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I libri di Bill Gates, i cinque minuti di Elon Musk e l’ukulele di Warren Buffett: come i miliardari gestiscono lo stress

Nella sua biografia di Elon Musk, Walter Isaacson ha scritto di notti insonni e problemi di salute dovuti allo stress. “Quando [Musk] affrontava sfide difficili, la tensione spesso lo teneva sveglio la notte e lo faceva vomitare”, ha scritto Isaacson. “Può fare finta che lo stress gli piaccia, ma il suo stomaco no”. Talulah Riley, che è stata sposata due volte con l’uomo più ricco del mondo, ha raccontato di terrore notturno, urla nel sonno e conati di vomito. Grimes, che ha avuto tre figli con Musk, ha ricordato che nel 2019, quando Tesla aveva bisogno di soldi per scongiurare la bancarotta, si svegliava “ogni paio d’ore e lui era seduto lì, nella posa della statua del Pensatore, in silenzio sul bordo del letto”.

Dopo l’acquisto di Twitter, Musk ha detto di lavorare 120 ore a settimana. Per gestire il carico e ridurre lo stress, usa la cosiddetta regola dei cinque minuti: divide le sue mansioni in compiti che può svolgere in cinque minuti, per massimizzare la concentrazione e “non procrastinare”.

Di seguito, alcuni stratagemmi con cui le persone più ricche del pianeta tengono sotto controllo lo stress.

Jeff Bezos e l’arte di non ignorare

Anche per Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, la chiave per affrontare lo stress è non rimandare. “Lo stress deriva, prima di tutto, dal fatto di non compiere alcuna azione riguardo questioni su cui si ha un certo controllo”, ha detto in un’intervista del 2001. “Se scopro che una cosa mi provoca stress, per me è un segnale d’allarme. Significa che c’è qualcosa, che forse non ho del tutto identificato a livello conscio, che mi disturba e che non ho ancora iniziato ad affrontare. Non appena identifico il problema e faccio la prima telefonata, o mando la prima mail, o compio la prima azione utile a fare i conti con la situazione, il solo fatto di affrontarla – anche prima che sia effettivamente risolta – riduce drasticamente lo stress”.

In sintesi, per Bezos “lo stress viene in gran parte dall’ignorare cose che non bisognerebbe ignorare”.

La routine di Jack Dorsey

Secondo Jack Dorsey, co-fondatore di Twitter, oggi alla guida della società di pagamenti Square, il segreto è avere una routine definita. “Penso che, in generale, lo stress venga da ciò che è inaspettato”, ha dichiarato quando era ancora a capo di Twitter. “Più riesci a definire il ritmo di ciò che fai, più riesci a crearti un rituale, più riesci a costruire un’agenda definita, meno sarai stressato”.

Nel suo caso, il lunedì era dedicato alla gestione dell’azienda e alle riunioni, il martedì allo sviluppo del prodotto, il mercoledì al marketing, il giovedì alla creazione di partnership esterne, il venerdì alla costruzione di una cultura aziendale. Il sabato era l’unico giorno di riposo, mentre la domenica era dedicata al reclutamento.

La prospettiva di Richard Branson

Richard Branson, fondatore di Virgin Group, sostiene che il segreto è guardare al lavoro e agli affari nella giusta prospettiva. “Se perdessi l’intero impero della Virgin domani, andrei semplicemente a vivere in qualche posto tipo Bali”, ha detto. “Se ci fosse un problema nella mia famiglia, o con la mia salute, allora quello sì che sarebbe un guaio”.

I no di Steve Jobs

Steve Jobs, padre di Apple, era un fautore della meditazione. “Se ci si siede a osservare le cose, ci si accorge di come la nostra mente sia irrequieta”, diceva. “Se si prova a calmarla, all’inizio le cose peggiorano, ma con il tempo ci si riesce. E quando si arriva a quel punto, c’è la possibilità di percepire cose più sottili. È allora che l’intuizione inizia a germogliare, che si vedono le cose più chiaramente e si è più presenti”.

L’imprenditrice Naz Beheshti ha scritto su Forbes che Jobs potrebbe averci lasciato in eredità “il segreto per battere lo stress”. La chiave starebbe in un suo discorso sull’innovazione: “La gente pensa che concentrazione significhi dire di sì alla cosa a cui devi dedicarti. Non è affatto così. Significa dire di no ad altre 100 buone idee che ci sono in giro. Bisogna scegliere con attenzione. Innovazione è dire di no a 1.000 cose”. Secondo Beheshti, “la frase ci dice tanto sullo stress quanto sull’innovazione”.

Gli esercizi di Mark Zuckerberg

Altri miliardari cercano rifugio nell’esercizio fisico. Ospite del podcast The Joe Rogan Experience, Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, ha raccontato che l’inizio delle sue giornate è più o meno sempre lo stesso: “Mi sveglio la mattina, guardo il telefono, vedo il milione di messaggi che è arrivato, e di solito non sono cose buone”, ha detto. “Le persone aspettano di vedermi di persona per darmi le buone notizie. È quasi come se tutti i giorni mi alzassi e ricevessi un pugno nello stomaco”.

La sua soluzione è “leggere, assorbire tutte le informazioni e poi andare a fare qualcosa di fisico, per un’ora o due, per rimettermi in sesto”. Per un certo periodo Zuckerberg ha corso, ma “il problema è che mentre corri puoi pensare molto. Negli ultimi anni mi sono dedicato a cose che richiedono piena concentrazione”.

Tim Cook: “Prendete le distanze dai cinici”

Anche Tim Cook, l’amministratore delegato di Apple, si ritaglia un’ora ogni mattina per l’esercizio fisico. Nel discorso che ha tenuto quando l’Università di Glasgow gli ha consegnato una laurea honoris causa, ha dato anche un suggerimento agli studenti su come mantenere un approccio positivo alla vita: “Oggi il mondo è pieno di persone ciniche e dovete prendere le distanze da loro. Se non lo farete, diventeranno un cancro per la vostra mente, per il vostro modo di pensare, e comincerete a pensare di non poter fare certe cose, o che la vita sia brutta”.

Bill Gates e i libri

Bill Gates è solito leggere un’ora prima di andare a letto, anche quando va a dormire molto tardi. Un’altra chiave per gestire lo stress gli è arrivata dall’esempio dell’amico Warren Buffett. “Ha la capacità di andare al nocciolo delle cose, di lavorare solo ciò che conta veramente, di pensare alle cose fondamentali”, ha spiegato. “È una speciale forma di genialità”.

Il bridge e l’ukulele di Warren Buffett

Buffett, invece, per rilassarsi gioca a bridge e suona l’ukulele. In un’intervista al Washington Post ha definito il bridge “un gioco in cui non vedrai mai due volte la stessa mano. Puoi giocare una mano ogni sei o sette minuti ogni giorno, per il resto della tua vita, e non vedrai mai la stessa. È un gioco che puoi goderti anche quando hai superato i 90 anni e sei di fronte a una sfida intellettuale diversa ogni sette minuti. È il migliore esercizio che ci sia per il cervello”.

Quanto all’ukulele, imparò a suonarlo nel 1949, per cantare una serenata a una ragazza. Lei lo respinse lo stesso, ma l’ukulele gli servì poi per stringere un’amicizia con il padre della sua futura moglie, che era un suonatore di mandolino. Gli diede l’occasione di andare a casa sua e vedere spesso la figlia. Più di recente, lo ha suonato alle assemblee degli azionisti di Berkshire Hathaway, come ospite in quella di Coca-Cola, in televisione e in un duetto con Jon Bon Jovi.

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