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Fondazione Cariplo e l’importanza dei dati per comprendere il Covid-19

(Shutterstock)

Sono stati presentati questa mattina i risultati dello studio promosso e sostenuto da Fondazione Cariplo condotto dai ricercatori della ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda di Milano e della Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo di Pavia.

Sono state analizzate le sequenze genomiche virali da circa 350 pazienti, provenienti da aree diverse della Lombardia. Si tratta di un’analisi foriera di importanti indicazioni per chi dovrà lavorare sul vaccino e sulle cure in futuro, per questo motivo i dati sono stati messi a disposizione della comunità scientifica internazionale con la modalità open access, secondo la policy in uso ormai da tempo in Fondazione Cariplo.

Nel corso dell’incontro è stato presentato anche un nuovo programma di Fondazione Cariplo: si tratta del bando “DATA SCIENCE FOR SCIENCE AND SOCIETY” su cui la Fondazione mette a disposizione 2 milioni di euro. L’obiettivo del programma è sostenere progetti di ricerca multidisciplinari nel campo della Data Science per potenziare la comprensione di temi complessi e socialmente rilevanti al fine di produrre conoscenza utile a orientare le politiche e i processi decisionali di persone e organizzazioni. “L’attuale emergenza sanitaria ha reso particolarmente evidente l’importanza dei dati nel comprendere fenomeni complessi e attuare interventi puntuali; Fondazione Cariplo intende cogliere tale sfida a vantaggio del bene comune, per questo la comunità scientifica locale sarà chiamata a sviluppare progettualità su cinque ambiti di studio strettamente legati alla situazione post emergenziale o, comunque, di rilevante interesse e attualità per il contesto locale” ha commentato Carlo Mango, Direttore dell’Area Ricerca Scientifica e Trasferimento tecnologico di Fondazione Cariplo. Il bando è da oggi disponibile sul sito internet di Fondazione Cariplo.

“I dati raccolti mostrano inequivocabilmente che il virus è entrato in Lombardia prima di quel che si pensasse in origine e, soprattutto, lo ha fatto con assalti multipli e concentrici di ceppi virali diversi, in luoghi diversi ma in tempi molto vicini tra loro” – spiega il responsabile scientifico dello studio Carlo Federico Perno, già Direttore della Medicina di Laboratorio del Niguarda. “Il virus ha caratteristiche genetiche molto più simili a quelli oggi presenti in Europa che non a quelli circolanti in Cina. L’ingresso quindi non è diretto dalla Cina ma mediato da una fase Europea. Quando è stato riscontrato il primo caso a Codogno, in una forma leggermente diversa, lo stesso era già presente nella zona nord (includente Alzano e Nembro)” – aggiunge Fausto Baldanti, Responsabile del Laboratorio di Virologia molecolare del San Matteo e professore dell’Università di Pavia.

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