Nel 1874 Jules Vernes scriveva nel romanzo ‘L’isola misteriosa’: “Credo che l’acqua sarà un giorno impiegata come combustibile, che l’idrogeno e l’ossigeno di cui è costituita, utilizzati isolatamente o simultaneamente, offriranno una sorgente di calore e di luce inesauribili e di un’intensità che il carbon fossile non può dare. L’acqua è il carbone dell’avvenire”. Questo, forse, è il momento.
Cos’è Bzero, il progetto di Baglietto
Così Baglietto (gruppo Gavio), storico cantiere con sede a la Spezia, tra i protagonisti dello yachting internazionale, al compimento dei suoi 170 anni, ha in rampa di lancio Bzero. Già presentato in anteprima a Montecarlo lo scorso anno, il progetto che prevede l’uso dell’idrogeno green quale fonte di energia, vede oggi la realizzazione del prototipo del sistema che poi sarà installato, in modo ottimizzato, sulle imbarcazioni Baglietto superiori ai 50 metri.
Il prototipo verrà usato per sviluppare le procedure di funzionamento, per ottimizzare gli aspetti tecnici e ottenere le opportune certificazioni navali necessarie per poter usare il sistema a bordo degli yacht ed effettuare la ricarica di idrogeno nei serbatoi in autonomia o da fonte esterna. La power station si inserisce, inoltre, in un sistema virtuoso, andando a contribuire in parte anche al ciclo di produzione di energia del cantiere.
La società ha chiuso il 2023 con 140 milioni di euro di fatturato, un ebitda intorno al 20% e un portafoglio ordini salito a 500 milioni di euro. Gli yacht in costruzione sono 22, tra i 35 e i 60 metri di lunghezza.
L’intervista a Fabio Ermetto
Forbes Italia ha incontrato Fabio Ermetto, cco di Baglietto.
Baglietto nel 2024 compie 170 anni. Da sempre all’avanguardia, lo siete anche nella transizione energetica. Quando entrerà in funzione Bzero, l’impianto che a partire da acqua di mare filtrata e deionizzata produce idrogeno?
Abbiamo completato i test preliminari e stiamo attivando l’impianto proprio in questi giorni.
Bzero è stato ideato e realizzato in scala a terra, nei vostri stabilimenti di La Spezia. Quando sarà installato su uno yacht?
Al momento stiamo cercando di capire come stoccare l’idrogeno a bordo in sicurezza: l’idea è quella di installare inizialmente una quantità di circa 100 kg. Quando poi alla prima imbarcazione predisposta per installare questo sistema, sarà un 60 metri ibrido (il T60) che sta entrando in costruzione in questi giorni e che sarà pronta a partire dal 2027.
Cosa si può fare con questa tecnologia?
Innanzitutto il progetto ha come obiettivo primario quello di aumentare l’autonomia elettrica di crociera dell’imbarcazione in modalità zero emissioni fino a 75h all’ancora e una navigazione che può raggiungere le 120 miglia nautiche a 7 nodi. L’uso combinato di idrogeno e batterie, infatti, permetterà l’ottenimento di energia disponibile 4 volte superiore all’uso delle attuali batterie con indubbio vantaggio anche economico per gli armatori.
Il sistema servirà anche come dispositivo di produzione di energia per il fabbisogno del cantiere?
Si, grazie ai pannelli fotovoltaici. L’energia prodotta viene immagazzinata e riutilizzata nel ciclo produttivo.
Avete appena venduto il primo esemplare di Fast 50, il superyacht dislocante veloce in lega leggera disegnato da Francesco Paszkowski Design. In questa imbarcazione c’è anche un forte richiamo al mondo automotive: dal design delle condotte di ventilazione ai due passacavi a poppa che rimandano agli scarichi delle auto sportive. La vostra è una clientela giovane, molto ricca e internazionale. Cosa chiedono oggi i clienti e chi sono?
La nostra è una clientela molto variegata, sia come provenienza, ma anche come età o tipologia di business, con necessità e richieste, quindi, molto diverse. Questo spiega l’altissimo livello di personalizzazione che offriamo ai nostri clienti, anche per le costruzioni in gamma. Riguardo al tema dell’automotive, in effetti nelle nostre imbarcazioni degli ultimi decenni si possono ritrovare alcuni elementi di design che trovano ispirazione in questo settore.
Quali sono i mercati più importanti per voi?
Sicuramente Europa e le Americhe.
Parlando di barche in fase di realizzazione, su cosa state lavorando?
Al momento abbiamo 22 imbarcazioni in costruzione principalmente delle nostre gamme T52 e T60, stiamo anche progettando un nuovo 48 metri semidislocante in alluminio, con tre ponti. E ancora Dom (Dom133 e Dom115, quest’ultimo già in consegna il prossimo anno). Abbiamo avviato la produzione e venduto il primo modello di Fast50 e a breve avvieremo la produzione in speculazione del primo X50. E stiamo pensando anche a un Dom 140, in acciaio per il 2026.
In tema di difesa, Baglietto Navy si è aggiudicata l’appalto per la costruzione di quattro unità navali di 33 metri, in acciaio, per l’attività di addestramento al tirocinio di manovra (navi Tirma) della Marina militare. Come sta andando?
Buona parte delle risorse le stiamo impiegando proprio in questo settore, in cui siamo rientrati 7 anni fa col nostro prototipo di unità multiruolo di 15 metri e dove ora stiamo collaborando con la Marina in progetti di nuovi modelli da sbarco.
L’acquisizione della commessa Tirma avviene dopo la consegna a Fincantieri, lo scorso anno, di due combat boat (unità di proiezione veloce), destinate sempre alla Marina. La divisione Navy di Baglietto sta anche sviluppando partnership internazionali, come quella recentemente attivata con la britannica Mst Group, con sede a Bromborough (UK), società specializzata nel design e nella costruzione di unità navali militari di medie-piccole dimensioni. Quali altri progetti sono in cantiere?
Trattandosi di ambito militare il segreto è d’obbligo. Posso dire che la divisione Navy sta crescendo molto e non escludiamo che presto possa diventare una società a sé stante. Questa crescita è positiva: le tecnologie in ambito militare sono sempre avanti e di questo sicuramente se ne avvantaggia anche il settore yacht.
Guardando avanti, ci potrebbe essere l’ingresso di un fondo o una quotazione, magari su una Borsa internazionale
No, al momento è assolutamente escluso sia l’ingresso di fondi sia una quotazione.
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