Kama.Sport
Innovation

Dal calcio all’entertainment, ora l’italiana Kama.Sport vuole conquistare anche agli Usa

Articolo apparso sul numero di settembre 2023 di Forbes Italia. Abbonati!

Rivoluzionare la realtà circostante, con l’obiettivo di avere un impatto concreto sulla società e di diventare, al tempo stesso, il punto cardine dell’attuale trasformazione sociale e tecnologica. È attorno a questa idea, prettamente tipica della Silicon Valley, che è nata Kama.Sport, la startup italiana che sta cambiando i paradigmi del mondo dello sport. Un mondo, peraltro, che, anche grazie all’idea tecnologica della startup made in Italy, ha acceso i fari su un nuovo settore: quello dello sport-tech. Settore in cui i dati avranno un ruolo di primaria importanza, soprattutto guardando al futuro.

Secondo, infatti, MarketandMarkets Research, l’industria dei dati sportivi raggiungerà il più alto tasso di crescita dal 2022 al 2027: da 21,9 miliardi di dollari di ricavi registrati nel 2022 a 41,8 miliardi di dollari entro il 2027. Cifre e opportunità che confermano l’intuizione di Kama.Sport.

Fondata nel 2017, oggi Kama.Sport è già un punto di riferimento nel mondo del calcio, grazie alla sua software house che fornisce servizi a tutti gli attori di questo mondo, andando a integrare una montagna di dati (tecnici, tattici e atletici) e a creare un’unica piattaforma in cui è possibile esplorarli in maniera efficace. “L’aspetto divertente”, racconta Carlo Bertelli, co-fondatore della startup insieme a Davide Ragazzi e Nicola Bosio, “è che prima di arrivare a quello che vediamo oggi, trae spunto da un progetto totalmente diverso che risale a due anni prima dalla fondazione di Kama”.

Dopo essersi iscritto nel 2014 alla facoltà di Fisica dell’Università di Trento, Bertelli, già con l’idea di fare impresa e di fondare una startup – sulla scia dei ‘miti’ americani di Mark Zuckerberg o di Jeff Bezos – nel 2015 decise di focalizzarsi sulle opportunità offerte dalla tecnologia. Si è concentrato, all’inizio, su un settore totalmente diverso da quello dello sport: la sharing economy. “Volevo creare una piattaforma online, ‘un garage’ virtuale, dove chiunque potesse depositare i propri oggetti e offrirli anche agli altri in forma di noleggio. In sintesi, se sapevo che in quei determinati giorni non avrei utilizzato la mia macchina, l’avrei messa a disposizione di altri soggetti”.

Qualcosa, però, improvvisamente cambiò. Oltre al team, cambiò anche l’idea. “Dopo esserci iscritti, a ottobre del 2017 a un hackaton sponsorizzato dalla Figc con il supporto, tra gli altri, anche dell’Università di Trento”, ricorda, “ci siamo resi conto che, pur essendo un settore tradizionale e per certi versi inaccessibile, il mondo del calcio era ancora un terreno inesplorato dal punto di vista tecnologico e dei dati. Non potevamo lasciarci sfuggire quest’opportunità, era troppo invitante. D’altronde è innegabile che il calcio rappresenta un punto di intersezione tra tanti settori: dalla politica alla medicina, fino ad arrivare ai media, al merchandising, al turismo e all’infrastruttura”. Un pensiero che portò al primo vero test.

“Avevamo capito che potevamo essere di supporto ai match analyst, ai direttori sportivi, agli scout, ai presidenti, ai preparatori atletici e agli allenatori. Insomma, a ogni parte integrante di una squadra”. E le risposte non tardarono ad arrivare. Prima la Juventus, poi, a cascata, tutte le altre: da Napoli e Inter, fino ad arrivare, tra le altre, a Milan, Lazio, Atalanta e Sassuolo. Proprio con gli emiliani, peraltro, la startup ha stipulato la sua prima collaborazione diretta con un allenatore: Roberto De Zerbi, attualmente alla guida dell’inglese Brighton. E fu solo l’inizio.

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Oggi Kama.Sport vanta un parterre di oltre 40 allenatori, innumerevoli partner istituzionali e privati, un team under 35 composto da 45 persone, e una presenza sempre più internazionale, attraverso un modello già avviato in Italia con la Lega Serie A e con la Figc, con le quali la startup ha firmato un accordo per sostenere l’innovazione del calcio italiano e delle principali discipline in chiave sport-tech. 

Si è chiuso così un ciclo iniziato proprio con l’hackathon. “Siamo felici di aver stipulato partnership di questo calibro, perché da outsider siamo diventati protagonisti di questo mondo”, aggiunge Bertelli. “Inoltre, mi ha molto sorpreso il fatto di aver trovato manager disposti a confrontarsi con una giovane realtà come la nostra. È la dimostrazione lampante che sta per partire una vera rivoluzione digitale”.

Recente è la nuova svolta imprenditoriale nel percorso di Carlo. “La naturale evoluzione partita con dall’intuizione di Kama.Sport, ora punta dritta verso l’ecosistema dei digital asset e web3”. Il nome è Quoto, una piattaforma basata sulla tecnologia blockchain che punta a far partecipare e contribuire gli appassionati ai contratti di artisti e atleti più promettenti, rendendo quindi accessibile una relazione diretta con ogni prestazione.

In altre parole, spiega Bertelli, “si parla di una tecnologia di cui si è discusso a lungo e di cui ogni giorno si trovano nuove applicazioni: la blockchain, in questo caso, è la soluzione ideale per democratizzare la partecipazione attiva nel mercato calcistico, basandosi su principi di trasparenza, solidità e rimozione degli intermediari”. Questa evoluzione è il frutto dell’esperienza accumulata con Kama.Sport, una conoscenza che parte dalle dinamiche dei team tecnici fino alle relazioni con dirigenti e istituzioni sportive. Questa esperienza infatti ha convinto Bertelli che sia giunto il momento di portare avanti una rivoluzione per ridefinire i paradigmi del calcio, dello sport e del mondo dell’intrattenimento in generale.

L’obiettivo chiave è un coinvolgimento profondo e tangibile. Per questo oggi l’obiettivo di Carlo e il suo team è lo sviluppo di tecnologie che a breve termine possano unire i club ai tifosi, colmando il divario tra la passione sportiva e premialità tangibili. 

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