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Secondo Ubs i dazi proposti da Trump potrebbero far scendere l’S&P 500 del 10%

Questo articolo è apparso su Forbes.com

Secondo un report della banca d’investimento Ubs, che esamina l’impatto di diversi scenari sui titoli azionari in vista delle elezioni statunitensi di novembre, i dazi proposti dall’ex presidente Donald Trump rappresenterebbero un forte ostacolo per il mercato azionario a livello mondiale.

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Fatti principali

  • L’analisi congiunta degli economisti e degli strategist di Ubs (dove spicca la view di Jonathan Pingle e Jonathan Golub, rispettivamente chief U.S. economist e chief U.S. strategist) prevede che se gli Stati Uniti dovessero implementere i dazi proposti da Trump, ossia una tassa del 60% sulle importazioni di beni cinesi e una del 10% sulle altre importazioni, l’indice S&P500 chiuderà l’anno prossimo le contrattazioni in aerea 5.200 punti e il 2026 a 5.650. Questo, ovviamente, tenendo conto di eventuali politiche di ritorsione da parte dei partner commerciali statunitensi tramite un modello bottom-up che imputa gli impatti di una simile guerra commerciale.
  • Nel dettaglio, si tratterebbe rispettivamente di un calo dell’11% e del 2% rispetto alla seduta da record fatta registrare mercoledì, quando l’indice statunitense di riferimento ha chiuso in aerea 5.792 punti. Peraltro, secondo FactSet, negli ultimi 20 anni l’S&P annualmente è cresciuto in media del 13%.
  • Coloro che investono in azioni estere sarebbero i più intaccati dalla conseguenze negative dei dazi. Secondo Ubs infatti l’indice europeo Stoxx 600 potrebbe subire un calo del 14% entro la fine del prossimo anno. E del 13% anche entro la fine del 2026. Previsto in discesa entro la fine del 2025 dell’11% anche l’indice MSCI China, che rimarrebbe entro il 2026 in calo del 7% rispetto al suo livello attuale.
  • Questo scenario “limiterebbe la competitività” perché porrebbe un freno al commercio libero, causando così un rallentamento della crescita della produzione interna lorda globale, portandola al 2,7% nel 2025 e al 2,0% nel 2026, in calo rispetto alla crescita del 2,9% immaginata da Ubs in entrambi gli anni in caso di uno scenario più di base.
  • Lo scenario di base di Ubs prevede che l’S&P500 chiuda il 2025 in area 6.400 punti (in aumento del 10% rispetto al massimo di mercoledì) e il 2026 in 6.850 a punti (in aumento del 18%). Previsti guadagni percentuali a due cifre anche per gli indici europei e cinesi nei prossimi due anni.

Come si comporterebbero i mercati in base alla vittoria dei repubblicani o dei democratici?

Ubs ha anche delineato gli obiettivi di prezzo per l’S&P nel caso in cui uno dei due partiti vincesse la presidenza con la maggioranza sia alla Camera dei Rappresentanti sia al Senato. In entrambi i casi, si prevede che i mercati chiuderanno a un livello inferiore rispetto a uno scenario di riferimento in cui il governo federale risulti diviso – forse una riflessione sulle politiche economiche fortemente divergenti delineate durante la campagna elettorale – anche se una vittoria completa dei Repubblicani è vista in maniera più favorevole (vedi grafico sotto).

Ubs inoltre ha anche identificato i tagli alle imposte sulle società e la deregolamentazione come un vantaggio in caso di vittoria repubblicana. Un aumento delle aliquote fiscali sulle imprese invece rappresenterebbe un ostacolo per le azioni in caso di vittoria dei Democratici. Quest’ultimo scenario sarebbe però il migliore per le azioni europee e dei mercati emergenti, poiché comporterebbe meno rischi legati a politiche commerciali aggressive degli Stati Uniti.

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