“Nessuno dovrà più scegliere tra la comunità dei suoi sogni e il lavoro dei suoi sogni”. Travis Robinson, global head di Spotify per la diversità, l’inclusione e l’appartenenza, ha spiegato così a Qz la logica dietro il progetto Work from anywhere: un programma che diventerà attivo dalla prossima estate e permetterà ai dipendenti di lavorare in qualsiasi luogo. “Il caos controllato è sempre stato parte del nostro Dna”, afferma l’azienda in un post sul suo blog. “Con lo stesso spirito conduciamo questo esperimento, sapendo che occorreranno con ogni probabilità alcuni aggiustamenti lungo il cammino”.
Spotify offrirà la possibilità di lavorare da casa, in ufficio, o con una combinazione delle due opzioni. La decisione sarà presa dopo un colloquio tra il dipendente e un manager. La stessa flessibilità riguarderà anche la scelta della città e del paese in cui lavorare, con alcune limitazioni dovute al fuso orario e alle leggi locali.
Perché Spotify ha lanciato Work from anywhere
“Da tempo tra le mura di Spotify si discute delle modalità di lavoro del futuro”, si legge in un comunicato. “Inutile dire che gli eventi dell’ultimo anno hanno funzionato da acceleratore. Non c’è un momento migliore per passare a un modello distributed-first: un sistema non costruito sulla premessa che tutti i dipendenti devono radunarsi in un ufficio tradizionale pieno di scrivanie”.
“Il lavoro non è qualcosa per cui le persone vengono in ufficio: è qualcosa che fanno”, sostiene Spotify. “L’efficienza non può essere misurata in ore trascorse in ufficio. Al contrario, dare alle persone la libertà di scegliere dove lavorare accrescerà la loro produttività. Dare ai nostri dipendenti maggiore flessibilità li aiuterà anche a trovare un migliore bilanciamento casa-lavoro”.
Un’altra ragione che ha spinto Spotify ad adottare il programma Work from anywhere, spiega ancora Travis Robinson, è che la maggiore flessibilità potrebbe attirare talenti da qualsiasi parte del mondo: da chi non può allontanarsi da familiari non autosufficienti a chi vuole allontanarsi dal caos delle metropoli. “Vuoi comprarti un pickup e stabilirti in una fattoria a centinaia di miglia dall’ufficio Spotify più vicino? Va bene, è una tua scelta”, ha sintetizzato Robinson. L’azienda fornirà anche accesso a strutture di co-working a chi si trova a grande distanza dal più vicino ufficio.
Quali aziende hanno sposato il lavoro a distanza
L’annuncio di Spotify è arrivato pochi giorni dopo quello di Salesforce, gigante del cloud computing che ha offerto ai dipendenti la possibilità di scegliere fra tre piani con vari gradi di presenza in ufficio. “La giornata di lavoro tradizionale, dalle nove di mattina alle cinque del pomeriggio, è morta”, ha sentenziato Brent Hyder, presidente della società.
Già in ottobre Dropbox aveva annunciato di voler adottare un approccio “virtual-first”. Aveva fatto sapere di avere trasformato i suoi uffici in “Dropbox Studios”, cioè spazi d’incontro. Tra le aziende che si sono impegnate a non ripristinare il modello pre-pandemia, a favore di un regime di lavoro a distanza, ci sono anche Microsoft e Facebook.
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