La notizia per la quale Facebook potrebbe cambiare nome a partire dalla prossima settimana può sembrare scioccante, soprattutto se si considera quanto è conosciuto il marchio. Ma nei decenni molte importanti aziende hanno fatto questo tipo di trasformazioni per una serie di motivi.
Aspetti principali e le altre aziende che hanno cambiato nome
Citando una fonte anonima, The Verge ha riferito che Facebook sta pianificando di cambiare il nome della sua azienda per facilitare un cambiamento più ampio in vista della creazione di un metaverso, un progetto che si propone di creare un mondo che offuscherebbe i confini tra il digitale e il fisico.
Analogamente a quanto già successo con Google come Alphabet nel 2015, secondo quanto riferito Facebook creerà una nuova società che comprenderà tutti i suoi marchi esistenti, inclusi Facebook, Instagram, Whatsapp e Oculus (Facebook ha detto a Forbes che non commenterà “voci o speculazioni”).
Le aziende hanno subìto questo tipo di cambio di nome per ristrutturazioni interne molte volte in passato: la casa automobilistica giapponese Nissan ha preso la controversa (e costosa) decisione di annullare uno dei marchi automobilistici più famosi del paese, Datsun, nel 1981, una modifica apportata nel nome di unificare l’immagine globale dell’azienda.
In altri casi, i cambiamenti di nome sono stati la conseguenza di una battaglia legale, come l’emergere nel 2002 della World Wrestling Federation come World Wrestling Entertainment (ha perso una causa per il marchio contro il World Wildlife Fund) e il rebrand di Andersen Consulting come Accenture nel 2001 (che è il risultato di un’ordinanza del tribunale).
Ma tutto sommato, il motivo più comune per cui le grandi aziende vogliono cambiare il proprio nome è per scrollarsi di dosso la cattiva pubblicità o recidere le associazioni negative, come evidenziato da un articolo del Washington Post del 2015 che ha raccolto numerosi esempi di questo fenomeno.
Tra questi si può citare il rebranding del gigante del tabacco Philip Morris come Altria nel 2003 e i molteplici cambi di nome avviati da Blackwater Worldwide, una società di sicurezza privata invischiata nelle polemiche sul suo lavoro in Iraq.
Le proteste per la giustizia razziale che hanno travolto la nazione la scorsa estate hanno dato il via a una nuova ondata di questi cambiamenti poiché diverse aziende hanno abbandonato i nomi di marchi criticati come offensivi o insensibili, tra cui il famoso brand di sciroppo e pancake Aunt Jemima, che è stato ribattezzato Pearl Milling Company, il marchio del riso Uncle Ben’s, che ora è noto come Ben’s Original, ed Eskimo Pie, ora diventato Edy’s Pie.
Lo scenario
Il report di The Verge caratterizza il presunto cambio di nome imminente di Facebook come conseguenza del suo spostamento già pubblicamente delineato verso la promozione del cosiddetto metaverso. La società all’inizio di questa settimana ha svelato i piani per assumere 10mila persone in tutta l’Unione europea per questo scopo e, secondo il direttore finanziario di Facebook David Wehner, potrebbe incanalare miliardi di dollari negli sforzi. Ma i cambiamenti segnalati stanno arrivando anche in un momento in cui le pratiche commerciali della società sono sotto stretto controllo da parte di legislatori e regolatori di tutto il mondo. Una recente serie di report pubblicati dal Wall Street Journal ha evidenziato problemi come la riluttanza a modificare l’algoritmo di Facebook per ridurre i contenuti divisivi e la disinformazione e studi interni inediti sull’impatto dannoso dell’app di condivisione di foto Instagram sui giovani utenti. Una ex dipendente di Facebook diventato informatore, Frances Haugen, ha testimoniato su questi presunti problemi davanti al Congresso all’inizio di questo mese, accusando la compagnia di mettere “i profitti astronomici davanti alle persone“. Facebook ha a sua volta respinto molte di queste accuse, con il ceo Mark Zuckerberg che ha condannato la testimonianza di Haugen come una “falsa immagine dell’azienda”.
Le critiche
I commentatori hanno immediatamente evidenziato gli aspetti più critici del cambiamento prospettato. “Anche se finisse per prosperare nel metaverso, Facebook non sarà in grado di lasciarsi alle spalle il suo nome, o le controversie che saranno per sempre legate a quel marchio”, ha scritto l’editor di Yahoo News Technology Daniel Howley.
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