articolo di Derek Saul
Ieri, i principali indici azionari statunitensi hanno chiuso la difficile e volatile seduta di contrattazioni facendo registrare i minimi degli ultimi mesi, evidenziando così i timori di tutti i mercati.
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- Ieri, l’S&P500 e il Nasdaq hanno chiuso ai propri minimi da inizio maggio. Il Dow Jones Industrial, invece, ha chiuso ai minimi da metà giugno.
- In giornata, già tutti gli altri indici mondiali erano andati ko. Il calo del 3% registrato dall’S&P500 è così coinciso con la sua seduta peggiore da settembre 2022, quello del 3,4% del Nasdaq è coinciso con il più grande calo dal 24 luglio e quello del 2,6% del Dow è stato il più sensibile da settembre 2022 (anche in termini percentuali, avendo registrato un calo di 1.033 punti).
- Ieri, inoltre, il CBOE Volatility Index (VIX), noto come indicatore della paura di Wall Street, ha chiuso ai suoi livelli più alti da ottobre 2020, sintomo che gli investitori sono intimoriti dalla direzione dei mercati.
- “Ci vorrà del tempo prima che i mercati superino questo periodo di incertezza e volatilità”, ha dichiarato in una nota ai clienti Darrell Cronk, responsabile degli investimenti di Wells Fargo Investment Institute. Secondo Cronk una delle cause di questo sell-off è dar ricercare nella “liquidazione” delle operazioni con leva finanziaria in cui i gruppi hanno preso in prestito denaro in Giappone per finanziare l’acquisto di azioni al di fuori del paese, in un contesto in cui la banca centrale giapponese ha deciso di alzare i tassi di interesse.
- Dai massimi fatti registrare alla chiusura del 10 luglio, il Nasdaq ha perso il 13,1% (già venerdì scorso il calo era arrivato al 10%). In tutto questo, anche se il Dow Jones e l’S&P500 sono meno esposti alle azioni tech, tuttavia sono in calo rispettivamente del 6,1% (dal picco registrato il 17 luglio) e dell’8,5% (rispetto ai propri massimi del 16 luglio).
Citazione cruciale
“C’è molta negatività”, ha scritto nei commenti via e-mail Jamie Cox, socio amministratore di Harris Financial Group. Oltre a fattori rilevanti, come la caduta del “carry trade” (pratica che riguardava soprattutto il Giappone) e il calo dell’occupazione americana in calo, Cox ha indicato altri fattori da tenere in considerazione come catalizzatori dei sentiment negativi tra gli investitori: la volatilità del mercato valutario, l’incertezza delle banche centrali, il conflitto in Medio Oriente e le complesse elezioni presidenziali americane.
In cifre
3,5mila miliardi di dollari. Questa è la capitalizzazione di mercato persa lunedì dalle 500 aziende dell’S&P, secondo i dati di FactSet.
Ciò che non sappiamo
Cosa ci vuole per fermare l’emorragia nel mercato azionario? “Una ripresa sostenuta del mercato ha bisogno di un catalizzatore, o probabilmente di una combinazione di catalizzatori, tra cui la stabilizzazione dello yen giapponese, solidi numeri sugli utili e solidi comunicati di dati economici”, ha scritto Seema Shah, principal asset management’s chief global strategist di Principal Asset Management. Il sell-off “potrebbe fermarsi in autonomia con la chiusura e l’esaurimento definitivo delle negoziazioni con leva finanziaria”, secondo Cronk, accennando a potenziali ulteriori perdite nel breve termine.
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