Negli ultimi cinquant’anni, l’ascesa di nuovi produttori fuori dall’Occidente e l’avvento di Tesla hanno portato a una serie di mutamenti all’interno del settore automobilistico globale. Con l’elettrico che fatica a imporsi in Europa, la Cina è emerso come nuovo attore globale.
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Secondo il Global Automotive Outlook 2024 di AlixPartners, entro il 2030 i marchi cinesi dell’auto domineranno l’industria con il 33% di share globale e il 13% di quota fuori dalla Cina. Tradotto: un’auto venduta su tre sarà cinese. I protagonisti? Costruttori come Byd, Saic Motor, Geely, che saranno in grado di immatricolare nel mondo fino a 30 milioni di vetture in un anno, con una spesa per produrre una vettura elettrica inferiore al 35% rispetto alle concorrenti occidentali.
“L’industria automobilistica globale ha subito diversi momenti critici negli ultimi cinquant’anni: l’emergere delle tecniche di produzione giapponesi negli anni ’70, l’ascesa dei coreani e la più recente disruption causata da Tesla” afferma Dario Duse, Emea co-leader della practice Automotive & Industrial e italy country leader di AlixPartners. “Ora, con l’elettrificazione che fatica a diventare di massa in Occidente, la Cina e l’approccio cinese al prodotto emergono come nuovi disruptor del settore”.
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Il dominio della Cina
Lo sviluppo dell’elettrico procede a rilento, senza raggiungere volumi e penetrazione “di massa” (quota Bev globale quasi al 13% nel 2024). In una situazione di questo tipo, i costruttori cinesi stanno emergendo come nuovi disruptor in un settore storicamente dominato da Occidente, Giappone e Corea del Sud.
Secondo AlixPartners, i marchi cinesi, già forti di prodotti comparabili a quelli dei loro concorrenti occidentali, arriveranno a dominare l’industria, con il 33% di share globale e il 13% di quota fuori dalla Cina entro il 2030. Un successo possibile grazie a costi competitivi, tempi di sviluppo dimezzati, livelli di integrazione verticale maggiore e pieno sfruttamento delle capacità fornite dal progressivo predominio del software all’interno del veicolo.
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“Alla base del successo dei produttori cinesi ci sono una serie di vantaggi in parte strutturali e in parte costruiti con diligenza negli anni: prodotti tecnicamente competitivi e con costi ridotti che rispondono alle emergenti richieste dei consumatori, tempi di sviluppo di nuovi veicoli ridotti, capacità di fare leva sul software, non solo come vantaggio per il cliente, ma anche come leva di efficienza ed efficacia, per esempio facendo evolvere il prodotto con un massiccio utilizzo di aggiornamenti Over The Air (Ota)” dichiara Dario Duse, Emea co-leader della practice Automotive & Industrial e Italy Country Leader di AlixPartners.
“Tutto questo, unito al progressivo superamento delle limitazioni dettate dalla percezione del brand e dalla scarsa presenza di reti distributive e di assistenza, consente ai costruttori cinesi – che ad oggi si accontentano di profitti molto inferiori a quelli dei costruttori consolidati – di consolidare ulteriormente la leadership sul primo mercato mondiale (Cina, dove prevediamo che i cinesi raggiungeranno una quota pari al 72% nel 2030), ma anche di svilupparsi all’estero con una quota di mercato fuori dalla Cina del 13% sempre nel 2030 (9 milioni di veicoli )”.
E in Europa?
In Europa sarà fondamentale una rimodulazione degli obiettivi per colmare il divario e rispettare gli obiettivi del Green Deal. AlixPartners prevede per i Paesi europei una crescita dei volumi del 2% per il 2024, dal 2025 un +1% all’anno fino al 2027. L’Italia proseguirà nella sua crescita, con i volumi che raggiungeranno gli 1,8 milioni, prima di stabilizzarsi fino al 2030.
Tuttavia, nonostante l’avanzata delle case cinesi, non si prevede un’invasione: secondo AlixPartners, i costruttori di Pechino in Europa raddoppieranno la loro quota di mercato fino ad arrivare al 12% entro il 2030, con 2,3 milioni di vetture vendute in un anno.
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