Ha sempre amato le sfide, come osare, forte dello stesso coraggio che lo spinge a cavalcare, impavido, le onde dell’oceano di Malibu con la sua tavola da surf. Da diversi anni Matthew McConaughey, acclamato attore vincitore del premio Oscar per Dallas Buyers Club, in famosi blockbuster come Interstellar, e successi come la serie Hbo True Detective e al cinema di recente in The Gentleman di Guy Ritchie (mentre su Netflix sta spopolando in White Boy Rick), ha lasciato Los Angeles per trasferirsi a Austin. Nato e cresciuto in Texas, negli ultimi tempi, ha voluto dedicarsi meglio a tutte le sue attività imprenditoriali.
Sarà al SXSW 2021 di Austin, che quest’anno sarà in digitale (dal 16 al 20 marzo 2021). E intanto in questi giorni ha recitato in un divertente spot pubblicitario per il Super Bowl, facendo ricordare la sua passione per lo sport. Campione di triathlon, caro amico del ciclista Lance Armstrong, nel 2020 aveva, tra i suoi investimenti, contribuito a un round di finanziamento di 50 milioni di dollari per la piattaforma multimediale sportiva in abbonamento The Athletic, attraverso Plus Capital, una società di capitali di rischio con sede in California. Insieme a lui aveva investito, tra gli altri, anche il miliardario della Silicon Valley Peter Thiel. Nel 2019, Matthew aveva ottenuto una quota di proprietà nell’FC Austin, una franchigia in espansione della Major League Soccer, che dovrebbe cominciare a giocare nel 2021, mentre nel 2017 aveva investito in Forward, una struttura medica riservata ai soli soci membri dotata di intelligenza artificiale e di altre tecnologie all’avanguardia.
Del resto, Matthew viene da una famiglia di imprenditori. Suo padre era un uomo d’affari e suo fratello Michael, detto “Rooster” è un milionario self-made, che recita nella docuserie CNBC West Texas Investors Club e dal 2018 nel reality show di A&E Rooster & Butch, in cui lui e Wayne (Butch) Gilliam incontrano imprenditori texani. Matthew, che è stato anche il volto delle automobili Lincoln, oltre che la passione per il business del cinema, ha quella per i libri, il whiskey, gli Airstream e l’ambiente, come ci racconta. Inoltre, dal 2019, è professore di cinema alla University of Texas, un’attività che gli ispira altrettante idee interessanti.
Di recente ha pubblicato il suo libro, Greenlights, già bestseller acclamato da pubblico e critica. Racconta i suoi primi cinquant’anni, la storia della sua vita, ma anche aneddoti divertenti, episodi davvero insoliti, rivelazioni di tutti i tipi.
Ho scritto da quando ero ragazzo diari di viaggio o ho preso appunti per tutta la mia vita, abbozzando di tanto in tanto qualche “pillola di saggezza”, scherzo o poesia, battute di film, ma, durante questo periodo della pandemia, mi è parso il momento giusto per scrivere finalmente un libro. Mai come adesso la gente pare avere voglia di leggere e di trovare un modo per distrarsi dalle notizie costanti che ci assillano. Ho sempre amato raccontare storie e tra queste pagine elaboro la mia filosofia di vita, confessandomi e svelando perfino momenti non certo facili del mio percorso, come altri molto personali, che ho sentito comunque di dover rivelare per non mancare di fedeltà alla mia storia e per offrire il mio punto di vista su di essi… (Tra questi c’è anche quello in cui, suonando nudo tamburi bongo nel cuore della notte nel suo appartamento in Texas, fu arrestato, scatenando poi, da subito il giorno dopo, un’incontrollabile produzione di T-shirt con la scritta Bongo Naked, vendute online ancora oggi, n.d.r.).
In Greenlights offre pure consigli utili per affrontare con successo la vita…
Interpreto l’esistenza come una serie di semafori verdi, gialli e rossi. I verdi sono quelli che ti dicono di andare avanti, perché hai la strada aperta e tutto sta andando bene. Ma, purtroppo, esistono quelli gialli e quelli rossi che si rivelano come rallentamenti, impedimenti ed ostacoli. Allora, arriva il momento di reinventarsi, se necessario, di saper aspettare e, nel frattempo, di occuparsi, magari, di altro, ma rimanendo positivi e possibilisti, passando all’azione e non alla rassegnazione. Al momento, con la crisi provocata dal Covid-19, siamo di certo in una fase di stallo, da cui, però, dobbiamo cercare di ricavare il meglio di noi stessi.
