Articolo tratto dal numero di dicembre 2023 di Forbes Italia. Abbonati!
Sangue blu e affari. Il binomio non è dei più consueti, anzi. Ma l’eccezione, a fronte di dinastie che hanno sperperato ingenti patrimoni, è rappresentata dal principe Vitaliano Borromeo Arese, classe 1960, uno degli esponenti più noti dell’aristocrazia milanese, 11esimo capo del ramo primogenito della casata che annovera tra gli avi anche san Carlo Borromeo. Vitaliano è figlio di Giberto e Bona Orlando e alla morte del padre, nel 2015, ne ha ereditato i titoli: principe d’Angera, conte di Arona, conte delle Degagne di San Maurizio, conte di San Martino, conte di Maccagno Imperiale, signore di Omegna, Vigezzo, Vergante, Agrate, Palestro e Cannobio, signore di Camairago, Guardasone e Laveno, consignore della Pieve di Seveso, patrizio Milanese e grande di Spagna di prima classe. Ma oltre ai blasoni, a Vitaliano, sposato con Marina Munafò, da cui ha avuto due figli, il nonno e il padre hanno trasmesso uno spirito imprenditoriale che lo ha portato, negli ultimi 20 anni, ad allargare i business di famiglia.
Oggi è proprietario di cinque siti museali che comprendono il palazzo e i giardini di Isola Bella e Isola Madre, il Parco Pallavicino, il castello della Rocca di Angera e i Castelli di Cannero, in fase di restauro e con previsione di apertura al pubblico tra il 2024 e il 2025. A queste proprietà si aggiungono 500 ettari boschivi al Mottarone, con attrazioni e attività outdoor (parco avventura, noleggio bici, sci alpino) e ristorazione. L’obiettivo di Sag, la società che gestisce le proprietà Borromeo e che nel 2023 ha realizzato ricavi per oltre 20 milioni di euro, è proseguire con lo sviluppo dell’offerta turistica, rivolgendosi in particolare a flussi di viaggiatori con grande capacità di spesa, pur senza dimenticare il turismo di massa.
La carriera di Vitaliano Borromeo Arese
Tra il 1989 e il 2008 Vitaliano è stato a fianco del genitore, ricoprendo incarichi di crescente responsabilità all’interno del gruppo So.ge.par. (produzione di acciai), fino a diventarne amministratore delegato. Nel 2008 il colosso finlandese Outokumpu, quarto produttore mondiale di acciaio inossidabile, comprò l’azienda della famiglia, che allora fatturava 560 milioni, per 215 milioni di euro in contanti, cui si aggiunsero 120 milioni di debiti che l’acquirente si accollò. In quell’anno, per gestire l’ingente liquidità frutto della cessione, nacque la G.B.Par. Le iniziali erano quelle del padre di Vitaliano, che aveva un rapporto strettissimo con Roberto Mazzotta, presidente della Banca Popolare di Milano dal 2002 al 2009 ed esponente di quella che allora si chiamava ‘finanza cattolica’. Si spiega così perché i Borromeo investirono molto in titoli dell’istituto, sia sotto la presidenza Mazzotta, sia quando lo scettro passò al finanziere Andrea Bonomi, figlio di Carlo ed Emanuela Bolchini. Le tracce di questo doppio legame si ritrovano ancora oggi, perché Mazzotta è consigliere di G.B. Par. e Bonomi ha nominato Vitaliano nel board londinese di Investindustrial Industrial Advisor, che incassa le fee di consulenza della holding del private equity.
I rapporti consolidati con Mediobanca, Bonomi Bpm e Bonomi si allargarono quando, nel 2004, i Borromeo si collegarono a un’altra dinastia, non nobile di nascita, ma finanziariamente ed economicamente rilevante: gli Elkann. Il 4 settembre di quell’anno, la Rocca di Angera ospitò il matrimonio tra Lavinia Borromeo e John Elkann, nipote dell’avvocato Giovanni Agnelli, scomparso l’anno prima. Lavinia è figlia di Carlo Borromeo Arese, fratello di Giberto. Sei anni fa Elkann si lanciò a titolo personale nel business delle grandi compravendite e ristrutturazioni immobiliari. Il principe entrò col 10% nel capitale di Merope Asset Management, che sviluppa importanti progetti nel real estate dei trophy asset, chiamato dal timoniere Pietro Croce e dove figura il banchiere Federico Imbert.
Gli investimenti
Borromeo Arese, che ha poi allargato i suoi affari anche al private equity aggiungendo alla Investindustrial di Bonomi alcuni investimenti promossi dal fondo Alto Partners e che con G.B.Par. ha un attivo di oltre 15 milioni, a Milano sta cercando edifici da riconvertire nel rispetto dei criteri esg. “La scelta di investire in questi ambiti”, spiega, “è dettata principalmente dai miei rapporti con il territorio del Lago Maggiore e con i partner con cui ho stretto alleanze”. Gli investimenti in ambito turistico nascono da un legame storico e personale con il Lago Maggiore, a cui si aggiunge il desiderio di innovare e contribuire allo sviluppo economico di un territorio che è rimasto più indietro rispetto ai grandi laghi del Nord Italia. Significa quindi investire soprattutto sulla qualità e creare opportunità con mercati internazionali, ad esempio con la decisione di affittare per la prima volta il Palazzo dell’Isola Bella a un brand di fama mondiale come Louis Vuitton. “I miei altri investimenti sono il frutto di una rete di contatti e relazioni che nel tempo ho portato avanti. Oggi posso contare su un network di conoscenze in Italia e all’estero vitali per lo sviluppo delle mie strategie aziendali e personali”.
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