Articolo apparso sul numero di luglio 2023 di Forbes Italia. Abbonati!
L’incertezza caratterizza l’attuale scenario macroeconomico e geopolitico. Molti investitori, allora, sono corsi ai ripari e hanno scelto, per i loro portafogli, i private market. “Si tratta di strumenti in grado di garantire solidità e diversificazione al portafoglio, sempre più apprezzati anche dai family office, come racconta l’Ubs Global Family Office Report 2023”, spiega Paolo Federici, market head di Ubs Global Wealth Management in Italia. Giunta alla quarta edizione, l’indagine ha coinvolto quest’anno 230 single family office in tutto il mondo, con un patrimonio netto medio di 2,2 miliardi di dollari. Si tratta dello studio più ampio e completo al mondo sui single family office.
Il report ha messo in luce il crescente appetito dei family office per i private market, un trend osservato sia in Italia che a livello globale. Quali sono i punti di forza di questa forma di investimento e perché è sempre più apprezzata?
I private market consentono di cogliere opportunità che i mercati quotati spesso non offrono e i clienti ne sono consapevoli. Lo dimostra l’aumento del numero di chi si rivolge ai private market per migliorare la diversificazione e i rendimenti del portafoglio. Quest’anno l’Ubs Global Family Office ha mostrato che il 66% dei family office intende aumentare le allocazioni in strumenti alternativi come gli hedge fund, i fondi di private equity e il private debt per diversificare ulteriormente gli investimenti in private market. Una scelta che condividiamo: siamo convinti che, per proteggere una parte del portafoglio dalla crescente volatilità registrata dagli strumenti quotati, anche a causa del sempre più rilevante impatto del trading algoritmico, e beneficiare del potenziale di rendimento più elevato, si possono considerare all’interno del portafoglio strumenti quali hedge fund, private equity, private debt e real estate. Gli hedge fund possono contribuire a ridurre il rischio e fornire l’accesso a flussi di rendimento differenziati, mentre dal private equity ci si aspetta un rendimento superiore a quello delle azioni, con rischio e dipendenza dall’alpha del gestore maggiori. Il private debt può fornire opportunità di reddito superiori ai rendimenti delle obbligazioni quotate per coloro che possono accettare il rischio di minore liquidità, mentre il real estate offre un profilo di rischio-rendimento intermedio tra le azioni e le obbligazioni, con una copertura efficace contro l’inflazione. Il nostro report ha evidenziato un aumento dal 4% al 7% delle allocazioni in hedge fund, sempre più apprezzati (il 73% degli intervistati ritiene che raggiungeranno o supereranno i loro target di rendimento nei prossimi 12 mesi), mentre quelle in direct private equity sono scese dal 13% al 9%. Per il prossimo anno, invece, i family office intervistati immaginano una riduzione degli investimenti in real estate, considerati i tassi di interesse che rimarranno elevati nel 2023 e l’indebolimento dei prezzi degli immobili (anche se il 33% stima di incrementarli nuovamente nell’arco di cinque anni e, nel nostro paese, giocheranno sempre un ruolo cruciale nei portafogli degli investitori), con un incremento a favore dei fondi di private equity, private debt e infrastrutture.
Qual è l’approccio di Ubs Gwm alla costruzione di un portafoglio efficace e su misura?
Ci vediamo come sarti. Mettiamo al centro le esigenze dei nostri clienti, potendo costruire per ognuno di loro un abito su misura. Il nostro metodo, fondato su un approccio proprietario, è denominato Wealth Way, fiore all’occhiello della nostra strategia. Con Wealth Way combiniamo tre elementi, le cosiddette tre L: liquidity, longevity e legacy. Il patrimonio viene così organizzato non per prodotto, ma per finalità, con soluzioni per il breve e medio periodo, dando uno sguardo anche a quanto andrà alle generazioni future. Una personalizzazione del servizio fondamentale per la diversificazione del portafoglio, che per noi risulta vincente rispetto al puntare tutto su un solo investimento, settore o paese, con rischi non facili da valutare e gestire.
Oltre ai private market, cosa emerge dal report sui family office? Qual è l’approccio di questo tipo di clienti verso gli investimenti?
I family office intervistati si sono dimostrati cauti verso i mercati attuali a fronte delle incerte prospettive di crescita delle economie sviluppate, delle condizioni creditizie più restrittive e delle maggiori tensioni dal punto di vista geopolitico, che rappresentano la principale preoccupazione a livello globale, prima di recessione e inflazione. Dopo un periodo di tassi di interesse vicini allo zero, stanno tornando in auge i portafogli bilanciati a gestione attiva e, guardando al segmento del reddito fisso, dopo tre anni caratterizzati dalla riduzione delle partecipazioni in obbligazioni, il 38% dei family office prevede ora un aumento delle esposizioni obbligazionarie nei prossimi cinque anni. I family office intervistati ipotizzano anche di incrementare l’allocazione agli asset di rischio, con il 34% che intende ampliare l’esposizione all’azionario emergente, dopo il picco del dollaro e la riapertura dell’economia cinese, e il 41% che prevede di aumentare investimenti in direct private equity. Dal punto di vista geografico, anche se metà del patrimonio è ancora allocata in Nord America, oltre un quarto dei family office intervistati ipotizza per i prossimi cinque anni di aumentare le allocazioni sull’Europa occidentale e quasi un terzo sull’Asia-Pacifico, in passato meno favoriti. Più a breve, infine, per i prossimi 12 mesi il 45% dei family office che detiene investimenti in private equity prevede di incrementare la quota dei propri portafogli allocata al mercato secondario.
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