In che modo, a suo parere, possiamo superare questo periodo? Come il fatto che molte persone, a causa dei numerosi lockdown e dell’isolamento, della crisi finanziaria, della perdita del lavoro, sono già finite in depressione…
Per me questo può essere un modo per domandarci cosa vogliamo veramente dalla vita, per rielaborare i nostri valori, ma per comprendere, ad esempio, anche se la professione che stiamo facendo è quella che vogliamo veramente, se siamo soddisfatti e per cogliere questo periodo duro per cambiare se non lo siamo. Consiglio, allo stesso modo, come faccio io, di non pensare che ne usciremo molto presto, ma di riflettere sul fatto che potremmo trovarci a dover convivere con questo virus per diversi anni prima di tornare alla normalità… In modo, da essere preparati. Quando poi torneremo alle nostre vite di prima, se accade in un tempo più breve, sarà una piacevole sorpresa, ma è, in ogni caso, importante essere pronti al peggio.
Nel suo libro descrive simpatici oggetti di stile che vanno tanto sempre di moda e che servono, allo stesso modo, a restare positivi: gli adesivi che spesso si vedono sulle automobili, come sui frigoriferi, come sulle tavole da surf…
Questi adesivi mi hanno sempre ispirato delle buone idee, anche imprenditoriali. Per me sono come piccole ‘pillole di saggezza’, che fanno semplicemente sorridere, o aiutano a riflettere. A volte li leggo sui paraurti delle macchine, mentre guido o su un furgoncino di surfisti e intuisco come sia il soggetto che li ha scelti. Per me definiscono il carattere della persona. Negli scorsi anni ne ho collezionati diversi. A volte, vi riconosco alcune frasi tratte dai miei film, come “alright alright alright”, diventata iconica negli Stati Uniti… E, mi fa piacere pensare che possono portare di conforto a qualcuno e accompagnarlo nel suo percorso di vita, come è successo a me. Specialmente in questi tempi: di certo abbiamo bisogno di sorridere.
Ha saputo vedere il business perfino nel mondo dei viaggi e del surf, di cui è, da sempre, un grande appassionato, vivendo per periodi, nel 2004, a Malibu in un suo personalizzato Airstream International CCD 28. Tra l’altro dallo scorso anno, con la pandemia, il marchio americano di roulotte, Airstream, è diventato molto di moda, dato che tanta gente li usa di nuovo per viverci o spostarsi.
Ebbi l’idea di creare un Airstream che avesse una grande praticità. Ho sempre ammirato il suo design e il suo senso di libertà che ti permette di vivere dove vuoi, ma deve essere funzionale per valere davvero qualcosa. Il mio intento era di realizzare degli Airstream dove si potessero portare tutti i comfort di casa in viaggio. Amo guidare, per giorni, ascoltando musica. Per me è il modo migliore, e più divertente, per esplorare e conoscere nuovi luoghi. Già nel 1996 avevo ritrasformato un grosso furgone GMC, detto “Cosmo”, con un letto, un frigorifero e un videoregistratore per poterci vivere e lavorare, ma gli Airstream offrono maggiori possibilità essendo più grandi. Cominciai a tirare il mio dietro un camioncino Ford King Ranch del 2005, detto “Eagle”, e lo munii addirittura di una parabola satellitare, un barbecue sul retro, scaffali per libri, riviste e copioni. Per due anni gestii la mia società di produzione, la J.K. Living Productions, addirittura da lì, facendo riunioni nei trailer. Penso di aver ispirato una nuova modalità di produzione cinematografica contemporanea. Per la commedia Surfer, Dude, per esempio, dove interpreto un surfista, abbiamo alloggiato tutta la troupe, invece che in un hotel, in quattordici trailer nel parco camper di Malibu. Il mio sogno è di avere, un giorno, un hotel Airstream. E anche una serie di Airstream di design e comfort con cui voglio veder girare il mondo e non rimanere parcheggiati in qualche luogo.
