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Intel presenta una nuova generazione di processori: “Vogliamo riequilibrare la filiera, che è sbilanciata verso Oriente”

Articolo apparso sul numero di ottobre 2024 di Forbes Italia. Abbonati!

Nessuna auto potrebbe muoversi nelle strade senza un bagaglio tecnologico fatto di microchip. Una vettura elettrica, in media, ne prevede addirittura alcune migliaia. Nessun aereo potrebbe volare, nessun drone potrebbe portare medicine nelle zone di guerra, nessun satellite potrebbe garantire le trasmissioni. Per questi e altri 1.000 motivi i microprocessori sono da considerarsi il nuovo petrolio. Solo i microchip permettono il funzionamento di industrie che vanno dal manifatturiero alla difesa. Questa indispensabilità li ha trasformati in oggetti del desiderio per gli stati e li ha resi destinatari di investimenti miliardari in ricerca e sviluppo.

“Il fenomeno non ci stupisce”, commenta Nicola Procaccio, Emea client computing marketing director e Italy country lead di Intel. “Dal lancio del 4004 in poi abbiamo continuato a scandire i ritmi dell’innovazione e dire che oggi i microprocessori siano il nuovo petrolio è molto calzante. L’economia che si basa sui semiconduttori arriverà a valere 1.000 miliardi di dollari entro 2030. Nei prossimi 50 anni questo sarà un asset strategico a livello geopolitico, proprio come lo è stato il petrolio nei 50 anni precedenti. Ma a differenza del petrolio, per i chip possiamo decidere dove aprire gli impianti di produzione. Intel ambisce a riequilibrare la filiera, che oggi è sbilanciata verso l’Oriente: l’Asia produce circa l’80% dei chip più avanzati. Lo sforzo di Intel, unica azienda non asiatica a poterlo fare, è riequilibrare la situazione, investendo negli Stati Uniti e in Europa, e rendere più sostenibile e resiliente la filiera, per evitare interruzioni e carenza di prodotti come avvenuto durante la pandemia, costringendo interi settori a fermarsi”.

All’Ifa di Berlino avete presentato gli ultimi frutti della vostra ricerca e sviluppo, i processori Intel Core Ultra. Cosa cambierà?

I nuovi Intel Core Ultra Serie 2, nome in codice Lunar Lake, sono i processori basati sulla tradizionale architettura x86 per pc più efficienti mai realizzati. Sono in grado di offrire le prestazioni richieste dal pubblico più esigente, ottimizzando il risparmio energetico per pc portatili sottili e leggeri.

Il grande tema di oggi è la diffusione dell’intelligenza artificiale generativa in tante attività umane, a cominciare dal miglioramento della produttività. I Core Ultra Serie 2 rispondono a questa domanda?

Questa nuova generazione di microprocessori segna un nuovo standard di settore per i cosiddetti AI pc, cioè quelli che consentono l’uso dell’IA anche senza internet, grazie alla potenza di elaborazione dedicata, all’efficienza, all’ampia compatibilità, con oltre 500 modelli di IA già ottimizzati e tantissime applicazioni supportate, e a un miglioramento enorme nella grafica integrata. Come è nostra tradizione, ascoltiamo le esigenze degli utenti e dei partner, tra cui circa 100 costruttori di hardware a livello globale, e in base a queste indicazioni indirizziamo le soluzioni tecnologiche. Abbiamo visto che l’efficienza è il focus principale. La nostra architettura è stata costruita da zero con questo obiettivo. Si rinnova la presenza di un terzo motore di elaborazione oltre a cpu e gpu, ovvero l’npu, unità di elaborazione neurale, che ora offre fino a 48 Tops, ovvero 48mila miliardi di operazioni al secondo di accelerazione IA, mentre abbiamo notevolmente migliorato l’efficienza della cpu, costituita da core più performanti (p-core) e core più efficienti (e-core), dando a questi ultimi una funzione più ampia che in passato, a beneficio del risparmio dei consumi.

Dove trovare questi nuovi processori annunciati alla recente fiera berlinese?

Sono all’interno di quasi 100 AI pc prodotti dalle nostre storiche aziende partner. Ricordo che questa nuova generazione di pc consumerà fino al 50% di batteria in meno rispetto alla precedente. Io che viaggio per lavoro chiedo ai nuovi pc leggerezza per facilitare la mobilità, resistenza della batteria, che possa coprire tutta la giornata lavorativa, e, ovviamente, sicurezza. Ma non basta. Oggi chi usa un pc ha bisogno di gestire rapidamente le applicazioni necessarie e Intel offre proprio questo.

Quali saranno i prossimi passi di Intel?

Continuiamo a fare tecnologia per migliorare la vita delle persone. Abbiamo una roadmap molto solida, sia per i pc che per i data center, l’IA e il software. Il prossimo passo è continuare a migliorarci.

Chiudiamo tornando all’inizio. La legge di Moore, che ha guidato il progresso tecnologico dei vostri prodotti, si arresta di fronte al limite fisico della miniaturizzazione. Come avete superato tale limite oggettivo? 

Se tradizionalmente la legge di Moore veniva portata avanti con il cosiddetto modello tick-tock – in una generazione si rimpiccioliva il processo produttivo e in quella successiva si ottimizzava l’architettura -, adesso si agisce su più leve: advanced packaging, ovvero il modo in cui i transistor sono impilati nello spazio, che consente di aumentarne la densità; poi ci sono la ricerca sui materiali, le interconnessioni, il software. Continua a essere importante anche l’avanzamento della tecnologia del processo produttivo, e secondo la nostra roadmap il prossimo anno usciremo con il nodo 18A, dove A sta per Ångström, quindi 1,8 nanometri, e poi proseguiremo con il 14A. I core di Intel Core Ultra Serie 2 sono fatti con processo produttivo a tre nanometri fornito da fonderia esterna, che è stato possibile utilizzare grazie alla tecnologia di packaging avanzato di Intel Foveros 3D, che consente di inserire più processi produttivi diversi all’interno di un singolo chip, scegliendo quello più opportuno per ogni funzione. Il processore è ormai un system-on-a-package, con diversi mattoncini, chiamati tile, e in quest’ultima generazione anche la Ram è integrata nel processore. Ci sono numerose opzioni possibili per raddoppiare il numero dei transistor per dispositivo alla cadenza richiesta dai clienti. La Legge di Moore si ferma solo quando l’innovazione si ferma e non è certo il nostro caso: puntiamo a raggiungere 1.000 miliardi di transistor in un singolo device entro il 2030. 

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