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I viaggi tra venture capital e startup di un’under 30 italiana

Articolo apparso sul numero di agosto 2020 di Forbes. Abbonati

L’innovazione è una miscela spesso imprevedibile tra diverse idee, competenze, esperienze e culture. Gli stessi elementi che hanno caratterizzato l’istruzione prima e il lavoro dopo di Anthea Greco, classe 1990, da sempre innamorata del mondo del business. “Da piccola ammiravo mio padre, che con spirito imprenditoriale si impegnava nei suoi tanti progetti”. A 17 anni, buon sangue non mente, si è lasciata alle spalle Succivo, il paese in provincia di Caserta in cui è cresciuta, per trasferirsi a Milano e studiare economia aziendale e management alla Bocconi. Al tempo non parlava neanche inglese e decise così di andarsene per un semestre all’università statale di San Diego, dove, racconta, rimase colpita dalla multiculturalità, dalla determinazione e dall’apertura mentale degli americani. “Mi ha aperto gli occhi e ho continuato il mio percorso all’estero con un master in International management all’Esade di Barcellona, e poi alla Nus di Singapore e all’Ie di Madrid”.

Il viaggio formativo intorno all’Europa l’ha portata fino a Londra, dove è stata assunta per lavorare nel team di innovazione di Telefonica, una delle principali aziende di telecomunicazioni al mondo. “All’inizio selezionavo startup per sviluppare e guidare il lancio di diversi prodotti”, ricorda. “Poi ho lavorato nel team di big data, analizzando dati di telefonia mobile per fornire insight sui flussi di movimento della popolazione a governi e imprese”. In seguito, è volata in Brasile, dove per due anni si è occupata di big data, fornendo anche consulenza su temi legati all’innovazione”.

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Ma è una volta tornata in Inghilterra e grazie a Wayra, uno dei principali acceleratori di startup corporativi al mondo con più di 2mila investimenti nel portfolio, che Anthea si è avvicinata al mondo del venture capital. “Gestivo le relazioni con tutti gli investitori, aiutavo le startup a trovare finanziamenti e chiudevo collaborazioni con governi, imprese e università per promuovere e creare acceleratori d’impresa”. In quegli anni, ha infatti lanciato nove hub d’innovazione, come ad esempio l’AI & Blockchain, nato da una partnership con l’Università di Edimburgo, il governo scozzese e Cisco, annunciato dall’ex Primo Ministro britannico Theresa May come parte della strategia nazionale nell’intelligenza artificiale. “Lavorare nel mondo del venture capital a Londra è stata una delle esperienze più entusiasmanti della mia vita”, ammette. “Non ho mai smesso di imparare, soprattutto dalle storie di vita, dalle sfide e dai successi di centinaia di fondatori che ho conosciuto”. Promuovere politiche innovative e sostenibili è la sua grande passione. Parte del suo lavoro è quello di sostenere la diversity & inclusion nel mondo imprenditoriale. “In Inghilterra le donne in posizioni di vertice nel settore del venture capital sono poco più del 10%, le imprese con fondatrici donna il 9%, e le imprese con fondatori neri appena l’1%”.

Oggi Anthea ha buttato il cuore oltre l’ostacolo e si è lanciata in una nuova sfida. “Ho da poco deciso di passare dalla parte delle startup, perché ero invidiosa! Anch’io volevo portare avanti un’impresa con la stessa tenacia”. Come responsabile dell’espansione, al momento sta aiutando la società newyorkese di infrastrutture digitali per la mobilità pubblica ViaVan a sbarcare in Italia e Spagna. “Sono molto orgogliosa soprattutto del progetto di taxi sharing che stiamo per lanciare a Milano, sono sicura che aiuterà non solo il Comune di Milano a gestire meglio i trasporti, ma anche i tassisti e, soprattutto, i cittadini che avranno a disposizione servizi di trasporto più comodi, economici e sostenibili”. Per il futuro? L’idea di lanciare una impresa tutta sua non è così remota. Ma non solo: “Mi farebbe piacere continuare ad aiutare i governi per implementare strategie di innovazione e di sostenibilità. Non escludo una carriera in politica, e mi piacerebbe gestire un fondo di venture capital focalizzato sulla diversità e sull’impatto sociale”.

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