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Da rifiuto a tessuto: così questo brand molisano vuole contribuire alla rivoluzione green nella moda

Convertire i rifiuti derivanti dalla plastica in tessuti e abiti alla moda. Con questo obiettivo nasce così Fibre, business unit del Gruppo Valerio deputata alla produzione e commercializzazione di capi d’abbigliamento ecosostenibili e ultima nel circuito di filiera integrata dell’impresa. Grazie ai tessuti derivanti dal riciclo della plastica e rigenerati, il brand di Pettoranello del Molise nato nel 2020 rilancia l’ex polo produttivo sartoriale Ittierre, dove per anni sono stati convertiti in capi di moda le idee creative di alcuni tra i più affermati stilisti del panorama italiano.

La rivoluzione verde al Phygital Sustainability Expo

“La moda è uno dei settori a maggior impatto ambientale. Sia per la filiera troppo lunga e ormai dislocata a livello globale, sia per il materiale utilizzato spesso di bassa qualità e altrettanto inquinante”, sostiene Antonio Alessandro Valerio, amministratore e direttore creativo del gruppo. “Realizzare abiti con una filiera locale, a chilometro zero e con l’impiego di materie prime sostenibili è un punto di partenza per una vera rivoluzione verde”.

Nel corso del Phygital Sustainability Expo a Roma il Gruppo ha presentato in anteprima una collezione di capispalla in materiale riciclato cruelty free. Protagoniste le imbottiture in fibre naturali e vegetali come lino e cachemire, in sostituzione alle classiche in piuma d’oca. “Siamo orgogliosi di aver preso parte a questo progetto nel quale sostenibilità e moda si sposano. Un connubio che dimostra come le fibre naturali siano un’autentica risorsa che, se affidata all’estro creativo di bravi stilisti, può divenire un elemento di bellezza ed eleganza”, ha dichiarato Valerio. “Oltre ad accompagnare la spinta creativa che muove il fashion verso un approccio più sostenibile e attento all’ambiente”.

“Quella fonte di energia rinnovabile e non inquinante che è l’intelligenza umana”

L’obiettivo strategico del gruppo è contribuire a ridurre l’impronta sul pianeta e le persone, in particolare con le scelte d’acquisto di materiali e i processi produttivi. Il contrasto allo sfruttamento di acqua e terreno per la produzione delle materie prime e dei capi finiti, la lotta allo spreco dei tessuti e degli articoli dismessi, insieme alla straordinaria opportunità della moda circolare, sono parte delle nuove strade intraprese da Fibre all’appuntamento dell’Agenda Onu 2030 sullo sviluppo sostenibile.

“L’Italia è il Paese europeo con la più alta percentuale di riciclo sulla totalità dei rifiuti, con una percentuale pari al 79,4%”, spiega il direttore creativo di Fibre. “Praticamente quasi il doppio rispetto alla media Ue, che si aggira intorno al 49%. Grazie a questo processo virtuoso, riusciamo a risparmiare 23 milioni di tonnellate di petrolio all’anno e circa 63 milioni di tonnellate di co2 equivalenti. La carenza di materie prime ci ha spinto a utilizzare quella fonte di energia rinnovabile e non inquinante che è l’intelligenza umana”.

Fibre nel solco dell’economia circolare

La scelta green del gruppo Valerio va nel solco delle regole base dell’economia circolare. “Vogliamo esserne protagonisti di questi processi, dove i beni vengono pensati e prodotti per rimanere in circolazione il più a lungo possibile”, afferma Antonio Alessandro Valerio. “Una volta arrivati a fine vita, non vengono gettati, bensì riutilizzati o riciclati per creare nuovo valore. È l’opposto della tradizionale economia lineare che, invece, segue questo schema: estrarre, produrre, utilizzare e gettare. Realizzare abiti con una filiera locale a chilometro zero e con l’impiego di materie prime sostenibili è il punto di partenza per una vera rivoluzione green”.

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