Articolo apparso sul numero di ottobre 2024 di Forbes Italia. Abbonati!
Disciplina, lavoro, programma. Questa la ricetta che Matteo Manfredi ha scelto per salire sul treno giusto. Un treno che negli anni lo ha portato su due binari diversi, ma sempre più interconnessi: quelli della finanza e dello sport, con l’ingresso da protagonista nella Sampdoria, uno dei club storici del calcio italiano. Pavese, classe 1979, Manfredi è un imprenditore lucido, analitico e spassionato, con una visione chiara e una determinazione che ha radici profonde e familiari. “Essendo figlio di un banchiere, la finanza è stata da subito protagonista della mia vita”, dice. “Sono cresciuto in un ambiente in cui i tecnicismi della finanza erano all’ordine del giorno, già nei confronti da bambino con papà”.
L’imprenditore, dopo la laurea in economia alla Cattolica di Milano, ha lasciato l’Italia per continuare gli studi alla Columbia University, dove si è specializzato in business administration and management. Una fermata necessaria per la sua formazione accademica, che però, a un certo punto, si è intersecata con un altro binario, meno convenzionale per l’alta finanza: l’esperienza di tre anni nell’esercito italiano, dove ha assunto il ruolo di tenente. “È stata una scuola di vita. Una fase importante del mio percorso, che consiglierei a tutti, anche a mio figlio. Anche se non so se riuscirò a convincerlo”, racconta Manfredi, che dopo questa avventura è tornato sul tragitto iniziale. Prima in PwC, come management consultant, dedicandosi principalmente a operazioni multi-asset e assistenza a istituti bancari del Regno Unito, e poi in Barclays Bank e in Lloyds Group, dove si è occupato di consulenza strategica per operazioni di sviluppo di carattere internazionale.
Esperienze che, dopo la crisi dei mutui sub prime del 2008, lo hanno portato “verso il suo treno”: la creazione di Gestio Capital, multi family office con sede a Londra e poi anche a Milano (soprattutto per gli effetti della Brexit), di cui è ancora presidente e amministratore delegato. L’obiettivo era offrire una gestione patrimoniale indipendente e personalizzata per ottimizzare gli asset dei clienti. “Osservavo da vicino il settore del wealth management e notavo come molti clienti, pur avendo grandi patrimoni, venissero gestiti in modo inadeguato. Anche nelle grandi banche, i clienti erano solo numeri”, afferma. Questo, unito alla complessità delle infrastrutture bancarie, creava una situazione in cui molte opportunità di valorizzazione degli asset venivano perse. Manfredi e il suo team si rivolgono a un numero ristretto di clienti – principalmente imprenditori che hanno liquidato del tutto o in parte la loro azienda e necessitano di una gestione complessa del loro patrimonio – per garantire un servizio altamente personalizzato. “Una delle caratteristiche distintive di Gestio Capital è il suo ruolo di external asset manager. Non tocchiamo mai i conti dei nostri clienti”, spiega Manfredi. “Non ci occupiamo dell’attività di custodia, che rimane in seno alla banche, ma della gestione patrimoniale, per ottimizzare le strategie di investimento riducendone i costi, spesso molto elevati e ancora nascosti”.
L’approccio di Manfredi è quello di diversificare gli investimenti dei clienti, bilanciando strumenti liquidi con una piccola porzione di asset illiquidi, come il private debt e il real estate, e seguendo al tempo stesso idee capaci di rivoluzionare i mercati. Un’allocazione degli investimenti molto simile a quelle di realtà ancora più importanti, come Iconiq Capital di Mark Zuckerberg, che integra ed equilibra il rischio e le aspettative di ritorno. In questo modo Gestio è riuscita a scovare e inserire nel suo portafoglio diverse chicche. Tra queste spiccano l’investimento nel settore farmaceutico in Ghana e in Uganda, quello in SpaceX, l’azienda aerospaziale di Elon Musk, e quello in OpenAI, la società fondata da Sam Altman, madre di ChatGPT. “Forse è l’investimento di cui sono più orgoglioso. Anche perché siamo riusciti a entrare in uno dei momenti migliori, in contemporanea con Microsoft”, dice Manfredi.
Manfredi e l’arrivo al timone della Sampdoria
Nell’estate del 2023 l’imprenditore è entrato letteralmente in campo, acquisendo la Sampdoria, prossima al fallimento. “È stata un’occasione di mercato. È vero, ci abbiamo ragionato più e più volte, ma alla fine ha prevalso la passione, la volontà di salvare e di riportare in auge un club storico del calcio italiano ed europeo”. Una decisione un po’ in controtendenza con l’animo analitico e lucido di Manfredi, oggi il più giovane presidente tra Serie A e Serie B. “Non lo nego, anche io sono stranito. Vorrei vivere la società come se fosse un semplice asset, ma non ci riesco. La Sampdoria risponde a logiche differenti, soprattutto per la responsabilità che abbiamo verso i nostri tifosi e il sistema calcio. Il calcio, e in generale lo sport, ha una componente emotiva e sensoriale che nessun altro settore è capace di generare”. Questo però non significa che non si possano applicare aspetti tipici della gestione manageriale. Manfredi è determinato a introdurre una governance chiara e una programmazione di medio-lungo termine. “La scommessa è quella di riuscire ad applicare al calcio logiche di programmazione e di lungo termine che spesso vengono a mancare”.
L’obiettivo, in sintesi, è quello di riportare stabilità nella società, assicurando che ogni parte del club, dalla dirigenza al centravanti, sposi la causa e lavori con una visione comune. “Bisogna venire a Genova, crederci e portare avanti il progetto. A prescindere da tutto”, afferma. Tesi che trova esempio in un aneddoto della scorsa stagione. Due giorni prima della sfida interna contro il Palermo del 4 novembre 2023, Manfredi ha richiamato in ritiro i suoi dopo alcune prestazioni negative. “Mi davano del pazzo. Ma avevo bisogno di avere un confronto con loro. Anche perché alcuni non sapevano cosa fosse la Sampdoria, non sentivano quel senso di appartenenza. Se perdiamo, ho detto loro, l’allenatore resterà il medesimo anche per le prossime partite”. Risultato? I blucerchiati hanno vinto uno a zero e hanno cominciato una salita che li ha portati fino ai playoff per la Serie A. Obiettivo che in questa stagione la Samp insegue senza attenuanti, soprattutto dopo l’ultima campagna acquisti e l’investimento di circa 100 milioni di euro nel giro di due anni. “Per noi questo è l’anno, soprattutto dopo gli sforzi economici che abbiamo fatto. Vogliamo essere ciò che diciamo di essere e scrivere una nuova pagina della nostra storia”.
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