di Alessandro Tentori, chief investment officer di AXA IM Italia
Rimane molto alta l’apprensione dei mercati sull’epidemia globale in corso con l’indice VIX che si attesta oltre il 40%. Anche se i dati macro ufficiali ancora non ci permettono di stimare con precisione l’impatto sul ciclo economico, già si intravede uno shock da domanda molto forte (ad esempio sulle importazioni di autovetture di produzione Europea dalla Cina). Per effetto della dinamica del contagio, i primi dati rilevanti – cioé con effetti diretti e indiretti – li vedremo in Europa nel mese di aprile, negli Stati Uniti invece nel mese di maggio.
Nonostante la chiusura pesante di giovedì, Wall Street è in positivo su base settimanale (+1.5%). Da inizio anno, invece, la performance è negativa (-6.4%).
Facendo due riflessioni sull’azionario:
- L’economia Usa è in espansione da 129 mesi consecutivi, il ciclo più lungo della storia economica statunitense. Nel contempo, l’S&P500 ha reso il 300% su base total return. Una correzione del 6% da inizio anno, non è un evento.
- Una correzione del 6% potrebbe però essere foriera di un sentiment che sta cambiando rapidamente alla luce dell’incertezza sul ciclo congiunturale. Al momento, gli analisti stanno rivedendo le stime di crescita per il 2020, ma la vera domanda per gli investitori riguarda il profilo di crescita sul biennio: Sarà a “U” oppure a “L”? Le stime degli utili cambiano radicalmente in funzione di questi due profili.
In generale, mi sembra che alcune asset class stiano già scambiando con una filosofia di preservazione del capitale. Basti guardare all’oro ($1678) ai massimi dal 2013, ai Bund Tedeschi (-0.72%) e ai TIPS, i Treasury indicizzati all’inflazione, che implicano un’inflazione attesa su 10 anni di appena 1.4%. Forse gli investitori si stanno anche accorgendo che la politica monetaria non è una panacea. In particolare la reazione negativa dei mercati azionari dopo il taglio a sorpresa della Fed e la mancanza di un intervento coordinato insieme alla BCE e la BOJ, fanno immaginare che i limiti della politica monetaria siano molto vicini. Ma non è sempre stato così, mi si potrebbe giustamente obiettare? Da che mondo è mondo, le banche centrali possono smussare gli angoli del ciclo economico, ma non invertirne la rotta. Forse negli ultimi 20 anni ci siamo lasciati trasportare da una sensazione di onnipotenza della finanza, una arroganza monetaria sul cui piedistallo abbiamo costruito teorie astruse e universi iper-globalizzati. Bene, i risultati già li vedevamo: crescente diseguaglianza, cambiamenti climatici, società liquida. Forse i nostri banchieri centrali avrebbero avuto bisogno dell’accompagnatore sul carro del trionfo, per sussurrare loro come si usava in tempi antichi: Hominem te esse memento…ricordati che sei solo un uomo!
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