Francesca Bona
Under 30

La manager under 30 che accompagna le aziende energetiche verso la decarbonizzazione

Articolo tratto dal numero di febbraio 2022 di Forbes Italia. Abbonati!

Si vince e si perde insieme. La collaborazione, poi, non è essenziale solo nel lavoro di team ma anche nelle sfide più difficili. Sono le lezioni personali che Francesca Bona ha appreso dalla passione per la pallavolo e che, oggi, si potrebbero estendere anche a temi più complessi che viviamo a livello globale, come la transizione energetica. Proprio di energia, e delle sue risorse, Bona è diventata un’ambasciatrice accompagnando le aziende del settore e il loro management verso le scelte strategiche necessarie per la decarbonizzazione del sistema. 

L’interesse per il mondo dell’energia

Laurea in Ingegneria energetica al Politecnico di Milano, nel 2019 è entrata nel team di Bain dove lavora nella practice Energy & natural resources occupandosi prevalentemente di energie rinnovabili. Dal suo ingresso nella società, Bona ha lavorato a fianco dei principali operatori del settore. “Dopo un Mba nella business school Insead, sono entrata a far parte della famiglia Bain. La mia scelta è stata orientata da due fattori: il ruolo di leadership che il gruppo ricopre come società di consulenza strategica – basti pensare che sono nove i partner alla guida della Practice Energy & Natural Resources con un team di oltre 70 consulenti. E la sua cultura imprenditoriale, con un approccio orientato agli obiettivi e la costruzione di relazioni proficue con il cliente”, spiega Bona. 

L’interesse per il mondo dell’energia lo ha sviluppato proprio durante gli studi. “Sono sempre stata affascinata dall’essenzialità che il settore riveste nelle nostre vite. E questo concetto credo sia ancora più forte oggi, alla luce della rivoluzione digitale, trovando nell’energia il proprio fattore abilitante”. La sua prima esperienza lavorativa da ricercatrice in un’università danese, dove è stata coinvolta su un progetto finanziato dall’Unione europea sulle tecnologie rinnovabili, si è rivelata cruciale. “La Danimarca è un paese all’avanguardia nel settore energetico, con una produzione eolica rilevante”, racconta. “Questo mi ha spinto a desiderare che anche l’Italia potesse contribuire alla transizione energetica, diventando un vero e proprio ambasciatore della rivoluzione verde”.

Passare dai piani alle azioni

Ma a che punto è il nostro paese quando si parla di rinnovabili? La notizia positiva è che non parte proprio da zero. Per quanto riguarda la generazione elettrica, continua Bona, destinando oltre il 75% delle risorse totali alle opere infrastrutturali, il Pnrr ha riservato particolare attenzione alla politica energetica e ambientale. Ciò rappresenta un’opportunità unica di realizzare una piattaforma abilitante per il più ampio sforzo di transizione ecologica. In Italia, se consideriamo il 2050 come data di arrivo, potrebbe richiedere investimenti per 3mila miliardi di euro. “Siamo a un punto di svolta: l’Italia è finalmente pronta per passare dai piani alle azioni ma sarà necessario in primis agire su processi e sovrastrutture, in ottica di estrema semplificazione e de-burocratizzazione. E, poi, sulla stabilità del contesto normativo per agevolare gli investimenti. Davanti a noi abbiamo un percorso di progressiva trasformazione che dovrà portare il nostro sistema energetico a una maggiore sostenibilità”. 

Una rivoluzione trasversale dove ogni azienda è chiamata a giocare un ruolo essenziale. “Alcuni saranno chiamati a giocare in prima linea come, ad esempio, le aziende del settore energetico. Ma allo stesso tempo nessuna realtà potrà permettersi di rimanere indietro dal punto di vista esg”. Nel frattempo, Bona è impegnata in prima persona nel raggiungimento di questi traguardi. “Intendo continuare a dare il mio contributo tecnico e concreto nell’affrontare queste sfide. Allo stesso tempo, vorrei vedere sempre più donne in questo settore che, come molti altri settori industriali, ha sofferto per anni un gap femminile ma che oggi è finalmente ricco di opportunità”.

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