Se fino alla fine del ventesimo secolo, parlando di whisky si prendevano in considerazione solo tre nazioni, ovvero la Scozia, l’Irlanda (dove la dizione è di whiskey, con la “e”) e gli Stati Uniti. Dall’inizio del 2000 una nuova grande nazione pare essersi imposta nell’immaginario dei consumatori: il Giappone.
Un successo globale iniziato nel 2001 con la vittoria di Yoichi 10 anni del premio assegnato da Whisky Magazine, che ha acceso i riflettori sul paese tra gli addetti ai lavori. Inoltre, è stato trasmesso ai consumatori anche grazie al successo internazionale del film Lost in Traslation nel quale Bill Murray interpreta una star del cinema in declino, arrivata a Tokyo proprio per girare uno spot pubblicitario di una marca di whisky. Questo successo cinematografico proietta il distillato giapponese nell’immaginario generale e rende lo slogan molte volte ripetuto “for a relaxing time make it suntory time” una frase di culto.
La storia del whisky in Giappone
Ma se l’Occidente si è accorto solo in tempi recenti di questo mondo, in realtà la storia del whisky in Giappone ha origini molto più antiche. L’inizio della produzione del nobile distillato nell’impero del Sol Levante si deve a Masataka Taketsuru che, dopo averla studiata in Scozia, la portò nel suo paese nel 1924. Ma il whisky non fu l’unica cosa che lo appassionò dell’isola d’Albione. Qui conobbe anche sua moglie, Rita, che poi lo seguì quando decise di tornare in terra natia. Così nacquero le prime distillerie in Giappone. Tra queste ve ne è una il cui nome leggendario è stato per lungo tempo perso e la cui storia, invece, torna adesso alla luce grazie ad una scoperta strordinaria: Shirakawa
La distilleria Shirakawa
La distilleria Shirakawa è stata fondata nel 1939 nell’omonima città della prefettura di Fukushima, a circa 200 chilometri a nord di Tokyo, da quel Daikoku Budoshu che sarebbe poi stato l’artefice anche di Karuizawa. I primi anni sono avvolti nel mistero fino al 1947, quando la distilleria viene acquistata da Takara Shuzo, uno dei principali produttori di alcolici del Giappone. Dopo una totale ristrutturazione, Shirakawa inizia dunque la produzione di shochu, vino, brandy e dal 1951 whisky di malto.
I loro whisky però non vengono mai commercializzati come single malt, ma destinati esclusivamente a essere utilizzati nei marchi di blended whisky king e ideal di Takara. Poi, però, alla fine degli anni Sessanta la maggior parte dei produttori giapponesi hanno iniziato a importare whisky sfuso dalla Scozia per aumentare il volume dei propri marchi: per questo, nonostante i blend di Takara Shuzo continuassero a contenere malto Shirakawa, nel 1969 la distilleria cessò la produzione di whisky. Nel 1986 Takara acquistò la distilleria Tomatin, concentrandosi sulla produzione di brandy e shochu.
Utilizzata ormai solo come impianto di imbottigliamento, in uno stato di quasi abbandono, Shirakawa è stata chiusa e demolita nel 2003.
Sembra la fine della storia. E invece no.
L’incredibile scoperta
Forte dei suoi vent’anni di lavoro presso Takara, il managing director di Tomatin, Stephen Bremner, si interroga a lungo sul perché si sappia così poco del single malt prodotto da Shirakawa. Dopo aver chiesto già molte volte se fossero rimaste delle scorte in giro, finalmente un giorno Bremner parla con un collega in Giappone, che gli racconta di un vecchio tank ancora pieno di whisky che sarebbe rimasto da qualche parte. È l’inizio di una caccia al tesoro paziente ed emozionante, tra ricerche nei vecchi archivi e domande a ex dipendenti.
Il misterioso tank viene infine ritrovato nel 2019 a oltre 1000 chilometri a sud della distilleria perduta, vale a dire nei magazzini di Takara Shuzo a Kurokabegura, nella prefettura di Miyazaki. È un contenitore in acciaio inox, e secondo i documenti è stato prodotto nel 1958.
Lo studio di due istituti di ricerca indipendenti scozzesi conferma la straordinaria scoperta: il liquido contenuto nel tank è davvero l’ultimo lotto di single malt di Shirakawa, una distilleria che non ha mai messo in commercio il proprio whisky.
Per capire l’importanza di questo ritrovamento bisogna pensare che negli ultimi dieci anni il whisky giapponese è diventato uno dei distillati più apprezzati da parte di appassionati e collezionisti di tutto il mondo, che cercano senza sosta i tesori residui delle distillerie chiuse, ormai ombre leggendarie di un passato glorioso. Quando Karuizawa è stata chiusa, nel 2011, sono state recuperate circa trecento botti; nel caso di Hanyu sono state quattrocento.
Di Shirakawa, invece, è rimasto solo questo lotto: ed ecco perché lo Shirakawa 1958 è da considerarsi il whisky giapponese più raro al mondo. Non solo perché dopo di lui non ci sarà mai più uno Shirakawa, ma anche perché questo è il più antico whisky giapponese di un singolo vintage mai realizzato. Si tratta di un distillato prodotto nell’epoca precedente all’importazione di massa di orzo dalla Scozia, e anche all’arrivo di botti dagli Usa e dall’Europa: rappresenta insomma uno stile ormai perduto per sempre.
Il single malt Shirakawa
Dopo il ritrovamento del tank, la caccia al tesoro negli archivi di Takara Shuzo non si è fermata e ha riportato alla luce un libretto in cui viene descritto con molti dettagli il modo in cui è stato prodotto il single malt di Shirakawa nel 1958. L’orzo utilizzato era giapponese e il lievito uno dei ceppi da vino di proprietà dell’azienda.
La fermentazione è durata quattro giorni, e la distillazione è avvenuta in due alambicchi di rame. Il taglio del distillato era ampio, cosa che si traduceva in un’acquavite piuttosto pesante e complessa. Per le botti è stata scelta la quercia Mizunara di Tohoku e Hokkaido, e la maturazione è avvenuta in loco, in piccoli magazzini.
Il libretto, tuttavia, non indica quando il whisky è stato rimosso dalla botte: secondo le analisi chimiche dovrebbe esserci rimasto per alcuni decenni, ma probabilmente intorno alla fine degli anni Ottanta è stato trasferito in contenitori di ceramica, simili a quelli per lo shochu, e poi spostato nel tank di acciaio, probabilmente intorno al momento della demolizione della distilleria, nel 2001. Il mistero rimane per tanti aspetti, insomma. Quello che rimane evidente è la qualità e la rarità di 1500 bottiglie, le uniche di Shirakawa disponibili nel mondo.
Come commenta il noto esperto di whisky Serge Valentin: “Il vero miracolo, qui, non è tanto che abbiano trovato una scorta di Shirakawa, ma che sia così buona. Forse è questo il motivo per cui qualche gentiluomo giapponese, molto tempo fa, decise di conservare questo lotto e di salvarlo dalle grinfie dei master blender. Nel bicchiere non appare poi tanto diverso da alcuni vecchi Macallan distillati in anni simili”.
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