Mamma siciliana e papà ligure, a ispirare l’imprenditore Alessandro Vergano, ex manager del settore design e lusso, a creare nel 2019 il brand di abbigliamento sostenibile Kampos è stato l’amore profondo per il Mar Mediterraneo: “Ricordo ancora quando, da piccolo, potevo ammirare nel mare delle coste liguri i cavallucci marini e i paguri che ora sono completamente scomparsi. Mi piacerebbe poter dare la stessa possibilità ai bambini delle generazioni future”, rivela. E proprio l’estetica mediterranea, coi suoi colori vivaci che riflettono nelle stampe dei costumi da bagno, e soprattutto la sostenibilità, che si traduce nell’utilizzo di materiali eco-friendly, definiscono la filosofia del marchio 100% made in Italy.
Di recente, infatti, Kampos ha ottenuto l’accreditamento Butterfly Mark, riconoscimento rivolto ai luxury brand che abbiano dimostrato un positivo impatto socio-ambientale, per il suo impegno nell’affrontare il problema dell’inquinamento nel Mar Mediterraneo. Basti pensare che, solo grazie alle vendite della stagione estiva, il brand è riuscito a riciclare circa 11mila bottiglie di plastica Pet e quasi 2mila kg di reti da pesca abbandonate e altro nylon. “La nostra ambizione è di offrire prodotti di lusso di altissima qualità che rispettano l’ambiente. Vogliamo promuovere un made in Italy green, che porti alto il nome del nostro Paese nel mondo”, prosegue Vergano. Che a questo scopo ha deciso di donare parte dei suoi ricavi al partner One Ocean Foundation con l’obiettivo di continuare a educare il suo pubblico sull’importanza di salvaguardare gli oceani. Ma in generale, a che punto è la sostenibilità nella moda e cosa dovrebbe davvero cambiare? “Tutti i brand parlano di sostenibilità. Pochi ci credono veramente e ancora meno fanno qualcosa di concreto. Essere sostenibili significa fare delle scelte, anche difficili, nella selezione dei materiali da utilizzare, nei prodotti nuovi da lanciare e soprattutto nell’accettare di sostenere costi più alti per la produzione e per il trasporto”, spiega. Secondo il quale la filosofia del fashion organizzata intorno alle collezioni invernali ed estive dovrebbe essere rivisitata “perché crea sprechi inutili”.
Allo stesso tempo, l’ossessione di lanciare continuamente prodotti nuovi per attirare l’attenzione dei consumatori è secondo Vergano l’esatto opposto di un approccio ecocompatibile. “Produrre a migliaia di chilometri di distanza in condizioni non sempre accettabili, pur di risparmiare qualche punto percentuale sul margine è poco etico. Credo che le aziende di moda debbano cominciare ad affrontare il problema della sostenibilità seriamente, mettendo in discussione l’intero modello di business. Sono convinto che un buon primo passo sia la trasparenza nei confronti dei consumatori”. In altre parole, la chiave di svolta potrebbe essere investire nella trasparenza della comunicazione. Intanto, la prossima sfida per l’inverno dell’azienda nata in Costa Smeralda è quella di combinare i materiali riciclati del Pet e del nylon rigenerato, impiegato in modo particolare per i costumi, con materiali organici e naturali come il cotone e il cashmere. E ancora: “Offrire prodotti ai consumatori con performance eccezionali che combinano il meglio dei materiali riciclati con materiali naturali conosciuti e già ampiamente utilizzati”.
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