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Gli inizi e l’approdo al Plaza Athénée di Parigi: lo chef Jean Imbert racconta a Forbes la sua carriera

“Cucinare è per il 25% effetto visivo, per il 25% sapore, per il 50% saper raccontare storie”. Queste le parole dello chef Jean Imbert, una delle maggiori star mondiali del settore gastronomico al momento, prediletto da moltissime star come Pharrell Williams, Kid Cudi, Marion Cotillard e Guillaume Canet, Vincent Cassel, Beyoncé e Jay-Z, Matt Damon e tanti altri.

Gli inizi

È nato a Haÿ-les-Roses, in Francia, 42 anni fa. La sua famiglia veniva dal mondo dell’editoria e aveva la passione per la cucina, che Jean ha ereditato. Per questo, da giovanissimo, decise di fare uno stage in un ristorante stellato della Britannia. La sua carriera continuò al Paul Bocuse Institute a Lione e poi lavorando in diversi ristoranti per fare pratica e imparare. A 22 anni aprì il suo primo ristorante, L’Acajou, che poi divenne Mamie e che attirò subito personaggi del calibro di Robert De Niro e Gerard Depardieu.

Ha partecipato anche a show tv, come Top Chef. Ha collaborato con il rapper Pharrell Williams per l’apertura del ristorante Swan and Bar Bevy e nel 2020 con il locale ToShare, a Saint-Tropez.

Jean Imbert all’Hotel Plaza Athénée di Parigi

Nel 2021, Jean ha sostituito Alain Ducasse all’Hotel Plaza Athénée, a Parigi, una delle mete più lussuose al mondo, prediletto da personaggi come Grace Kelly, Jackie Kennedy, Elizabeth Taylor, Josephine Baker, Marlene Dietrich e, perfino, Mata Hari. Sono tutti, come tantissimi altri, in una galleria fotografica autografata, in un corridoio che conduce a un ristorante dell’hotel. Di recente vi sono stati visti, tra gli altri, Leonardo Di Caprio, Tobey Maguire, Jake Gyllenhaal, Jennifer Aniston, oltre che, sempre, molti politici e grandi imprenditori.

“Jean Imbert è sempre stato legato al nostro hotel, perché ci veniva con la sua famiglia da bambino. Quando si è presentata l’occasione è stato quasi naturale per noi sceglierlo per dirigere le cucine”, ha detto il direttore dell’Hotel, Laurence Bloch. “La sua cucina è intensamente generosa, confortante e conviviale, qualcosa che ben si adatta alle tendenze attuali della gastronomia, con un vero ritorno alle origini stesse della cucina francese. Questa nozione si riflette pienamente nel concetto del suo ristorante gastronomico, Jean Imbert au Plaza Athénée, dove lui e il suo team ripropongono ricette di oltre 200 anni, tratte dai libri di Auguste Escoffier o Antonin Carême. Il ritorno della grande cucina francese da parte di uno chef giovane, creativo e dinamico è l’esatta traduzione della visione dell’hotel: ‘Once upon a time, the Palace of tomorrow’, un concetto che sposa a meraviglia il passato e il presente”.

Moda, arte e cucina

Questo hotel è sempre stato aperto a collaborazioni creative dal punto di vista della moda, come ha dimostrato con la realizzazione della spa firmata Dior. E’ divenuto il  punto di ritrovo della Fashion Week e di molti stilisti, modelle e celebrities. L’hotel collabora anche con artisti come, in occasione dei Giochi Olimpici, il ballerino e fotografo Mathieu Forget, che ha realizzato photoshot ispirati dalle discipline sportive.

“Anche lo Chef Jean Imbert è un verso artista nel campo della gastronomia. Inoltre presta molta attenzione ai prodotti e agli ingredienti che utilizza nei nostri ristoranti e per noi è molto importante. Per lui sono fondamentali la provenienza dei prodotti, come il rapporto rispettoso con i fornitori, la stragrande maggioranza dei quali sono produttori francesi indipendenti. Per noi l’etica professionale viene al primo posto”, ha sottolineato Bloch.

La pietanza che più riassume il talento dello chef, secondo Bloch, è la brioche Marie-Antoinette. “Prende il nome dalla regina Maria Antonietta, famosa per aver detto ‘Che mangino le brioche!’, in risposta al popolo che protestava per la mancanza di pane”. Il cocktail da provare assolutamente è il Rose Royale. “La ricetta è tenuta segreta con cura dai nostri baristi. È la miscela perfetta di champagne e purea di lamponi fresca fatta in casa”, ha detto.

