Articolo tratto dal numero di febbraio 2022 di Forbes Italia. Abbonati!
Ulisse sono io, con il mio desiderio smisurato di conoscenza e la mia capacità di trascinare gli altri”. Ma se l’eroe greco finì nell’Inferno dantesco, Luca Nestola invece è arrivato fino a Singapore e Messico (dove lo incontriamo digitalmente con un sole e un cielo da fare invidia…) con la sua startup, Lanp, che ha creato una piattaforma di Internet delle cose per la gestione intelligente degli spazi chiamata, appunto, Ulisse. Quando si dice l’identificazione con un prodotto!
Che cosa facciamo quando apriamo Google Maps per conoscere la durata di un percorso? Cerchiamo informazioni per muoverci e gestire il nostro tempo nel miglior modo possibile. Che cosa serve per ottimizzare uno spazio o il movimento fra due punti fisici, anche quando si fa business? Dati, informazioni, possibilmente in tempo reale. Lanp li raccoglie con il suo software dal nome mitico per fare di ogni luogo uno spazio intelligente, dai negozi alle calli veneziane. E lo fa utilizzando una tecnologia presente in natura, quella dei pipistrelli. “Utilizziamo un sistema di onde radio simile a quello dei volatili: invia onde radio che, tornando indietro, permettono di ricostruire un ambiente ma anche di seguire una singola persona senza usare alcuna telecamera, quindi nel pieno rispetto della privacy, semplificando l’installazione e riducendo i costi”, spiega Nestola. “Ognuno di noi si muove in maniera diversa e distintiva, lasciando una sorta di firma formata dai nostri micromovimenti. Presto faremo un brevetto con l’Università di Padova, che è un centro di eccellenza sulla tecnologia radar”.
Startupper di lungo corso
Nestola è uno startupper di lungo corso: 47 anni, mezzo leccese e mezzo siciliano, casa a Milano, comincia a viaggiare subito dopo gli studi di ingegneria elettronica, lavorando per una multinazionale americana. “Il mio destino non era rimanere a lungo nello stesso luogo”. Ma la vita d’azienda gli sta stretta e quindi fa una prima startup, già nel settore dei dati per il retail. Si chiama Taggalo, ma l’esperienza finisce male. “Sono entrati investitori che mi hanno divorato. Ricordo ancora una telefonata tremenda il giorno in cui nacque mio figlio, cinque anni fa”. Ritorna in azienda, una tech company indo-americana con sede in Silicon Valley e Bangalore. “Imparo una nuova cultura, ho tanta liberà, continuo a viaggiare nel Sud Est asiatico ma non ho il controllo della velocità necessaria per poter fare cose nuove”. Fatto non fu a viver come manager ma per seguire creatività e curiosità. “A 40 anni suonati rifaccio startup, raccogliendo i primi 300mila dollari in Inghilterra, con un team nel nord del Messico, dove le aziende americane vanno a cercare sviluppatori, e un centro di progettazione e produzione in Italia”.
Lanp è una startup italiana, fondata nel 2018 da Nestola, che fa il ceo, con Alberto Villa, cfo, responsabile quindi della parte finanziaria, ma non ha mai puntato sul mercato italiano. “Ha tempi lunghi, dinamiche incredibili e insostenibili per una startup. Ci ho provato con qualche grande gruppo come Luxottica, ma quando sembra che hai tutte le carte in regola per poter partire, interviene sempre qualcosa che complica e blocca il progetto. Invece nel Far East un progetto standard, quelli da qualche decina di migliaia di euro, lo chiudi in un mese”.
E, infatti, Lanp è stata selezionata dall’acceleratore del governo di Singapore proprio perché Ulisse non prevede l’uso di telecamere e sarà testato nella gestione dei flussi di persone all’interno di un nuovo servizio di cabinovie turistiche. “Stiamo lavorando anche in Messico, dove nello stato del Quintana Roo stanno costruendo nuove città nella foresta che nascono con sistemi per monitorare i movimenti anche per questioni di sicurezza”. Qualcosa accade anche in Italia. “A Venezia stiamo facendo un test per migliorare la frequenza dei vaporetti e ridurre i tempi di attesa sulla base della presenza di viaggiatori in attesa”.
Come utilizziamo i nostri metri quadrati? A che cosa serve lo spazio? Chi lo usa e come lo usa? Sono le tre domande che Nestola fa sempre ai suoi potenziali clienti. Con la pandemia le risposte sono diventate ancora più necessarie. A partire dai negozi. “Con Sergio Rossi abbiamo aperto un negozio di 25 metri quadrati in Via Montenapoleone, perché i nostri dati hanno dimostrato che per essere efficaci, per ottenere gli stessi risultati non ne servivano 100 come in via Condotti a Roma”.
La storia di Ulisse
Ulisse comincia a convincere sempre più aziende, ma l’impresa non è facile. “Sono stati anni difficili”, confessa Nestola che rivela di trovare quiete solo nella casa di famiglia a Donnalucata, in Sicilia. “Ma con la pandemia abbiamo cominciato a fatturare, abbiamo fatto un’ottima campagna di equity crowdfunding. Adesso siamo vicini alla chiusura di un importante round di finanziamento con un fondo di venture capital, che fa capo a diversi imprenditori italiani”.
Ora ci sono da esplorare tutte le potenzialità di una tecnologia che risponde alle crescenti esigenze di controllo ma senza invasioni della privacy. “La tecnologia radar è giovane ed è stata finora prevalentemente applicata nel settore automobilistico, per lo sviluppo della guida assistita che in prospettiva diventerà autonoma. Noi l’abbiamo portata nel retail e nella mobilità urbana, ma ha tante possibili applicazioni nel settore degli hotel, ad esempio, visto che non puoi mettere le telecamere nelle stanze, ma puoi aver bisogno di intervenire in caso di emergenza; o anche negli ospedali e nelle residenze per anziani per poter controllare i pazienti a distanza senza chiedere di mettersi nulla addosso”. Ulisse lancia l’allarme, si tratta poi di decidere se e come attivare una videocamera. Il viaggio continua e Nestola, che è un velista con barca a Gallipoli, conosce l’ebbrezza che si prova quando il vento comincia a soffiare nella direzione giusta e si raggiunge la velocità giuste per fare innovazione.
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