Da oggi, Yves Rocher Italia ha trasformato la sua forma giuridica in società benefit grazie ai numerosi risultati ottenuti nel campo della sostenibilità. Lo scopo dell’azienda beauty non è mai stato solo quello di perseguire una crescita economica, ma anche di perseguire delle finalità che generino un impatto benefico sulle persone, sulla comunità e sull’ambiente. Fondato nel 1965 dall’imprenditore francese Yves Rocher a La Gacilly, in Francia, l’azienda è presente in 118 Paesi (112 i negozi solo in Italia) e il suo è un business a conduzione familiare considerato che il 98% è controllato dalla famiglia del suo fondatore bretone.
Abbiamo chiesto al direttore generale, Benoit Ponte, di raccontarci il nuovo corso del marchio per il mercato italiano soprattutto con riferimento alle pratiche sostenibili.
Salvaguardare la biodiversità è sempre stato un asset chiave di Yves Rocher. E’ stato così da subito anche per il mercato italiano?
Il gruppo Rocher (che conta 10 marchi tra cui Yves Rocher a livello mondiale) condivide un messaggio importante a livello globale: il bene comune è la nostra priorità e pertanto il nostro obiettivo non è quello di essere l’azienda migliore del pianeta, ma l’azienda migliore per il pianeta. Da oltre 60 anni difendiamo una bellezza impegnata, naturale e responsabile, come quella immaginata dal nostro fondatore, monsieur Yves Rocher. Nel 1959 annoveriamo la creazione della cosmétique végétale ovvero un brevetto esclusivo Yves Rocher e nel 1975 abbiamo creato il giardino botanico a La Gacilly, per difendere e conservare la biodiversità. Da ottobre 2020, con 5 anni di anticipo sulla direttiva europea, Yves Rocher sta lavorando attivamente affinché tutti i flaconi realizzati presso i suoi siti produttivi siano realizzati con plastica pet riciclata e riciclabile con l’obiettivo di migliorare il proprio impatto sul mondo e diventare parte attiva nella riduzione dell’inquinamento. Nel 1991, infine, il gruppo ha creato la Fondazione Yves Rocher, che oggi può vantare di avere piantato 100 milioni di alberi in tutto il mondo attraverso l’iniziativa Plant For Life.
In che modo viene mantenuta questa promessa in Italia?
I consumatori sono molto più consapevoli in merito a tematiche legate alla sostenibilità e all’etica. Dalle ultime rilevazioni, condivise anche da Cosmetica Italia, il 54% dei consumatori pensa di poter fare la differenza con i propri acquisti, scegliendo brand e prodotti sostenibili, e sono disposti a spendere anche fino al 25% di più in media per scegliere prodotti di aziende che si impegnano per il bene del pianeta. Questi sono indicatori di come le esigenze dei consumatori stiano cambiando, a favore di aziende che hanno un progetto concreto in termini di sostenibilità e impegni. Oggi siamo in una fase in cui possiamo raccogliere i frutti di questa visione: oggi non basta solo essere naturali nell’offerta, ma è fondamentale essere impegnati concretamente. Se guardiamo i dati, vediamo che sono proprio i brand sostenibili a registrare le crescite più alte; noi, per esempio, nel 2020 abbiamo chiuso a +11% rispetto all’anno precedente. Con la scelta di diventare società benefit abbiamo dato inizio a una partecipazione ancora più attiva sul territorio per poter essere protagonisti in Italia di un vero cambiamento.
Cosa ha significato questo cambio giuridico di statuto societario?
Essere società benefit significa far parte di un movimento globale che ha realmente a cuore il futuro del nostro pianeta e vuole mettere le basi per lasciare un mondo migliore alle generazioni future. Una società di questo tipo porta in sé la duplice finalità di generare un impatto positivo non solo per gli azionisti ma anche per tutti gli altri stakeholder. La trasformazione non è solo sulla carta, ma autentica e concreta, in quanto ogni anno le società benefit sono chiamate per legge a rendicontare sugli impatti generati e sugli obiettivi che si erano poste l’anno precedente. A differenza delle società tradizionali che hanno come unico scopo la distribuzione dei dividendi agli azionisti, quelle benefit indicano nel proprio oggetto sociale anche la finalità di generare un impatto positivo sulla società e sull’ambiente.
Quali sono adesso i vostri prossimi obiettivi strategici?
Abbiamo definito una roadmap concreta, con azioni che avremmo voluto mettere in campo nel corso di questo 2021. Unendo i nostri sforzi e naturalmente la visione di Yves Rocher sulla strategia Csr per i prossimi anni, abbiamo scritto le nostre quattro finalità di beneficio comune, che sono state trascritte anche nello statuto dell’azienda, quindi sono ufficiali al 100%. Il nostro obiettivo è la totale trasparenza in questo percorso: per questo motivo le finalità, così come le azioni che andremo a fare nel corso del 2021, sono raccolte in un documento pubblico consultabile da tutti e consultabile sul nostro sito. Lavoreremo sul nostro impatto ambientale (in termini di distribuzione e logistica), sulla consapevolezza verso le tematiche ambientali, sul valore delle persone, coltivando i talenti, sull’importanza del worklife balance e del benessere dei dipendenti e daremo visibilità alle opportunità che offre il social selling, uno dei nostri due canali di vendita e tratto distintivo di Yves Rocher Italia, in termini di accessibilità al mondo del lavoro grazie alle peculiarità che ne fanno un’opportunità adatta a tutti.
Quali sono invece gli obiettivi di fatturato per l’anno in corso?
Abbiamo chiuso il 2020 con un’importante crescita grazie alla nostra omnicanalità, data dai negozi che hanno resistito al meglio alla pandemia, e dal social selling, in piena espansione con oltre 200mila consulenti di bellezza in tutti Italia. Quest’anno abbiamo come obiettivo di continuare a incrementare questi risultati con una crescita a doppia cifra per il settimo anno consecutivo in termini di fatturato, generando una rilevante progressione del nostro market share, dove al momento occupiamo la sesta posizione, in base ai dati Euromonitor 2019 e in forte attesa per visionare i nuovi dati del 2020. Inoltre, Yves Rocher Italia si posiziona seconda in termini di fatturato a livello mondiale, dopo la Francia, mentre se pensiamo al fatturato ottenuto dal nostro social selling (che in Italia copre oltre il 70% del fatturato ottenuto), ci posizioniamo al primo posto a livello internazionale.
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