La nuvola come strumento di business per rilanciare i servizi finanziari, in un ecosistema digitale in costante e profonda evoluzione. È qualcosa che chi vuole competere ai massimi standard non può più permettersi di sottovalutare. Tra gli interlocutori che ambiscono a competere in questo mercato c’è anche Google Cloud, che per i servizi finanziari, come banche e compagnie assicurative, offre un ventaglio di soluzioni, dai prodotti per potenziare l’open banking all’intelligenza artificiale applicata alla gestione dati, senza dimenticare gli strumenti per la sicurezza online e facendo affidamento su di una rete di partner autorevoli. Tra i clienti vanta i principali player della industry come UniCredit, Sara Assicurazioni, Nexi, Intesa SanPaolo, Generali, Credem, Cattolica Assicurazioni, Bper Banca, Azimut (Per saperne di più 6 storie di aziende di servizi finanziari che hanno scelto Google Cloud).
Le frontiere che la nuvola schiude al mondo del finance sono notevoli. “Il cloud può accelerare esponenzialmente la digitalizzazione e il ridisegno del modello di business di quelle istituzioni finanziarie che vogliono vincere la sfida competitiva dell’open banking e del beyond insurance nell’economia degli ecosistemi”, spiega Emanuele Ratti, Head of Financial Services di Google Cloud. In che modo? Per rispondere occorre partire dai fatti. Per esempio, si stima che, nel sistema bancario italiano, su un margine di intermediazione complessivamente pari a 58 miliardi di euro, circa 2 miliardi siano impattati dalla trasformazione portata dalla nuova direttiva europea sui pagamenti digitali PSD2 e dal ruolo dei nuovi operatori Pisp (acronimo che sta per Payment initiation service providers) e Aisp (Account information services providers). Si capisce dunque come, prosegue Ratti, “una banca oggi si giochi fette importanti di commissioni da pagamenti e fatturato disintermediato, con un impatto del 3-4% in positivo o in negativo sul margine di intermediazione, in funzione della scelta di posizionamento e della capacità di execution di una strategia attiva di open banking”.
A suggerire la potenziale convenienza della nuvola sono, inoltre: da un lato, il contesto di consolidamento di poli finanziari destinato ad offrire l’opportunità di trasformare le piattaforme legacy nel cloud e al cloud di accelerarne l’integrazione, offrendo spunti verso nuovi target di M&A o di collaborazioni eccellenti nel mercato; dall’altro, il fatto che sarà proprio il cloud ad accelerare la reazione alla crisi e il ridisegno di un nuovo modello di servizio in linea con i profondi cambiamenti portati dalla pandemia da Covid 19, che sta radicalmente trasformando le abitudini delle persone, nel lavoro e nella vita. “Le persone e il business”, osserva Ratti, “consumeranno servizi finanziari in maniera profondamente diversa da prima”. Ed è questo uno scenario nel quale, prosegue, “il cloud, come piattaforma aperta e distribuita, è l’abilitatore ideale della collaborazione e dell’innovazione per i financial services”.
Ma quali sono le richieste del mercato alla nuvola di Google? “La richiesta di supporto a Google sta cambiando profondamente e oggi vediamo due trend diversi sulle istituzioni finanziarie già partner di Google, in particolare negli ambiti del data management e della collaboration, e su quelle interessate ad una nuova partnership, nell’ambito della data center migration al cloud”, risponde Ratti. Il trend che più sorprende Google è il secondo, quello delle financial institutions che stanno valutando un partner tecnologico per la migrazione del data center nel cloud. “L’apripista è stata Intesa Sanpaolo”, spiega l’Head of Financial Services di Google Cloud, “si tratta del primo gruppo bancario nel mondo che ha deciso di affrontare la sfida di una migrazione massiva dei workload nel cloud”, un progetto finalizzato a guidare la trasformazione delle Operations della banca da un modello operativo reattivo di server management ad un modello proattivo di service management che abiliti la trasformazione della banca.
