Un traguardo incredibile, quello dei 120 anni dalla fondazione, festeggiato con il riuscito restyling completo del brand – nuovo logo, nuovo nome, nuova immagine – non a significare una soluzione di continuità rispetto al passato, anzi, per affermare l’esatto contrario. Del resto, quella della famiglia Martellozzo è una storia emblematica, che allunga le sue radici nella profondità della terra che 3 generazioni si sono occupate di coltivare con amore e rispetto. Siamo nel padovano, dove all’inizio del secolo scorso Giovanni Martellozzo ha il merito di intuire che il vino diventerà uno dei cardini dello show off delle nuove classi sociali in fase di formazione, un prodotto identitario, con una richiesta in costante aumento. Si muove tra Veneto e Friuli, fondando alla fine anche una sua cantina. Sarà poi uno dei figli, Mario, a proseguirne l’operato, proiettando le sue ambizioni fuori dall’Italia.
Quando la figlia di Mario, Piera, prende il timone ha solo 29 anni, ma si può dire che ha respirato vino per tutta la vita. È il 1992, un momento di grande sviluppo per la nostra viticultura. Fin dall’inizio la giovane punta sulla rivalutazione dei vitigni autoctoni come il Raboso del Piave o la Ribolla Gialla, fino a quel momento non valorizzati a sufficienza. Nel 1998 introduce la prima linea di vini biologici. Dagli anni duemila affianca la produzione sempre crescente di Prosecco a nuove declinazioni spumantistiche, dal Muller Thurgau al Moscato Giallo. Nel 2001 la svolta: acquisisce un’azienda in Friuli Venezia-Giulia, regione storicamente al centro dei pensieri di famiglia, e lì, nel mezzo della Grave Friulana, sposta il fulcro delle attività aziendali. Ora il riposizionamento strategico del logo, incentrato non a caso su chi la cantina la guida magistralmente da 25 anni e, appunto, sullo storico di una famiglia che al vino ha dedicato tanto, con uno storytelling importante.
Piera si definisce “scopritrice di territori e autrice di vini” proprio perché la sua azienda seleziona i terreni più vocati e le uve migliori per dare vita a vini identitari, capaci di rappresentare chi li produce come fossero opere d’arte, con tanta cura dedicata ai dettagli, tanto che spesso le etichette vengono premiate per il packaging. San Quirino, il centro della produzione di Piera 1899, è il fulcro di un’attività sostenibile incentrata soprattutto sui territoriali, declinati in diverse linee di prodotti, da Selezione di Piera a 075 Carati, la linea di spumatizzati, a Pura Terra, la linea bio. Fino alla chicca di casa, in edizione limitata: Composizione di Rosso, l’ennesima perla in una collezione di gemme.
il catalogo
un restyling radicale
All’interno del catalogo di prodotti di Piera 1899, una delle linee che hanno subito un restyling radicale è proprio quella di Terre Magre, vini Doc che rappresentano una delle espressioni più compiute di tutta la denominazione. La collezione racconta il mosaico enologico del Friuli valorizzandone le potenzialità con vini di grande equilibrio e raffinatezza. Internazionali e territoriali in interpretazioni nitide e schiette, di grande pulizia di fattura.
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