Il libro

Di recente, è uscito il libro Plaza Athénée, che racconta la storia dello chef. “L’idea iniziale di raccontare una storia è venuta a Jean Imbert. L’hotel ha deciso poi di realizzare questo libro con l’editore Assouline e di inserire questa edizione nella collezione Travel from home. Di solito, i libri di questa collezione mettono in risalto una città, una regione o un paese, e mai prima d’ora è stata fatta un’edizione su un luogo particolare, ma l’Hotel Plaza Athénée è da sempre considerato una destinazione a sé, un’esperienza e una vera esperienza di stile” spiega. “Il libro è una miscela di immagini d’archivio e foto attuali, non solo delle più grandi celebrità che hanno soggiornato all’hotel, ma anche dei dipendenti e dei backstage” .

L’intervista a Jean Imbert

“Non ho mai avuto paura di sognare troppo in grande. Credo nelle possibilità e non temo le sfide. Alla gente chiedo solo di mettermi alla proval. Il glamour non conta, è importante avere un’autentica passione per il cibo, essere presente e curioso”, ha detto lo chef Jean Imbert a Forbes Italia. Oltre, che a Parigi, ha collaborazioni con tutto il mondo, tra cui perfino con il lussuosissimo eco-resort The Brando, in Polinesia Francese, inizialmente fondato dall’attore Marlon Brando, e con il gruppo Orient-Express.

Come ha trovato l’ispirazione per diventare uno chef?
Fin da bambino ho sempre visto mia madre e mia nonna cucinare per la famiglia e ho imparato moltissimo da loro. Per me questo è il potere della cucina: riunire tutti i propri cari e le persone, godendosi un bel momento attorno alla tavola. Nel 2021 ho perso mia nonna Nicole, a cui ero legatissimo, al punto da chiamare il mio ristorante col suo soprannome, Mamie. Avrò sempre in mente i ricordi con lei, i pranzi della domenica, come il Natale insieme.

La sua cucina è ispirata alla tradizione, ma fa godere, allo stesso modo, di un incredibile spirito contemporaneo e selvaggio…
La mia gastronomia oserei dire che, ‘ovviamente’, si rivolge alla tradizione, perché mi piace molto ispirarmi alla grande cucina francese e alla cucina di mia nonna, ma mi lascio influenzare molto dal luogo dove mi trovo adesso. Progettare un ristorante significa raccontare una storia. Predisponi la scena con un tavolo, un posto, trovi la luce giusta. Ogni dettaglio conta. Al Relais Plaza, ad esempio, mi ispiro alle ricette di mia nonna, con piatti più tradizionali da brasserie, ma con un tocco di originalità. Al Jean Imbert au Plaza Athénée, in questa meravigliosa sala dorata, voglio sottolineare la cucina francese di Escoffier o Careme, così come veniva servita alla corte del re di Francia.

Quali sono i suoi ingredienti preferiti?
Troppo difficile sceglierne solo uno! Prendo ispirazione dalla stagione. Ad esempio, i pomodori vanno benissimo in estate, mentre prediligo le capesante in inverno.

Ha, invece, dei piatti suoi “classici”?
Oltre alla famosissima “brioche Marie Antoinette”, con dentro caviale e tuorlo d’uovo, al Jean Imbert au Plaza Athénée, l’orata gratinata di mia nonna a Le Relais Plaza e l’avocado, come trompe l’oeil, a La Cour Giardino.

Lei è famoso ora e potrebbe scegliere il locale che preferisce. Perchè ha deciso di iniziare a lavorare con l’Hotel Plaza Athénée di Parigi?
Credo di aver deciso fin dal principio, quasi 20 anni fa. O comunque, dalla prima volta che ho avuto la possibilità di entrare in questo hotel. Questo posto per me fa parte della storia, è uno degli alberghi più famosi di Parigi e forse del mondo. Ho anche avuto la possibilità di incontrare Francois Delahaye, il ceo del brand Dorchester Collection dal 2006, oltre che il general manager dell’Hotel Plaza Athénée, nel mio piccolo ristorante quando ero più giovane. Mia madre gli rovesciò addirittura un bicchiere di vino sulla sua camicia. Gli mandai un libro per scusarmi e penso che sia stato l’inizio della nostra amicizia. Finalmente, quasi dieci anni dopo, sono riuscito a essere lo chef di questo posto. Sembra irreale, sono molto fortunato e lavoro duro ogni giorno per non far mai finire questo sogno.

Ha qualche piatto speciale per il periodo delle Olimpiadi?
Immagino che improvviserò.

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