Il nuovo proprietario di Twitter, Elon Musk, ha dichiarato venerdì 25 novembre che alle prossime elezioni presidenziali sosterrà, se si candiderà, il governatore repubblicano della Florida Ron DeSantis. È solo l’ultima mossa del miliardario, le cui idee politiche sono spesso in linea con quelle della destra, nonostante nel corso degli anni abbia sempre sostenuto gli esponenti democratici.
La timeline
- 2003. L’anno in cui diventa presidente di Tesla, Musk dà un contributo di 2000 dollari per la rielezione dell’allora presidente in carica George W. Bush. Lo dimostrano i registri della Federal Election Commission, che però accertano anche un uguale supporto alla campagna del democratico John Kerry nel 2004.
- 2007. A febbraio Musk dona 25mila dollari al National Republican Congressional Committee, mentre a luglio aiuta il candidato alla presidenza democratico Barack Obama con un versamento di 2.300 dollari. Inoltre nel 2008 finanzia la campagna di Hillary Clinton.
- 2011. Il miliardario dona 35.800 dollari all’Obama Victory Fund per la rielezione dell’ex presidente e 30.800 dollari al Comitato Nazionale Democratico.
- 2013. Musk si dimette dal gruppo di difesa dell’immigrazione Fwd.us, guidato da Mark Zuckerberg, dopo la pubblicazione da parte del leader di Facebook di annunci a sostegno dei repubblicani e dell’oleodotto Keystone XL. Nello stesso anno, il miliardario afferma che gli Stati Uniti dovrebbero sbarazzarsi di tutti i sussidi statali, anche se entrambe le sue aziende, SpaceX e Tesla, avevano ricevuto milioni dal governo. Coerentemente con questa affermazione, rimborsa un prestito federale di 465 milioni di dollari che aveva ricevuto per lo sviluppo dei veicoli elettrici della sua casa automobilistica.
- 2015. Musk contribuisce con 5.000 dollari alla campagna presidenziale di Hillary Clinton. L’anno dopo esprime pubblicamente il suo sostegno verso la candidata democratica e dichiara alla CNBC che Donald Trump “non ha il carattere giusto per guidare gli Stati Uniti”.
- 2017. Musk dona ingenti somme ai Repubblicani: prima 50mila dollari al McCarthy Victory Fund del rappresentante di destra della California Kevin McCarthy, poi 39.600 dollari al National Republican Congressional Committee. Nello stesso anno però lascia i consigli consultivi dell’amministrazione Trump, dopo il ritiro degli USA dagli Accordi di Parigi, e critica la decisione del governo di vietare l’ingresso negli Stati Uniti a chi viene da Paesi a maggioranza islamica.
- 2020. Il miliardario dichiara di aver votato per Joe Biden, anche se non effettua donazioni a nessuna campagna presidenziale. Secondo i registri della FEC, dà tuttavia dei soldi sia alla senatrice del Maine Susan Collins, repubblicana, sia al senatore del Delaware Chris Coons, democratico, ed esprime il suo sostegno ad Andrew Yang, candidato alle primarie di sinistra.
- 2021. Musk effettua una serie di donazioni inferiori ai 500 dollari sia al Comitato Nazionale Repubblicano che alla piattaforma di raccolta fondi dello stesso partito WinRed.
- 12 luglio 2022. Trump e Musk si punzecchiano sui social: l’ex presidente definisce Twitter, che Musk aveva cercato di comprare prima di ritirarsi, un’azienda “senza valore”, mentre il leader di Tesla invita il tycoon ad “appendere il cappello al chiodo e navigare verso il tramonto”.
- 8 novembre 2022. Dopo aver concluso l’acquisto di Twitter, Musk esorta i cittadini a votare per i repubblicani al fine di bilanciare il potere tra i partiti. “Consiglio di votare per un Congresso repubblicano, dato che la presidenza è democratica”, dichiara in un tweet.
- 25 novembre 2022. Musk dichiara di essere deluso dall’amministrazione Biden e di preferire per la presidenza del 2024 qualcuno che sia “ragionevole e centrista”. Il miliardario risponde inoltre positivamente su Twitter a un utente che gli chiede se appoggerebbe DeSantis nel caso in cui si candidasse.
La valutazione di Forbes
Secondo le stime di Forbes, il patrimonio di Musk è pari a 191,2 miliardi di dollari, cifra che rende il patron di Twitter la persona più ricca del pianeta. La sua partecipazione in Tesla rappresenta la maggior parte del suo patrimonio netto.
Retroscena
Musk negli ultimi anni è entrato nelle discussioni politiche per questioni controverse, tra cui la pandemia, la guerra russa in Ucraina e la libertà di parola. Nel 2020 si è trasferito dal Texas alla California dopo aver definito “fasciste” le restrizioni imposte dal governo sul Covid e in seguito ha spostato lì anche la sede di Tesla, nonostante avesse litigato con lo Stato della costa ovest sulla gestione del coronavirus. A ottobre il patron di Twitter ha invece litigato con il presidente ucraino Zelensky per aver suggerito che la penisola della Crimea dovrebbe rimanere sotto il controllo russo, un’idea che ha scatenato le lodi del Cremlino. Per quanto riguarda la libertà di parola e le politiche di moderazione dei contenuti di Twitter, le sue opinioni contro la censura si allineano con quelle di coloro che, a destra, hanno chiesto indagini sulle big tech, considerate dai repubblicani politicamente di parte.
La stima dei Repubblicani
I legislatori repubblicani hanno applaudito Musk per l’acquisto di Twitter, citando le sue critiche alle precedenti politiche della piattaforma. Il senatore Ted Cruz, che in precedenza aveva criticato il patron di Tesla per essersi espresso contro il ritiro di Trump dall’Accordo di Parigi nel 2017, ha definito l’affare “uno degli sviluppi più significativi per la libertà di parola nei tempi moderni”.
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