Le WebSoft trainano l’economia mondiale. Nonostante siano diversi i punti abbastanza oscuri, soprattutto quando si parla di fisco e quindi di tasse. Possono essere riassunti così i risultati emersi dall’indagine annuale realizzata dall’area studi di Mediobanca, che analizza i dati dei primi nove mesi 2023 e del triennio 2019-2022 delle 25 maggiori WebSoft internazionali per ricavi, di cui 11 hanno sede negli Stati Uniti, dieci in Cina, due in Germania e una ciascuno in Giappone e Corea del Sud. Aggiungendo, peraltro, un focus sulle relative filiali italiane: conti economici, occupazione e imposte.
Il giro d’affari delle 25 maggiori WebSoft corrisponde al 90% del Pil italiano
Secondo Mediobanca, nel 2022 il giro d’affari aggregato delle 25 maggiori WebSoft mondiali ha toccato quota 1.792 miliardi di euro, pari al 90% del Pil italiano. Nonostante il 2022 sia stato un anno abbastanza anomalo per loro, considerando che hanno registrato la più bassa crescita dei ricavi nell’ultimo quadriennio – in crescita del 9,6%, ben al di sotto dei tassi di crescita a doppia cifra dei periodi precedenti (+20,9% nel 2020 sul 2019 e +24% nel 2021 su 2020) -. Con una redditività in calo, nel 2022 le multinazionali WebSoft si posizionano al 5° posto nel confronto con gli altri settori. Se però ci si focalizza esclusivamente sull’anima digitale e si esclude l’e-commerce, il loro ebit margin vola al 23,9%, secondo solo a quello delle case farmaceutiche.
Amazon regina indiscussa. Anche per occupazione
Guardando all’area geofA farla da padrone sono soprattutto Stati Uniti e Cina, con i primi nettamente in testa. Secondo la ricerca, infatti, il 70% del fatturato dei giganti del Web è stato generato dai colossi statunitensi, il 26% da quelli cinesi e solo il 4% dai gruppi di altre nazioni. Nel dettaglio, i primi tre player per giro d’affari, Amazon, Alphabet e Microsoft, rappresentano oltre la metà dei ricavi aggregati. Peraltro, il colosso fondato da Jeff Bezos, in testa dal 2014, avendo registrato un giro d’affari da 481,9 miliardi di euro (di cui il 46,5% generato dal retail), concentra da sola oltre un quarto dei ricavi totali.
A fine 2022 la forza lavoro delle WebSoft contava quasi quattro milioni di persone in tutto il mondo, in aumento di un milione e mezzo di unità sul 2019, di cui oltre 743mila assunti dalla sola Amazon, regina indiscussa per numero di occupati: 1.541mila a fine 2022.
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Evasi 50 miliardi di euro di tasse in quattro anni
Nel 2022 circa un terzo dell’utile ante imposte delle maggiori WebSoft mondiali è tassato in paesi a fiscalità agevolata, con conseguente risparmio fiscale di 13,6 miliardi di euro nel 2022 e di 50,7 miliardi guardando al quadriennio 2019-2022. D’altronde, come evince Mediobanca, l’aliquota media risulta pari al 15,1% nel 2022, inferiore a quella teorica del 21,9%.
E in Italia?
I giganti del web presidiano l’Italia tramite società controllate, ubicate in gran parte al Nord, soprattutto a Milano e provincia. Nel dettaglio, il fatturato aggregato delle loro filiali italiane ha raggiunto 9,3 miliardi di euro nel 2022, con circa 26,4mila lavoratori. Rispetto al 2019 si evidenziano circa 11mila dipendenti in più, in massima parte assunti dal gruppo Amazon che vanta il maggior numero di occupati nel nostro Paese. E il fisco italiano? Nel 2022 le suddette filiali hanno versato 162 milioni di euro, per un tax rate effettivo del 28,3%. Considerando anche l’accantonamento per il pagamento della Digital Service Tax, il tax rate salirebbe al 36,0%.
Ancora più forti nel 2023
Nei primi nove mesi del 2023 i maggiori operatori mondiali del Web hanno riportato un fatturato aggregato in crescita del 10,6% rispetto allo stesso periodo del 2022. Le performance migliori sono registrate dai servizi innovativi per la mobilità, come Ride-hailing e Sharing Mobility (+23,8%), dalle attività di vendita di viaggi online (+20,4%) e dalle prestazioni di consegna a domicilio (+19,3%), settore che sta vivendo un significativo consolidamento. Nonostante l’incremento del giro d’affari abbia accomunato tutti i settori, i comparti con maggiore incidenza sul fatturato rimangono l’e-commerce (31%), la pubblicità (23%) e il cloud (16%).
In miglioramento anche i margini: la redditività operativa è cresciuta del 31,5% rispetto ai primi nove mesi del 2022 e gli utili netti sono volati del 46,4%, raggiungendo peraltro livelli record. Ogni operatore, sottolinea Mediobanca, ha mediamente prodotto un profitto netto giornaliero di oltre 30 milioni di euro rispetto ai 21 del 2022 e ai 27 del 2021.
A livello di singoli gruppi, nei primi nove mesi del 2023 si registra l’impennata dei ricavi della cinese PDD (PinDuoDuo e Temu) a +75,0%, seguita a distanza dalla connazionale DiDi (+31,2%) e dalla statunitense Booking (+27,1%). Per quanto riguarda la redditività industriale, nei primi nove mesi del 2023, Microsoft guida la classifica per ebit margin (44,4%), davanti a Oracle (43,7%), Adobe (34,2%), Meta (32,0%) e Booking (31,5%), a fronte di un valore medio del settore che si attesta al 18,4%.
Le Websoft valgono oltre dieci volte Borsa Italiana
Al 30 novembre 2023 infatti i colossi WebSoft hanno raggiunto una capitalizzazione di 8.767 miliardi di euro, in accelerazione del 47,5% rispetto a dicembre 2022. Crescita evidente anche in termini di rappresentatività rispetto alle borse mondiali: a fine 2022 la capitalizzazione delle 25 maggiori WebSoft esprimeva il 6,9% del valore complessivo delle borse mondiali, incidenza che sale al 9,5% a fine novembre 2023. Nel confronto con Piazza Affari, sebbene quest’ultima abbia messo a segno una delle migliori performance d’Europa nei primi nove mesi 2023, le WebSoft si confermano dei pesi massimi: complessivamente valgono oltre dieci volte l’intera Borsa italiana.
Al 30 novembre 2023 il podio di Borsa è occupato da Microsoft (2.581 miliardi di euro), Alphabet (1.528 miliardi di euro) e Amazon (1.384 miliardi di euro). Da fine dicembre 2022 a novembre 2023 due gruppi hanno registrato una performance particolarmente brillante: Meta (+165,9%) e Uber (+123,0%).
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