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Da oggi il bitcoin è valuta legale a El Salvador. E dietro c’è l’unicorno BitGo

Da oggi il bitcoin è valuta ufficiale di El Salvador. Il presidente, Nayib Bukele, ha già annunciato su Twitter l’acquisto delle prime 400 monete, corrispondenti a un valore di 21 milioni di dollari. La mossa, approvata a larga maggioranza dal Parlamento a giugno, sarà affiancata dal lancio di un wallet digitale – Chivo – di cui Bukele parla da mesi, ma senza fornire dettagli. Un’inchiesta di Forbes.com, tuttavia, ha rivelato oggi che El Salvador si è affidata, per l’interfaccia e la sicurezza di Chivo, all’unicorno statunitense BitGo.

Chivo supporterà bitcoin e dollari americani, l’altra valuta legale del Paese. Non sono previste commissioni sulle transazioni con altri utilizzatori del portafoglio, ma solo per il ritiro di fondi. I cittadini potranno utilizzare anche altri wallet digitali, ma solo chi scaricherà Chivo riceverà 30 dollari in bitcoin. Il governo ha già approvato lo stanziamento di un fondo da 150 milioni di dollari per i primi 5 milioni di portafogili.

BitGo

“L’adozione del bitcoin è un’opportunità per dare libertà finanziaria alla gente di El Salvador”, ha dichiarato a Forbes l’amministratore delegato di BitGo, Mike Belshe. “Le persone potranno inviare denaro in tempi rapidi anche il sabato sera, quando le banche sono chiuse, quasi senza commissioni. È difficile spiegare a parole quanto questa possibilità possa dare potere e indipendenza. Le persone cominceranno presto a capire come funziona tutto questo”. Belshe ha aggiunto che la società ha stretto “una piccola partnership commerciale” con la banca centrale di El Salvador, senza fornire particolari.

BitGo ha raccolto finora poco meno di 70 milioni di dollari da investitori come Goldman Sachs e Redpoint ventures. Dichiara di processare 50 miliardi in bitcoin al mese e di custodire asset per 40 miliardi: circa il doppio rispetto alla fine del 2020. A maggio è stata acquistata per 1,2 miliardi di dollari da Galaxy Digital, la società di investimento specializzata in criptovalute del miliardario Mike Novogratz. L’accordo prevede che BitGo continui tuttavia a operare in modo indipendente.

Titano degli hedge fund dei primi anni 2000, ex Goldman Sachs e Fortress group, Novogratz aveva dilapidato gran parte del suo patrimonio con una serie di investimenti sbagliati. Negli ultimi anni si è affermato però come guru e sostenitore delle criptovalute: già nel 2013 investì personalmente 7 milioni di dollari in bitcoin, utilizzati poi per finanziare Galaxy.

Il bitcoin come valuta ufficiale

Il governo di El Salvador, scrive Forbes, ha puntato sul bitcoin con la speranza di “incrementare gli investimenti stranieri e l’inclusione finanziaria”, oltre a “generare posti di lavoro”. Nonostante Bukele abbia precisato che l’utilizzo della criptovaluta sarà facoltativo e che stipendi e pensioni continueranno a essere versati in dollari, un sondaggio della Central american university della capitale, San Salvador, ha rilevato che il 68% dei cittadini è contrario alla misura. 9 su 10 dichiarano di non comprendere in modo chiaro il funzionamento del bitcoin e 8 su 10 non si fidano a usarlo.

Nelle scorse settimane molti hanno protestato in piazza contro la decisione del governo. Una donna citata dalla Reuters ha sintetizzato così le ragioni dei manifestanti: “Non conosciamo la valuta. Non sappiamo da dove venga. Non sappiamo se ci porterà benefici o danni. Non sappiamo niente. Non ci hanno preparati. Non ci hanno detto che cosa faremo o come avverrà il cambiamento”.

I rischi e le opportunità

Pochi giorni fa un articolo del Financial Times titolava: “El Salvador diventa un cripto-laboratorio con l’azzardo dei bitcoin”. Secondo alcuni economisti, infatti, il Paese rischia ora di diventare un paradiso per i criminali finanziari. Un recente rapporto di Chainalysis afferma che la quota di transazioni in criptovalute connesse ad attività illegali è stata dello 0,34% nel 2020, contro il 2% dell’anno precedente. Al contempo, però, come ha raccontato Forbes.it, sta lievitando il numero di ransomware, equivalenti virtuali dei rapimenti: “virus informatici rendono inaccessibili i file dei computer infettati e chiedono un riscatto in denaro per ripristinarli (oppure per non divulgarli)”.

Altri vedono nella diffusione delle criptovalute una minaccia per l’ambiente. Uno studio del Cambridge centre for alternative finance, infatti, ha calcolato che le sole operazioni connesse ai bitcoin consumano più di paesi come Argentina e Olanda. La creazione di un solo bitcoin richiede una quantità di energia corrispondente a quella consumata in due anni da una famiglia americana media.

Poche settimane dopo il voto con cui il Parlamento salvadoregno aveva approvato l’adozione del bitcoin, Moody’s ha declassato il rating del debito sovrano del Paese. Il Fondo monetario internazionale ha invece definito il bitcoin “troppo volatile” per essere adottato come valuta nazionale, nonostante vantaggi come la rapidità dei pagamenti.

Il sostegno negli altri paesi

“Lo scetticismo sul bitcoin”, scrive però Forbes.com, “non ha impedito ad altri paesi del continente americano di esprimere ambizioni simili a quelle di El Salvador”. Pochi giorni fa la Banca centrale cubana, per esempio, ha annunciato che avrebbe riconosciuto e regolamentato le criptovalute, “per ragioni di interesse socioeconomico”. In Venezuela, come spiega Reuters, alcuni vedono nelle monete digitali un rimedio alla crisi dovuta all’inflazione e alle sanzioni internazionali.

In agosto anche il presidente argentino, Alberto Fernandez, ha aperto all’adozione del bitcoin come valuta legale. Quando, durante un’intervista televisiva, gli è stato domandato se il Paese potesse seguire l’esempio di El Salvador, Fernandez ha affermato che “non c’è motivo di dire di no”.

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