eduardo montefusco, presidente di RDS
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Dalla Social tv alla rivoluzione Dab: il futuro delle radio secondo il fondatore di Rds Eduardo Montefusco

Articolo tratto dal numero di giugno 2022 di Forbes Italia. Abbonati!

Nei primi anni Ottanta uno startupper – napoletano di origini ma romano d’adozione – dando ascolto al suo animo imprenditoriale è riuscito a dar vita a quella che oggi è una delle principali radio italiane con un flusso di cinque milioni di ascoltatori medi giornalieri. Eduardo Montefusco, proprietario e presidente di Rds, con visione e coraggio, ha anticipato le tendenze che si sono susseguite negli ultimi 41 anni. Il tutto in un contesto territoriale complesso, visto che Rds è l’unica, tra le cinque radio più ascoltate in Italia, ad avere il quartier generale a Roma invece che a Milano.

“Sono entrato in questo mondo nel 1976, quando sono nate le radio libere e le difficoltà erano tante”, ricorda. “Le realtà milanesi godevano già di un ottimo posizionamento e di una spinta pubblicitaria molto forte. Tuttavia, anno dopo anno, siamo riusciti a diventare quello che siamo oggi, grazie alla nostra idea di fare la radio”.

Eduardo Montefusco e la creazione di Rds

Montefusco, già Commendatore e Cavaliere del lavoro della Repubblica Italiana, non si è mai sentito appagato e ha continuato nel corso degli anni il suo lavoro rivoluzionario. Ha sempre cercato di allargare i confini della radiofonia: dai contenuti alla musica, fino agli eventi musicali e alle experience internazionali, come nel caso degli showcase, in cui la sede di Rds si trasforma in un’arena intima in cui i fan possono essere completamente a contatto con i propri beniamini.

“Volevo dar vita a qualcosa di inimitabile”, dice. “Dopo aver comprato e trasformato la nostra attuale sede nel 2000, abbiamo deciso di investire e creare un auditorium multimediale, un capolavoro di ingegneria tecnologica fuori dal comune, il primo al mondo interamente in acciaio. Grazie al progetto acustico del professor Platone, è ormai diventato un punto di riferimento per gli artisti, anche internazionali, che vengono a suonare da noi e vorrebbero continuare all’infinito”.

sede di RDS
La sede di RDS a Roma

Social tv e Experience: tutti i nuovi progetti di Rds

Le Experience di Rds, poi, riflettono alla perfezione il claim ‘100% grandi successi’. Sono figlie della trasformazione della radio, diventata ormai un media ibrido, a cavallo tra l’offline e il digitale, sempre attento ai trend che influenzano gli aspetti macroeconomici della società. “Partendo dal presupposto che non riceviamo aiuti dallo Stato e non abbiamo altri tipi di finanziatori, nel tempo abbiamo cercato di osservare gli stili di vita, fondamentali per controllare i trend dei consumi e intercettare quegli ascoltatori con alta capacità di spesa, ossia i cosiddetti responsabili d’acquisto”.

Da qui la necessità di cavalcare l’evoluzione sociale e relazionale che il cambiamento generazionale impone. “Recentemente abbiamo lanciato Rds Social Tv, un progetto che permette di avere tutta la musica e l’intrattenimento di Rds a portata di telecomando. Ma non solo: uniamo lo streaming radiofonico ai contenuti social in modo organico e compatto attraverso un canale tv interattivo”. L’attenzione ai giovani è costante: con Rds Next, la web radio con i creator e le webstar più seguite, si intercetta la cosiddetta Generazione Z. “A differenza dei millennial, questa generazione è nata nell’era dell’evoluzione digitale e vive la tecnologia e i social in modo completamente differente in termini di fruizione e di piattaforma, come dimostrano l’exploit di TikTok e il ruolo fondamentale della spontaneità sui social”.

Il nuovo fenomeno del digital audio broadcasting

Ma quando si parla di digitale non si può non menzionare il Dab, il Digital audio broadcasting, tecnologia per la quale lo stesso Montefusco si batte da anni, forte del suo ruolo di presidente del consorzio italiano di imprese Dab Italia. “Il sistema di trasmissione radio in digitale Dab+ è maturo e considerato affidabile da chi possiede una radio domestica o digitale. Oggi sono oltre nove milioni i possessori di un ricevitore digitale Dab+, tra i domestici e quelli integrati nell’impianto infotainment dell’auto. E continueranno ad aumentare”. 

Infatti, secondo i dati di Gfk, in Italia l’82% di chi possiede un ricevitore digitale ascolta abitualmente i programmi Dab+ (tra questi, il 40% in modo prevalente o esclusivo) e solo il 18% continua a preferire un ascolto analogico (Fm) dei programmi radiofonici, prevalentemente perché la radio preferita è locale e non ancora diffusa in digitale. Insomma, il Dab è già l’immediato presente, oltre che il futuro della radio. “Ma lo switch off completo dall’Fm, almeno per il momento, non è ancora plausibile”, sottolinea Montefusco.

“Il 70% dell’ascolto radio è in auto; in Italia la percentuale di automobili dotate del sistema Dab è ancora troppo bassa, circa dieci milioni su un circolante di 45. Ed è impossibile ipotizzare uno spegnimento totale nel breve termine, nonostante comporti per noi operatori del settore un enorme vantaggio in termini economici. Ad esempio, se attualmente abbiamo bisogno di mille ripetitori per trasmettere il segnale in Fm con il Dab ne basterebbero un terzo, con potenze almeno dieci-quindici volte più basse e dunque anche un minor impatto ambientale. Senza dimenticare che la compressione del segnale permette di far viaggiare due canali audio in contemporanea e a cifre diametralmente opposte: 450mila euro l’anno per due canali Dab, quattro milioni di euro per gestire i ripetitori Fm esclusi i costi di energia elettrica”.

Il passaggio generazionale di Rds

Per il suo futuro, invece, Montefusco è intenzionato a lasciare le redini del suo impero radiofonico ai suoi tre figli e in particolare a Massimiliano, gemello eterozigote di Alessandro e oggi general manager di Rds. Riferendosi a lui il padre racconta, con un sorriso emozionato, un aneddoto molto particolare. “Un giorno mi trovavo a un convegno per puro interesse personale e fu chiesto ai relatori, tra i quali c’era Massimiliano, di mostrare una foto che rappresentasse il proprio percorso lavorativo. Lui ne scelse una che lo ritraeva con i suoi fratelli davanti a uno dei tanti tralicci Rds disposti sul territorio ai quali facevo visita per controllare fosse tutto in ordine. E disse: ‘Prima ci lamentavamo con nostro padre perché ci portava sempre in montagna invece che al mare. Ora, guardando quello che siamo, l’ho capito. E non posso far altro che ringraziarlo’”.

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