Avanti un altro. Stavolta tocca a LinkedIn annunciare la nascita di una piattaforma simile a Clubhouse, che sarà però a tema professionale. La diffusione bulimica di immagini e video sta ridando nuovo valore alle conversazioni vocali. Il progetto di LinkedIn sarà molto diverso da altre nascenti “stanze di conversazione”, come quelle a cui lavorano gli ingegneri di Facebook, ByteDance e Twitter. Sarà infatti collegato all’identità personale degli utenti e non soltanto a un profilo social. Inoltre, gli argomenti di conversazione saranno incentrati su lavoro e carriera.
Il 2020 da record di LinkedIn
Sono stati i numeri in rapida ascesa a ispirare questa innovazione, come ha raccontato al sito americano TechCrunch Suzi Owens, portavoce di LinkedIn. Nel 2020, circa 740 milioni di utenti hanno usato la piattaforma per scambiarsi conoscenze, portando il numero di connessioni a 4,8 miliardi.
Oltre 21 milioni di persone hanno partecipato a eventi su LinkedIn e, complessivamente, le sessioni sono aumentate del 30%. “Coloro che aderiranno alla nostra nuova funzione dovranno sentirsi assolutamente al sicuro ed essere produttivi”, ha aggiunto Owens.
Il progetto di LinkedIn
Il beta test della Clubhouse professionale è annunciato a breve. LinkedIn fa sapere di non essere preoccupata dal ritardo rispetto al lancio di altre piattaforme, come quella sviluppata da Twitter. Gli argomenti trattati saranno infatti legati solo alla professione, alla carriera, agli aggiornamenti, alle opportunità di lavoro. Un campo del tutto diverso rispetto, per esempio, a quello delle conversazioni che avvengono su Discord, incentrate in prevalenza sui videogiochi.
“Il 50% dei lavoratori non tornerà in ufficio”
La pandemia ha accelerato tutte le attività online. Un’analisi di LinkedIn svela che, nel corso degli ultimi mesi, oltre il 60% dei suoi iscritti lavora da remoto, contro l’8% prima del Covid. Ma la domanda ricorrente nelle aziende è: l’abbandono degli uffici diventerà una regola anche dopo la fine della pandemia? A Linkedin sono convinti che oltre il 50% delle persone continuerà a lavorare da remoto.
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