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Inwit: il primo tower operator italiano nel settore delle infrastrutture per le comunicazioni elettroniche

Articolo tratto dal numero di febbraio 2024 di Forbes Italia. Abbonati!

Cosa fa un tower operator nel 2024? In Italia, il mercato delle torri delle telecomunicazioni è fiorente, anche grazie a una nuova consapevolezza dell’importanza delle connessioni e della digitalizzazione. L’apripista di questa rivoluzione è Inwit, che conta 24mila torri nei suoi asset. Il direttore generale, Diego Galli, ha spiegato il suo modello innovativo e sostenibile.

Inwit è un’azienda molto giovane. Come è diventata in pochi anni un player così importante?

L’azienda si è sviluppata molto negli ultimi anni. È nata nel 2015 con le torri di Tim. La nuova fase di Inwit è iniziata a marzo 2020 con l’acquisizione e il consolidamento delle torri di Vodafone e la nascita del primo player italiano e tra i più grandi in Europa. Il nostro modello di business è focalizzato su un percorso di intensa crescita organica: solo nel terzo trimestre del 2023 abbiamo realizzato 230 nuove torri e oltre 1.000 nuove ospitalità a operatori mobili e fwa. Lo spazio delle nostre infrastrutture continua a estendersi: contiamo ormai 24mila torri, oltre 7.800 remote unit per coperture dedicate indoor das e mille chilometri di tunnel stradali e autostradali coperti con nostri apparati. Sui nostri siti, distribuiti su tutto il territorio italiano, vengono ospitati gli apparati di trasmissione dei principali operatori telco nazionali e le nostre mini-antenne das sono capaci di rendere più efficiente e stabile il segnale in aree particolarmente affollate, come musei, ospedali, stadi e centri commerciali. Stiamo sviluppando le infrastrutture del piano Pnrr Italia 5G in più di 1.300 aree a fallimento di mercato e abbiamo implementato la tecnologia das per garantire la connettività in decine di strutture sanitarie. Abbiamo realizzato la copertura in 5G della nuova metropolitana 4 di Milano oltre al Merlata Bloom, il più grande centro commerciale del capoluogo lombardo. Negli ultimi anni, complice la pandemia, è aumentata la consapevolezza dell’importanza del digitale e di una connessione stabile ed efficiente. Questo ha portato alla necessità di ridurre il digital divide, ancora forte in molte aree del Paese, e a pensare le infrastrutture per le telecomunicazioni mobili come hub condivisi e aperti.

Le tecnologie sono entrate nella nostra vita quotidiana. Questa evoluzione ha inciso anche sul mercato delle torri?

Negli ultimi anni è cresciuta la consapevolezza. Le nostre torri sono nate per ospitare le antenne degli operatori di telecomunicazioni mobili e oggi il loro ruolo si è evoluto in un’ottica di tower as a service multioperatore e multiservizio, che rispecchia perfettamente il nostro business, intrinsecamente sostenibile in quanto in grado di coniugare efficienza industriale, economica e ambientale.

In che senso il business di Inwit è ‘intrinsecamente’ sostenibile?

Assicuriamo uno sviluppo più efficiente delle infrastrutture: la torre oggi è un’infrastruttura condivisa e digitale che porta efficienza nella catena del valore. Ciò è fondamentale per la transizione digitale e per lo sviluppo del 5G, che richiede ingenti investimenti. Se una torre è condivisa, serve più operatori: abbiamo in media 2,2 apparati sulle nostre torri. Dieci o 15 anni fa c’erano quattro operatori e quattro torri, ora una o due. Ma il nostro business porta anche efficienza ambientale: la condivisione degli impianti vuol dire anche minore utilizzo di risorse naturali, minor utilizzo del terreno, minori manutenzioni, quindi anche minore produzione di CO2. La torre è sempre più un elemento chiave delle moderne infrastrutture digitali: asset connessi, distribuiti e protetti in grado di fornire servizi avanzati nell’ambito dell’ecosistema 5G, dalla connettività in fibra all’hosting di antenne, fino alla sensoristica avanzata IoT.

Una delle parole chiave di questi ultimi anni è sostenibilità. Molte aziende hanno capito che fa rima con benessere e con progresso. Anche con digitalizzazione?

In Inwit la sostenibilità è il driver che muove le attività. Siamo consapevoli degli impatti positivi che le infrastrutture generano per promuovere una società rispettosa dell’ambiente. I nostri asset sostengono la transizione digitale e pertanto l’inclusione sociale, una delle principali leve per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile definiti dall’Agenda Onu 2030. Il nostro percorso di questi anni è stato riconosciuto anche dalle agenzie di rating esg con un upgrade dei nostri score. Siamo convinti che lo sviluppo di un contesto economico e sociale moderno e sostenibile richieda un’accelerazione della digitalizzazione e le nostre infrastrutture ne sono abilitatori e facilitatori. È con questa consapevolezza che abbiamo avviato progetti innovativi di monitoraggio ambientale e del territorio: con Legambiente abbiamo installato sulle torri sensori IoT per il monitoraggio della qualità dell’aria, raccogliendo e condividendo i parametri ambientali nel Parco nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise, nel Parco della Maiella e in tre riserve naturali dell’Appennino Centrale. Con il Wwf, invece, monitoriamo gli incendi in tre oasi boschive, grazie all’installazione di videocamere smart e di gateway. In generale stiamo definendo una traiettoria per raggiungere emissioni nette zero al 2040, anche facendo leva sull’utilizzo di energia elettrica da fonti rinnovabili attraverso l’autoproduzione da fotovoltaico, acquisto e investimenti in efficienza energetica.

Come vede Inwit tra dieci anni?

Il nostro settore è in continua evoluzione tecnologica e industriale. Richiede investimenti, efficienza e specializzazione dei modelli di business: Inwit continuerà a investire per supportare un ecosistema che sarà sempre più connesso e interconnesso, facendo leva sulle nostre infrastrutture outdoor e indoor, aperte a ospitare le tecnologie attuali e future a supporto degli operatori mobili e di tutti i clienti. Lavoriamo affinché la società continui a crescere e creare valore, con infrastrutture condivise, aperte e ottimizzate al centro dell’ecosistema digitale.

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