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Victor Massiah, il disoccupato di lusso che ambisce a diventare il numero uno di Mps

Articolo tratto dal numero di dicembre 2021 di Forbes Italia. Abbonati!

“In questo momento chi guida il Monte dei Paschi di Siena non deve assolutamente essere disturbato. Non mi sento di disturbare in alcun modo chi guida la banca”. Era il 2 settembre di cinque anni fa quando Victor Massiah, allora amministratore delegato di Ubi Banca, rispondeva così a chi gli chiedeva se fosse lui il candidato a guidare il Monte, già allora alle prese con enormi problemi patrimoniali. In quella stessa occasione Massiah ricordò che Mps stava lavorando a un piano di rilancio e che Ubi “fa il tifo perché abbia successo, anche perché è nell’interesse di tutto il sistema bancario italiano”.

Dal 2016 a oggi molte cose sono cambiate, a cominciare proprio dal destino di Massiah che, tuttora, è un disoccupato di lusso. Come numero uno di Ubi Banca, infatti, ha valutato a lungo un’aggregazione proprio con Mps prima della sua statalizzazione, respingendo le avance che pure gli erano arrivate dal BancoBpm. Ma un proverbio dice che chi troppo vuole nulla stringe e così Massiah è rimasto spiazzato quando, lo scorso anno, Intesa Sanpaolo ha lanciato l’opas su Ubi Banca. Il manager pensava di poter contare sull’appoggio di un folto gruppo di imprenditori bergamaschi e bresciani, da Alberto Bombassei ad Angelo Radici, dalla famiglia Lucchini ai Bosatelli. Che però si sono squagliati come neve al sole e sono passati alla cassa davanti ai soldi (e alle azioni) offerti dalla banca guidata da Carlo Messina. Lo scorso 6 agosto, dopo la conclusione con successo dell’opas, Gaetano Miccichè (già numero uno di Banca Imi) è diventato il nuovo amministratore delegato di Ubi Banca e Massiah ha dovuto iniziare a pensare al futuro.

Nato a Tripoli il 21 gennaio 1959, il manager si è laureato in Economia e commercio all’università La Sapienza di Roma con una tesi in economia internazionale. Ha iniziato l’attività lavorativa nel 1982 nella società Andersen Consulting e sette anni dopo è diventato consulente nell’ufficio italiano della McKinsey & Co., la più importante delle big firm mondiali della consulenza dalla quale sono usciti banchieri come Alessandro Profumo e Corrado Passera. Nel 1997 è passato al Banco Ambrosiano Veneto, diventandone, nel febbraio 1998, il responsabile per tutta la direzione commerciale e quindi vicedirettore generale. È in questo periodo che Massiah acquisì la stima di Giovanni Bazoli, il ‘Cuccia della finanza cattolica’, il professore bresciano regista del salvataggio dell’Ambrosiano. In seguito all’aggregazione del Banco Ambrosiano Veneto e di Cariplo, operazione cui Massiah collaborò e dalla quale nacque BancaIntesa, nel 1999 venne nominato responsabile dell’area mercato e, nel gennaio 2001, vicedirettore generale. Nell’agosto del 2001, fu promosso amministratore delegato della società IntesaBci e.Lab. e nell’ottobre dell’anno successivo entrò a far parte del gruppo Banca Lombarda e Piemontese assumendo la carica di direttore generale a inizio 2003. Dal 1° aprile 2007 al 30 novembre 2008, ricoprì il ruolo di direttore generale in Ubi Banca, mentre il 1° dicembre fu nominato amministratore delegato.

Nella primavera del 2018 un macigno colpì la sua carriera. Il gup di Bergamo, infatti, lo rinviò a giudizio assieme ad altre 30 persone, fra cui proprio Bazoli, per ostacolo all’esercizio dell’attività degli organismi di vigilanza e per presunte irregolarità nella raccolta delle deleghe in vista dell’assemblea Ubi Banca del 2013. Al centro dell’inchiesta c’era il modo con cui, secondo la procura, le componenti bergamasche e bresciane della banca si sarebbero spartite per anni il controllo dell’istituto di credito. Secondo l’ipotesi accusatoria, all’interno dell’istituto sarebbe stata creata una ‘cabina di regia’ che decideva le nomine di Ubi Banca e delle sue partecipate e che riusciva a influenzare le decisioni dell’assemblea “con atti simulati e fraudolenti”. Tale regia era frutto di una intesa tenuta nascosta a Banca d’Italia e Consob tra le due anime della banca, ovvero quella bresciana, legata a Banca Lombarda, e quella bergamasca, che faceva riferimento a Bpu, le due banche che fondendosi avevano dato vita a Ubi Banca. Se è nota l’amarezza che l’accusa provocò a Bazoli, meno lo è quella che provò Massiah, ma altrettanto dolorosa anche perché accompagnata da veleni interni a Ubi Banca.

Fatto sta che dopo la conclusione dell’opas Intesa, l’8 ottobre, dopo tre anni di udienze, il tribunale di Bergamo ha assolto quasi tutti gli imputati, in primis Bazoli e Massiah. L’assoluzione per Bazoli è stata nel merito, anche se uno dei due reati di cui era accusato, il traffico di influenze illecite, era prescritto da giugno. Le argomentazioni della sua difesa hanno però convinto i giudici a un’assoluzione piena. Massiah è stato assolto perché il fatto non sussiste per tre capi d’imputazione relativi all’ostacolo alle funzioni di vigilanza e per un altro capo per prescrizione. Venti giorni dopo l’assoluzione Andrea Orcel, numero uno di Unicredit, ha dichiarato morto prima di nascere il matrimonio con Monte dei Paschi di Siena che ha bisogno subito di un aumento di capitale di almeno 2 miliardi.

E così il governo Draghi s’è ritrovato con un problema in più, nella convinzione però che per traghettare il Monte fuori dalla crisi mettendoci altri denari serve un nuovo timoniere che sostituisca l’attuale amministratore delegato Guido Bastianini scelto dal governo Conte dopo essere stato al timone di Carige, anch’essa finita in mano pubblica. Ex collaboratore di Matteo Arpe ai tempi di Capitalia prima e di Banca Profilo poi, Bastianini era stato selezionato dal grillino Riccardo Fraccaro, quando era a Palazzo Chigi con Giuseppe Conte alla tolda di comando come suo sottosegretario alla presidenza del Consiglio.

Liberato dal macigno giudiziario, Massiah è oggi in pole position per arrivare finalmente sulla cima di quel Monte, lungamente ambita in passato. Anche se la strada si prospetta tortuosa perché Alessandro Rivera, direttore generale del ministero dell’Economia e delle finanze, ha smentito ogni intenzione di sostituire l’attuale ad di Banca Montepaschi. Ma era stato proprio Rivera che, poco prima che iniziassero le trattative Mps-Unicredit, le aveva smentite.

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