Articolo tratto dal numero di gennaio 2024 di Forbes Italia. Abbonati!
Costruire un mondo digitale più sicuro e resiliente. È l’obiettivo di Splunk, una società di software americana presente in Italia da oltre dieci anni, che, attraverso la propria piattaforma, usa i big data per proteggere le aziende da attacchi e interruzioni, oltre a occuparsi dello sviluppo di servizi di cybersecurity e observability.
Ed è proprio partendo da questa capacità di analisi dei dati che Splunk delinea ogni anno le sue Predictions. Uno speciale osservatorio che sancisce il 2024 come l’anno dell’affermazione dell’intelligenza artificiale, individuata dal sistema imprese come elemento in grado di generare una nuova fase di sviluppo.
“Stiamo vivendo per l’IA un significativo momento di hype”, spiega Gian Marco Pizzuti, country manager di Splunk. “La pressione in tal senso sta aumentando dopo un 2023 di dibattito concettuale incentrato su aspetti etici e tecnologici. La nostra indagine prevede un 2024 di ulteriore trasformazione, soprattutto per quanto riguarda la digital resilience. Nel 2023 un nostro studio in ambito security ha evidenziato come il 62% dei clienti abbia avuto un down infrastrutturale di applicazioni critiche in media due volte al mese, il 54% in più rispetto all’anno precedente. Nel 2024 bisognerà ridurre questa tendenza verso lo zero, soprattutto per le infrastrutture critiche. E si guarda proprio all’IA per assicurarsi una maggiore e più accurata visibilità, mentre l’ecosistema diventa più complicato, con la maturazione di tecnologie quali il multi cloud e l’edge computing. Anche in ambito cybersecurity, l’IA permetterà maggior automazione, facilitando e velocizzando attività come il filtraggio delle informazioni, la comprensione dei pattern d’attacco e la priorizzazione delle minacce più pericolose. Insomma, il lavoro che prima veniva svolto dagli analisti, ma con ridotti finanziamenti e limitate risorse. Per la componente generativa si punterà più sul concetto di artificiale che su quello di intelligenza. L’artificialità permetterà di crescere e svolgere in autonomia una serie di attività, per cui si libereranno risorse da concentrare su creatività e innovazione. Aspetti per cui l’IA non potrà sostituirci”.
Che cosa ci si attende dall’IA?
Come emerge dalle nostre Predictions 2024, l’86% degli intervistati si aspetta che l’IA li aiuti soprattutto aggiungendo risorse e competenze di cui da anni si sente il bisogno. Se consideriamo l’ambito della cybersecurity, la superficie d’attacco si è complicata e i dirigenti si attendono maggior supporto in tal senso. Pur considerando che l’IA sarà comunque a disposizione anche degli attaccanti, non tanto nella sofisticazione degli attacchi, quanto nella velocizzazione, con la possibilità aggiuntiva di iniettare un codice fraudolento nei modelli generativi dell’IA.
In tutto questo, che ruolo può rivestire il fattore umano?
Resterà nel breve termine la necessità di un’IA human assisted, che preveda un tutoraggio dei modelli predittivi e generativi. Questo restituisce maggiore dignità e valore al fattore umano. Molti hanno ancora il timore che l’intelligenza artificiale porti alla perdita di posti di lavoro, ma in realtà avrà un forte valore trasformativo. Contribuirà a una migliore gestione del capitale umano, che si sentirà più apprezzato per le proprie competenze, e a ridurre la possibilità del cosiddetto burn out.
Com’è la propensione delle imprese a investire per il 2024? Chi investirà di più?
Per sua natura l’IA è molto democratica. Non c’è un ambito di applicazione specifico: resta un fattore cross settoriale e cross dimensionale, in quanto appannaggio di tutte le aziende, comprese le pmi, che anzi potrebbero trarne grande vantaggio. Basti pensare alle tante startup che avevano difficoltà a trovare e pagare sviluppatori di software e potranno avvalersi dei modelli generativi dell’IA. Ci attendiamo, in generale, un aumento degli investimenti, ad esempio sulla sostenibilità, laddove regolamentazioni che troveranno efficacia nel 2024, come lo European Sustainability Reporting Standards, richiederanno alle aziende di fornire metriche dettagliate e rapporti precisi sulla loro impronta esg e sul loro impatto nell’ambiente. Sempre in tema regolamentazioni, lo stesso concetto varrà in ambito sicurezza, con la necessità di rendere conto della propria postura digitale e della propria capacità di essere resilienti ai momenti di crisi, anche considerato il momento socioeconomico. Credo che per l’IA il 2024 rappresenterà il momento della concretezza. Ne abbiamo parlato, l’abbiamo capita e abbiamo ragionato su quanto sia importante inserire anche parametri etici. Adesso ci si aspetta che qualcuno dica come mettere a terra e utilizzare questa tecnologia al meglio.
A questo seguirà anche un investimento in risorse umane qualificate?
Nel momento in cui le aziende avranno capito come capitalizzare l’intelligenza artificiale, bisognerà fare una panoramica delle competenze che si hanno a disposizione e qualificarle laddove sarà opportuno. Un processo che prevediamo possa svilupparsi nei prossimi tre anni. Molte imprese hanno ancora bisogno di tempo. Per il momento, le componenti più mature sotto il cappello dell’IA restano l’automazione e il machine learning. L’inclusione del modello generativo richiederà ancora un po’ di pazienza.
E nel futuro di Splunk che cosa c’è?
Il termine Splunk deriva dal concetto di andare in miniera in esplorazione. Aiutiamo i clienti in questa esplorazione fornendo loro maggiore comprensione dei contesti operativi e mettendoli in sicurezza, proteggendoli da minacce sempre più sofisticate. Da anni investiamo nell’IA e continueremo a farlo, permettendo ai clienti di guadagnare una postura digitale sempre migliore.
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