Articolo tratto dal numero di febbraio 2025 di Forbes Italia. Abbonati!
Se non è un’eresia definire la cucina italiana un’opera d’arte, non c’è alcuna sorpresa nel vedere che uno dei massimi interpreti contemporanei dell’italian style ai fornelli trova posto proprio all’interno di una galleria d’arte. Ed è così che, dopo oltre 20 anni di successi e riconoscimenti internazionali nel cuore della City londinese, lo chef lombardo Giorgio Locatelli ha deciso di aprire un nuovo ristorante all’interno della National Gallery, a Trafalgar Square.
Uno spostamento di poco più di due chilometri e mezzo rispetto al palazzo che ospitava la Locanda Locatelli, il ristorante stellato Michelin che ha chiuso ufficialmente le porte alla fine del 2024. Ma allo stesso tempo un momento di grande cambiamento per lo chef, diventato personaggio televisivo grazie al ruolo di giudice nelle ultime edizoni di Masterchef.
Il progetto di Giorgio Locatelli
“Si tratta di un progetto molto ambizioso che aprirà a maggio e si articolerà in tre differenti esperienze gastronomiche che uniranno l’eccellenza culinaria italiana alla bellezza dell’arte, in una delle culle più prestigiose della cultura mondiale, peraltro diretta dall’italiano Gabriele Finaldi”, racconta Locatelli. “Il locale sorgerà in una struttura ridisegnata all’interno della Sainsbury Wing, con una vista incredibile, 27 metri affacciati su Trafalgar Square da cui vediamo il ‘di dietro’ dell’ammiraglio Nelson. Vi troveranno posto un ristorante fine dining da 90-95 coperti, un members club dedicato a coloro che hanno donato le proprie opere alla National Gallery e un espresso bar che servirà sia il caffè, grazie a un toaster locale, sia i maritozzi dolci e salati, come alternativa al classico sandwich. Gli spazi saranno impreziositi da opere d’arte: un artista a rotazione potrà sistemare una propria scultura e un’intera parete ospiterà un dipinto di 17 metri di Paola Rego, artista portoghese ospite per un decennio della National Gallery e autrice del Crivelli’s Garden”.
Un nuovo inizio
A 62 anni, spiega lo chef, “era il momento di un nuovo inizio. La Locanda Locatelli è stata una parte fondamentale della mia vita, un luogo in cui ho potuto esprimere la mia visione della cucina e condividere momenti indimenticabili. La volontà di proseguire quest’avventura nella storica sede di Seymour Street non ha trovato convergenza di intenti con la proprietà dell’immobile, e ora è giunto il tempo di concentrare le energie su altri progetti”.
Rispetto al precedente capitolo cambierà molto, a partire dal nome: via ‘Locanda’, resterà soltanto il nome ‘Locatelli’ legato alla National Gallery. Non ci sarà più il menù degustazione, che lo chef vuole sostituire con un’offerta più veloce. “Se alla Locanda cucinavamo per una clientela con alta capacità di spesa, qui cercheremo di fare qualcosa di più democratico, ci concentreremo su qualcosa di più adeguato a una struttura che ospita sette milioni di visitatori l’anno. Naturalmente resteranno in carta alcuni miei piatti signature, così come rimane invariata la mano che negli ultimi decenni ha portato a Londra ingredienti identitari della cucina italiana di qualità. Di sicuro continueremo a rappresentare il made in Italy in tutte le sue sfaccettature, e, dal momento che il museo ospita a rotazione mostre di diversi grandi maestri, non è escluso che nel cambio menù io mi lasci ispirare dall’artista presente in quel momento”.
Consulenza e formazione
Per lo chef, la chiusura della Locanda non segna solo l’inizio di una nuova avventura ai fornelli: nel suo futuro è prevista l’espansione nel campo della consulenza culinaria, mettendo a disposizione la sua esperienza per supportare ristoratori e imprenditori nell’apertura e nella gestione di nuovi locali, sempre con grande attenzione all’innovazione e alla qualità. “Abbiamo iniziato a Dubai e adesso abbiamo consulenze alle Bahamas e a Cipro. Probabilmente ne terremo alcune anche a Londra”.
Locatelli si dedicherà anche alla formazione di giovani talenti della ristorazione, offrendo opportunità di apprendimento e sviluppo. “Già da qualche tempo introduco la cucina italiana al Westminster College o alla Royal Academy of Culinary Art per espandere il curriculum italiano nelle scuole alberghiere inglesi”, spiega lo chef, che ha ‘adottato’ una scuola nella zona in cui abita, dove fa lezione ai bambini. “Mi piacerebbe che la cucina italiana vedesse aumentare il proprio peso rispetto alle influenze francesi, a partire da un semplice concetto: vorrei far capire ai giovani chef inglesi che non esiste una sola cucina italiana, bensì 20 espressioni territoriali, corrispondenti alle diverse regioni, frutto di microclimi e tradizioni diverse”.
Solidarietà
Un aspetto fondamentale del nuovo percorso di Locatelli sarà il suo maggiore coinvolgimento nel mondo della solidarietà, proseguendo nel suo impegno verso cause umanitarie e sociali. “Continuerò a collaborare con diverse organizzazioni benefiche per promuovere progetti di inclusione sociale, alimentazione sostenibile e supporto alle comunità più vulnerabili”, spiega.
“È il caso della Refugee Community Kitchen, che si prende cura della ‘Jungle’ a Calais, o del Felix Project iniziato con Massimo Bottura a Kensington. Ora che ho chiuso la Locanda Locatelli, le pentole e i piatti sono andati ai bisognosi”. Ma non è solo beneficenza: “Porto i miei ragazzi una volta a settimana a far volontariato, perché così scoprono il significato della cucina da una prospettiva diversa. Credo che quando si parla di dare da mangiare, tanto chi lavora in un ristorante tre stelle Michelin quanto chi cucina per gli anziani in una casa di riposo sia parte dello stesso mondo, condivida un elemento comune. Uno non è migliore dell’altro”.
Chi è Giorgio Locatelli
Originario della provincia di Varese, Locatelli si è trasferito da tempo nel Regno Unito, dove vive con la moglie britannica Plaxy Exton, e nella sua carriera ha alternato la cucina stellata alla tv, lavorando anche ad alcuni documentari della Bbc per il programma Italy Unpacked, oltre a pubblicare diversi libri.
Dopo 22 anni, con l’apertura del nuovo ristorante arriva il momento di guardarsi indietro e tracciare un bilancio: “Di questi anni mi rimane il ricordo della gente con cui ho lavorato. Dalla mia cucina sono passati ragazzi che ho visto crescere e farsi strada con carriere incredibili. Penso a Valentino Cassanelli, oggi chef stellato al Lux Lucis di Forte dei Marmi, a Matteo Giorgi, executive al Beef Bar di Montecarlo, a Elena Reygadas, Michele Carbotti, Gianluca Spiga, Ilaria Rimessi e Francesco Stara. Porterò sempre nel cuore il valore della collaborazione con chi è venuto a Londra dall’Italia: soprattutto prima della Brexit avevamo un gran flusso di ragazzi provenienti sia dalle grandi città che dai piccoli centri”.
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