“Inusuale” e non “riflette in alcun modo la redditività e l’ulteriore potenziale di creazione di valore per gli azionisti di Banco Bpm“. Si è espresso così, con un secco no, il cda dell’istituto di Piazza Meda all’offerta pubblica di scambio volontaria di UniCredit annunciata lunedì. Un’operazione ‘ostile’ che ha anche trovato il veto del governo, spiazzato dalla decisione di Andrea Orcel, ad di Unicredit, al punto da valutare l’ipotesi del golden power, ossia lo strumento attraverso il quale la presidenza del Consiglio può di fatto condizionare o addirittura vietare un’operazione di mercato nel caso in cui questa riguardi beni o strutture che si considerano strategici per la sicurezza nazionale.
Ipotesi annunciata dallo stesso ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. “La mossa è stata comunicata, ma non concordata con il governo. Poi è noto che esiste il golden power e il governo farà le sue valutazioni, e valuterà attentamente quando Unicredit invierà la sua proposta per le autorizzazioni del caso”. Sulla stessa scia anche le dichiarazioni di Matteo Salvini, vicepremier e ministro dei Trasporti. “A me le concentrazioni e i monopoli non piacciono mai, ero rimasto al fatto che Unicredit volesse crescere in Germania. Non so perché abbia cambiato idea. Unicredit ormai di italiano ha poco e niente: è una banca straniera, a me sta a cuore che realtà come Bpm e Mps che stanno collaborando, soggetti italiani che potrebbero creare il terzo polo italiano, non vengano messe in difficoltà”, ha aggiunto Salvini.
La risposta di Banco Bpm a UniCredit
Entrando nel merito, Banco Bpm ha aggiunto che “il potenziale della banca è ulteriormente rafforzato dalle operazioni straordinarie recentemente annunciate, che si aggiungono alle azioni già contenute nel piano industriale 2023-26 e che si tradurranno in un aggiornamento degli obiettivi del piano medesimo, già in parte anticipati al mercato”. Evidente, quindi, il riferimento all’acquisizione del 5% di Mps e all’opa lanciata su Anima Holding che, contestualmente, ha acquisito una partecipazione pari al 3% dell’istituto senese.
A questo si aggiunge un altro fattore insiste il cda, ossia l’esposizione degli “stakeholders di Banco Bpm all’alea connessa all’esito delle iniziative di espansione avviate da UniCredit in Germania, nonché a una significativa diluizione dell’attuale esposizione geografica che, in luogo di un’attrattiva concentrazione di Banco Bpm nelle regioni più dinamiche del Paese e dell’Eurozona, si riposizionerebbe su aree oggi caratterizzate da una minore crescita e un maggiore rischio geopolitico”. E non è finita qui. “Nel comunicato è indicato che, nel minor tempo possibile, è prevista la fusione tra le due banche, facendo pertanto venir meno l’autonomia giuridica di Banco Bpm, a discapito del brand e riducendo significativamente la concorrenza sul mercato bancario”, ha aggiunto la società nella nota.
“Forti preoccupazioni a livello occupazionale e sociale”
“Infine, secondo quanto riferito nel comunicato, le sinergie di costo lorde stimate sono pari a 900 milioni di euro, ossia più di un terzo della base costi di Banco Bpm, destando forti preoccupazioni sulle prevedibili ricadute a livello occupazionale e sociale. Peraltro tali sinergie, al pari di quelle di ricavo, non sono per nulla valorizzate nelle condizioni dell’Offerta”, ha dichiarato il cda.
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