Articolo apparso sul numero di giugno 2024 di Forbes Italia. Abbonati!
Edenred è un brand che tutti conoscono: è una società del settore degli employee benefit e ha la missione di offrire ai clienti un ventaglio di offerte digitali per migliorare la qualità di vita dei dipendenti e l’equilibrio vita-lavoro. E quindi non solo i tradizionali buoni pasto per la pausa pranzo, ma anche proposte per il tempo libero, l’istruzione e la cura della persona. Edenred oggi è una piattaforma digitale che unisce oltre 60 milioni di utenti e più di due milioni di affiliati in 45 paesi, con un milione di aziende clienti. In Italia l’ecosistema coinvolge oltre 2,5 milioni di beneficiari, 100mila aziende clienti e 150mila partner convenzionati.
In occasione dell’edizione di Milano del Welfare Forum 2024, il più grande evento di Edenred Italia dedicato al mondo delle risorse umane, che riunisce dirigenti e manager hr, opinion leader ed esperti del settore, Edenred Italia ha presentato i nuovi dati dell’Osservatorio Welfare, un rapporto annuale che dettaglia lo stato dell’arte del corporate welfare nel nostro Paese. I risultati dell’osservatorio ci dicono che la capacità di consumo è in aumento, mentre cambiano i capitoli di spesa, e i cosiddetti fringe benefit risultano la scelta più gettonata dai beneficiari. A integrazione dei risultati c’è l’indagine realizzata con Bva Doxa sul sentiment dei lavoratori, che certifica nel welfare uno strumento di primaria importanza contro il caro-vita.
Il 2023, secondo l’indagine, è stato un anno di continuità nel trend di crescita del welfare italiano, con grande rilievo del consumo effettivo e un aumento significativo nell’uso dei fringe benefit come principale area di spesa tra i beneficiari.
Il rapporto si basa su due principali rilevamenti: un’analisi del bacino di utenza di Edenred Italia, composto da oltre cinquemila aziende e 750mila beneficiari, e un sondaggio condotto da Bva Doxa su 1.508 lavoratori di medie e grandi imprese con almeno 50 dipendenti.
Secondo i dati, nel 2023 il credito welfare pro capite, ovvero la disponibilità media di spesa di ciascun beneficiario delle misure, è stato di 910 euro. È un dato che rappresenta un aumento rispetto agli 850 euro del 2021, e un lieve calo rispetto ai 940 euro del 2022, cifra influenzata dall’innalzamento a fine anno del limite di spesa dei fringe benefit a 3mila euro (misura non confermata nel 2023, quando la soglia è stata fissata a 3mila euro per i soli dipendenti con figli a carico, mentre per quelli senza figli veniva applicato il limite di 258,23 euro). La maggior parte dei beneficiari ha usufruito di erogazioni fino a 500 euro, con una percentuale significativa nella forbice tra i 500 e i mille euro, evidenziando una variegata distribuzione dello strumento di welfare aziendale più amato dai lavoratori italiani. Analizzando i dati per settore aziendale, i servizi finanziari hanno registrato la spesa media pro capite più elevata nel 2023, seguiti dai servizi professionali e dal settore immobiliare.
L’uso del credito welfare disponibile è stato dell’80% nel 2023, il che significa che solo un quinto del totale è rimasto inutilizzato.
I fringe benefit hanno rappresentato il 31,8% della spesa complessiva per il welfare, seguiti dalle attività ricreative, al 29,5%. Altri settori, come l’istruzione, la previdenza integrativa e l’assistenza sanitaria, hanno contribuito a comporre il resto dello scenario, mettendo insieme il restante 34,8%. Tirando le somme dei dati forniti dall’Osservatorio, è evidente come ci sia un significativo trend di crescita nei fringe benefit e nelle attività ricreative, che insieme hanno totalizzato il 61% della spesa nel 2023.
Secondo il sondaggio di Bva Doxa, il 42% dei dipendenti ha dichiarato che la propria azienda ha adottato un piano di welfare strutturato. Il 41% riceve buoni pasto come benefit principale, seguito da servizi per la salute e scontistica di varia natura. Proprio i buoni pasto risultano ancora i vincitori assoluti delle preferenze dei dipendenti: sono stati valutati come un beneficio irrinunciabile nella scelta del lavoro dal 70% dei partecipanti: sette dipendenti su dieci, insomma, non ne farebbero mai a meno. Assieme a un piano di welfare più ampio e vantaggioso, lo strumento è considerato molto allettante dal 68% del campione.
Un dipendente su due, inoltre, ritiene i buoni pasto il benefit più utile per le proprie esigenze, seguito dai buoni benzina (41%) e dai servizi per la salute (38%). Questo perché, rivela l’indagine, a preoccupare gli italiani sono soprattutto l’inflazione, timore condiviso dal 67% degli intervistati, e l’aumento dei costi dell’energia, espresso dal 48%.
Il piano welfare è inoltre da considerare un antidoto al fenomeno del burnout, per aumentare l’engagement e la soddisfazione al lavoro. I dipendenti che fruiscono di piani di welfare segnalano un elevato benessere lavorativo ed emotivo, sentendosi più responsabilizzati e apprezzati. Purtroppo il 76% del campione dichiara di aver provato almeno un sintomo attribuibile al burnout. Ma il 68% dei dipendenti ritiene molto rilevante l’impatto della condizione lavorativa sul benessere mentale e psicologico: tra chi gode di una situazione di benessere lavorativo, la percentuale cresce fino all’87%.
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