Nel novembre 2019 ha, invece, ideato una cabin, una cabina di legno, rustico ed eco-friendly (da affittare a 150 dollari al giorno, n.d.r.) per l’Australia, in partnership con la giovane startup Unyoked, dimostrando interesse per il mondo dell’architettura sostenibile.
Era un modello off-grid, a energia solare e senza wi-fi, per aiutare l’uomo a riconnettere con la natura selvaggia. L’ho fatto anch’io per 52 giorni per scrivere il libro Greenlights, in una casetta di legno nel deserto del Texas occidentale, senza elettricità: aiuta molto a rigenerarsi, rilassarsi e a ripartire poi “alla grande” quando si ritorna alla propria vita di sempre e al proprio ritmo frenetico. In quel caso in Australia, avevo arredato la cabina di legno con libri vintage, un bar nascosto e un videoregistratore vintage, che a me serviva per vedere film. L’iniziativa aveva prima di tutto lo scopo di proteggere l’ambiente, supportata dal brand di liquore Wild Turkey, per cui io lavoro da anni. Chiamammo la cabina The Reverse e la disegnai io insieme ai gemelli Chris e Cam Grant, i fondatori di questa piccola startup, creata in casa: Unyoked. I guadagni dell’affitto della cabina, che girò da Sydney a diversi luoghi dell’Australia, e delle vendita delle bottiglie di whiskey andavano alla fondazione non-profit loro partner: la Foundation for National Parks & Wildlife.
Lei è il direttore creativo di Wild Turkey dal 2016. Come è cominciata questa collaborazione?
Furono loro a contattarmi in Texas per chiedermi di prestare almeno il mio volto per una campagna pubblicitaria, ma io gli risposi che ci avrei tenuto a essere coinvolto più direttamente, perché ero convinto di avere delle idee che potevano essere vincenti. Ho sempre amato il brand marketing e il marketing. Alla fine ho co-creato addirittura il mio brand di bourbon, insieme a un maestro della distilleria, Eddie Russell: Wild Turkey Longbranch. E’ un bourbon di otto anni che subisce due filtrazioni di carbone: la prima con quercia bianca americana e la seconda con legno di mesquite del Texas. Il risultato è unico. Volevamo trovare un’intesa tra il whiskey del Kentucky e la tradizione del Texas. Della realizzazione del whiskey mi affascina la scienza del processo e quanti diversi tipi di succhi si possono assaggiare prima di trovare quello veramente giusto.
E’ molto attivo anche nella filantropia. Per questo, ha fondato la Just Keep Living Foundation, ai cui progetti lavora spesso insieme a sua moglie (ha sposato la modella brasiliana Camila Alvez, con cui ha tre figli, n.d.r.).
L’abbiamo creata, insieme, io e Camila, per aiutare i ragazzi meno abbienti a studiare e avere un’educazione, a trovare la loro strada, fare scelte positive per un futuro migliore.
E’ vero che all’inizio voleva diventare un avvocato? Al cinema ha recitato magistralmente questo ruolo anche in tre film, A Time To Kill, Amistad e The Lincoln Lawyer.
Ero convinto che sarei diventato un avvocato della difesa e andai all’University of Texas con quell’idea. Ma la preoccupazione che mi sarebbero serviti diversi anni per laurearmi e finire gli studi e, poi, avrei dovuto trovare un lavoro, senza essere certo che l’avrei trovato, non mi entusiasmava. Preferivo guadagnare denaro da subito e, allo stesso modo, adoravo scrivere e recitare e mi dicevano tutti, amici e insegnanti, che ero molto bravo. Feci alcune audizioni e prove davanti alla telecamera e tutti ne erano entusiasti. Così, alla fine, decisi di frequentare una scuola di cinema, perché avevo acquisito abbastanza sicurezza che ce la potevo davvero fare. Per avere successo, penso che sia veramente importante essere se stessi, ammettere i propri errori, essere umili per potere imparare. E, non avere mai paura delle proprie idee, per quanto grandi possano essere. Persistere e resistere, fino a che si ottiene quello che si vuole.
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