020 e un possibile, ulteriore calo ravvicinato della borsa del 7 per cento. Ha inoltre ammonito che “una più severa pandemia può portare a effetti più prolungati e a una recessione negli Usa”.
Seul, Shanghai, Hong Kong, Tokyo: la crisi continua
Al di là dell’Oceano Pacifico le cose non migliorano, anzi continuano ad andare peggio, visto che comunque il coronavirus (che ormai ha contagiato 50 Paesi) ha iniziato la sua diffusione proprio nel continente asiatico, più precisamente, in Cina. Proprio Shanghai nella giornata di oggi ha ceduto per esempio il 3,55%, l’Hang Seng di Hong Kong il 2,68%.
Male anche Tokyo. Questa mattina, infatti, dopo essere arrivata a cedere il 4,51% ha chiuso la seduta odierna in negativo del 3,67%. Ma non è tutto. Sempre nella giornata di oggi, Seul ha messo a segno una chiusura negativa del 3,35%, Singapore il 2,83% e Shenzen il 4,07%.
Come difendersi dalla crisi e dagli effetti del coronavirus
Secondo Amundi, società di asset management francese, dopo che i mercati azionari sono stati la scelta migliore in questi mesi, adesso, a causa degli effetti del coronavirus e all’incertezza dettata da esso è preferibile puntare sui tassi Usa posizioni lunghe, sull’oro e sullo yen.
Questi, secondo Matteo Germano, chief investment di Amundi, sono “asset che fungono da bene rifugio nelle fasi di tensione, ma anche di protezioni su azioni e credito”. Anche il franco svizzero è un approdo consigliato. Sul fronte dei bond, è, invece, preferibile il debito societario europeo investment grade, sostenuto da fattori tecnici, come il Quantitative easing della Bce e la domanda degli investitori.
Secondo quanto affermato da Hans-Jörg Naumer, director Global Capital Markets & Thematic Research di Allianz Global Investors, “la crescita deve essere stimolata subito, non frenata”. Tuttavia, anche se “siano già state adottate alcune misure a sostegno dell’attività, abbiamo motivo di ritenere che tali interventi non saranno sufficienti”. Questo perché “gli operatori del mercato attendono le prossime mosse della Federal Reserve e della Bce”.
Infine, secondo quanto Naumer, “i settori più vulnerabili saranno quelli più esposti alle filiere asiatiche, mentre i “settori difensivi mostreranno probabilmente maggiore resilienza, come pure le obbligazioni governative, considerate beni rifugio”.
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