Altro esempio è Deutsche Bank, che ha avviato un percorso analogo con Google. “La richiesta è quella di un partner che possa supportare le principali sfide di questa trasformazione: la latenza e la compliance con la normativa”, spiega Ratti. “Sviluppare una piattaforma nel cloud significa infatti renderla interoperabile con i sistemi legacy delle financial institutions, che operano in un mercato antico, caratterizzato da core platform legacy sviluppate decine di anni fa, spesso basate su architetture obsolete, complesse da modernizzare e caratterizzate da forti latenze”. L’altra sfida è quella regolatoria. “Le banche sono il settore in assoluto più regolamentato, con requisiti molto stringenti che impongono standard severi nella garanzia di continuità operativa e che soprattutto sono in forte e continua evoluzione per gli enormi progressi del Regolatore nel facilitare una trasformazione sicura e sostenibile del settore”, osserva.
Per vincere queste sfide Google sta sviluppando un cloud di prossimità in Italia. Ed è in questa direzione che va la partnership con TIM, che consentirà a Google Cloud di portare la propria esperienza in questo ambito, coniugando innovazione globale e contesto locale. I team di Google e TIM stanno infatti lavorando insieme all’attivazione delle cosiddette Google Cloud Region che faranno leva sui data center e sulla rete di TIM.
“Tra le richieste pionieristiche rivolte a Google in ambito finanziario” racconta Ratti “c’è chi, come nel caso di UniCredit, sotto la guida di Daniele Tonella, Ceo di UniCredit Services, ha deciso di ridisegnare i processi end to end della banca in modo innovativo, facendo leva sul machine learning e sull’intelligenza artificiale”. UniCredit ha scelto Google anche per proseguire questo percorso di innovazione attraverso la formazione del personale creando competenze interne sia IT che di business, con il vantaggio collaterale di attrarre nuovi talenti.
Generali Country Italia, grazie alla leadership di Francesco Bardelli, Chief Business Transformation Officer e Ceo di Jeniot, ha deciso di potenziare il centro di eccellenza di advanced analytics per lo sviluppo della data driven culture in tutti i processi e le decisioni di business. Poi c’è chi aveva già scelto la piattaforma di collaboration di Google (Google Workspace). “Banche che hanno fatto una scelta precisa: dare priorità allo sviluppo di dinamiche collaborative nell’office automation piuttosto che alla produttività del singolo”, commenta Ratti. “I clienti Google Workspace oggi hanno capitalizzato le attitudini collaborative della piattaforma e ci chiedono supporto ad estendere i processi di collaborazione all’esterno, ad esempio verso la rete di agenzie o la clientela”, prosegue. “Come ha fatto Credem, citata dal CEO di Alphabet Sundar Pichai fra le eccellenze globali, che nel periodo di picco della crisi pandemica ha saputo capitalizzare in tempi record le soluzioni interne di collaboration per ricostruire e gestire l’interazione con i propri clienti”.
Oltre alla partnership industriale con TIM – fortemente voluta da Fabio Fregi, Country Manager di Google Cloud –, la nuvola di Google può fare affidamento sulle collaborazioni con, tra gli altri, VMWare, Citrix, Genesys, MongoDB, Teradata, ma anche su partner in ambito fintech, regtech e insurtech che completano l’esperienza dei clienti. “L’innovazione per Google non nasce dal singolo o dentro le mura dell’azienda”, tiene a precisare Ratti. “L’innovazione nasce da processi collaborativi che si svolgono in azienda e si estendono all’ecosistema”. Un ambiente dove la nuvola è l’abilitatore: “Una piattaforma cloud è aperta all’ecosistema ed è il legante che consente di collegare questi asset digitali ai processi della banca”.
L’esempio cui ama rifarsi l’Head of Financial Services di Google Cloud è l’esperienza degli utenti dei dispositivi mobili come lo smartphone: “Banche e assicurazioni dovranno avere la stessa capacità di offrire servizi innovativi e rilevanti di piattaforma”. Di più: secondo Ratti, le istituzioni finanziarie “dovranno diventare veri e propri leader dei servizi nell’ecosistema” e i servizi dovranno a loro volta essere “sempre più attrattivi per gli utenti che li scaricheranno o che vi accederanno nell’ambito di altri servizi a cui saranno collegati in maniera seamless”.
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