Tra i pochi mercati aiutati dalla pandemia c’è quello delle auto a guida autonoma. Ed è anche così che si spiega il flusso costante di nuovi finanziamenti al settore. Tra questi c’è quello della startup di auto a guida autonoma Pony.ai, che ha annunciato di avere raccolto 100 milioni di dollari in un’estensione del suo round di serie C. I fondi portano il totale raccolto dalla società a oltre 1 miliardo, per una valutazione di 5,3 miliardi, contro i 3 del febbraio 2020.
Tra gli investitori di peso dell’estensione ci sono la Brunei investment agency, il fondo sovrano del Brunei, e Citic private equity funds management. Mentre tra gli investitori precedenti che restano attivi in Pony.ai figurano la casa automobilista giapponese Toyota, che per prima ha creduto nelle potenzialità tecnologiche e imprenditoriali della startup, l’editore di videogiochi Beijing Kunlun Wanwei Technologies, Sequoia Capital China, Idg Capital e Legend Capital.
Gli analisti prevedono che la pandemia accelererà l’adozione di tecnologie di trasporto autonomo. Nonostante la prassi della sanificazione, le auto senza conducente possono potenzialmente ridurre al minimo il rischio di diffusione di malattie. Pony.ai racconta di aver consegnato più di 15mila pacchi di cibo e kit sanitari in California dall’inizio della crisi sanitaria dovuta al Covid-19.
Chi sono i fondatori di Pony.ai
James Peng, ex ingegnere dell’architettura di Baidu, il Google cinese nato all’inizio del 2000, ha co-fondato Pony.ai nel 2016. Il suo socio era Tiancheng Lou, che ha alle spalle lunga militanza nel settore, poiché è stato parte attiva del progetto di auto a guida autonoma di Google X, prima che fosse scorporato in Waymo.
Il loro business plan prevede di costruire vetture autonome di livello 4 in grado di funzionare senza la supervisione umana in determinate condizioni, come definito dalla Society of automotive engineers. Ma dove gireranno queste auto-robot connesse alla rete e ad altre auto, destinate alla mobilità in ambienti “prevedibili” come parchi industriali, campus universitari e piccole città, attività che richiedono anni di perfezionamento e continui test?
La piattaforma hardware full-stack alimentata da sviluppatori freelance, PonyAlpha, sfrutta lidar, radar e telecamere per tenere sotto controllo gli ostacoli fino a 200 metri dalle sue auto a guida autonoma. PonyAlpha rappresenta anche una piattaforma per i camion completamente autonomi e una soluzione per la consegna merci. Ha iniziato i test nell’aprile 2019 e viene implementata nelle auto in prova a Fremont, in California, oltre che a Pechino e Guangzhou in Cina.
Pony.ai, che ha uffici a Guangzhou e Fremont, è una delle poche aziende che si sono assicurate una licenza di collaudo di veicoli autonomi nella grande area di Pechino. In California, ha ottenuto un permesso per la sperimentazione di robo-taxi dalla California public utilities commission. Le uniche altre società che hanno ottenuto una simile licenza nello stato sono Cruise (Gm), AutoX, Aurora, Voyage, Waymo (ex Google Car) e Zoox.
Alleanze per i robotaxi
Proprio lo scorso autunno Pony.ai ha collaborato con Via Technologies e Hyundai per lanciare BotRide, il secondo servizio di robo-taxi pubblico dell’azienda, che segue un programma pilota PonyPilot a Nansha, in Cina. BotRide ha consentito a motociclisti e carpooler di chiamare i suv elettrici Hyundai Kona autonomi attraverso applicazioni sviluppate con Via Technologies.
Tra i partner di Pony.ai compare la tedesca Bosch, per “esplorare il futuro della manutenzione e riparazione automobilistica per le flotte autonome”, come si legge un comunicato ufficiale. Sempre con Bosch è attivo un programma di manutenzione nella Bay Area di San Francisco. Secondo una ricerca di McKinsey, i robo-taxi potrebbero ridurre il costo totale delle flotte dal 30 al 50% rispetto ai veicoli privati e di circa il 70% rispetto alla mobilità in sharing.
Purtroppo i robo-taxi, nonostante la loro tecnologia avanzata, necessitano di particolari infrastrutture di manutenzione, molto diverse rispetto a quelle delle automobili. Pony.ai si trova comunque a fronteggiare proprio nel promettente mercato cinese colossi dell’automotive come il gruppo Daimler, che nell’estate 2018 ha ottenuto un permesso dal governo cinese per testare auto a guida autonoma gestite dalla piattaforma “Apollo”, di proprietà di Baidu, nel traffico reale di Pechino.
Tra gli altri concorrenti attivi va citata la startup Optimus Ride, che ha costruito una piccola flotta di navette senza conducente a Brooklyn. E ovviamente Waymo, che ha accumulato milioni di miglia di sperimentazione nel mondo reale in oltre 25 città negli Stati Uniti e miliardi di miglia simulate.
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