È della startup cinese LandSpace il primo razzo a entrare in orbita utilizzando una propulsione a metano. Il vettore ZhuQue-2 ha infatti raggiunto lo spazio ieri, il 12 luglio, usando una miscela di metano e ossigeno liquidi chiamata MethaLox, un propellente molto più economico di quelli attualmente in uso.
Secondo LandSpace il risparmio si attesta fra il 50 e il 90%, ed è facile crederci se si considera che anche le aziende di Elon Musk e Jeff Bezos stanno sviluppando lanciatori che utilizzano MethaLox. Questo è infatti il propellente che rifornisce sia il gigantesco sistema di lancio Starship di SpaceX, sia il razzo orbitale riutilizzabile New Glenn di Blue Origin, ma anche il Terran R di Relativity e il Vulcan Centaur della United Launch Alliance (o Ula). Quattro lanciatori pesanti accomunati dallo stesso propellente, dalla stessa nazionalità e dal non aver ancora raggiunto l’orbita nonostante il loro sviluppo sia cominciato prima del 2015, l’anno in cui Zhang Changwu fondó LandSpace.
New Glenn e Vulcan Centaur condividono anche il motore, il BE-4, realizzato da Blue Origin. Due di questi sono già montati sotto al primo Vulcan Centaur. Il 30 giugno, però, uno degli esemplari per il secondo Vulcan Centaur è esploso durante la fase di test. Fatto che ha ovviamente gettato un’ombra sia sul lancio inaugurale del vettore di Ula, sia sulle tempistiche del primo lancio del New Glenn, che monta ben sette propulsori BE-4. LandSpace ha anche anticipato l’italiana Avio, la prima azienda europea ad aver collaudato con successo un propulsore a metano, l’M10, nel novembre del 2018.
ZhuQue-2 misura 49,5 metri d’altezza per 3,35 di diametro e, come il nome suggerisce, è il secondo lanciatore realizzato dall’azienda. ZhuQue-1, dalle dimensioni più ridotte e basato su un motore a propellente solido, aveva già preso il volo nel 2018. Fu il primo razzo privato cinese a tentare di raggiungere l’orbita, ma un problema al terzo stadio impedì il corretto inserimento. Tanto è bastato a LandSpace per dichiararsi soddisfatta e muovere il proprio focus su ZhuQue-2, il cui primo lancio, a fine 2022, si è svolto con successo fino a che un problema a una valvola del secondo e ultimo stadio ha portato il payload fuori rotta. Problema risolto ieri, quando LandSpace ha raggiunto il suo obiettivo lanciando il vettore dal Jiuquan Satellite Launch Center.
Per il futuro i test si preannunciano ancora più serrati e una terza missione è già programmata per fine 2023. Nel frattempo al razzo verranno apportate alcune modifiche che lo renderanno capace di trasportare carichi fino a sei tonnellate a 200 chilometri di quota (un’orbita molto bassa), o di quattro tonnellate in orbita eliosincrona, cioè a 500 chilometri dalla Terra. Ma non sarà nemmeno questa l’ultima evoluzione di ZhuQue-2: l’azienda cinese ha dichiarato di voler rendere il primo stadio riutilizzabile e tagliare ancora di più i costi di lancio. Un progetto che farebbe di questo lanciatore il cavallo da soma ideale per portare in orbita Guowang, la costellazione satellitare per l’internet con cui la Cina vuole fronteggiare Starlink di SpaceX.
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