La rottura con Donald Trump sta accelerando. Quel mondo di regole e alleanze che ha protetto l’Europa per decenni è andato in crisi prima lentamente, poi tutto d’un colpo. Questa settimana l’America si è schierata all’Onu con Russia e Corea del Nord contro l’Ucraina e l’Europa. Dopo aver vinto le elezioni il probabile cancelliere tedesco, Friedrich Merz, si è affrettato a dire che entro giugno la Nato potrebbe essere morta e che l’Europa deve rendersi indipendente dagli Stati Uniti. Insomma, la Germania sembra passare nel campo della Francia, il cui presidente Emmanuel Macron è un sostenitore di lunga data della cosiddetta “autonomia strategica”. Ma altri paesi sono più cauti. Per loro l’alleanza transatlantica resta la priorità, e un distacco dagli Stati Uniti fuori discussione. Il punto su cui quasi tutti paiono d’accordo, invece, è che l’Europa debba spendere di più in investimenti militari. Deve farlo per difendere se stessa e per garantire la pace in Ucraina, visto che l’aiuto americano sarà minimo.
Quanti soldi servono
La nuova architettura di sicurezza europea dovrebbe prendere forma in un meeting d’emergenza fissato per il 6 marzo. Due settimane dopo la Commissione europea presenterà la sua strategia industriale per la difesa. Di quali strumenti si discute? Quanto denaro potrà essere mobilitato? Secondo fonti vicine ai negoziati, l’Unione europea sta cercando di liberare centinaia di miliardi di euro. Attualmente, gli Stati membri dell’Ue spendono circa 325 miliardi di euro all’anno per la difesa, pari all’1,8% del Pil del blocco. Dunque ancora sotto il 2% fissato come obiettivo della Nato nel 2014 – dopo che la Russia occupò illegalmente la Crimea e di fatto una parte del Donbas. Ma per garantire l’autosufficienza militare bisognerà andare molto oltre il 2%. Bruegel, un think tank di Bruxelles molto autorevole, dice che senza sostegno americano il blocco Ue dovrebbe spendere in difesa circa il 3,5% del Pil. Quindi centinaia di miliardi di euro in più.
Ci sono diverse strade da percorrere, e tutte hanno i loro ostacoli. Tagliare le spese o aumentare le tasse. Fare più debito. Finanziare la difesa a livello europeo. Bruxelles, secondo fonti di Bloomberg, pensa anche di dare più flessibilità alla Banca europea per gli investimenti (Bei).
Che opzioni ha l’Europa
La prima mossa della Commissione europea potrebbe essere l’allentamento delle regole fiscali, cioè escludere la spesa militare dal calcolo del deficit. Riformare queste regole non sarà semplice. La Germania, ad esempio, ha già chiarito che qualsiasi eccezione potrebbe applicarsi solo a chi già spende più del 2% del Pil in Difesa, escludendo Spagna e Italia. In ogni caso, l’allentamento potrebbe liberare 160 miliardi di euro nei prossimi anni.
Una seconda strada è la creazione di un fondo europeo di debito comune, come è stato fatto dopo la pandemia, ma in questo caso servirebbe per investire in dispositivi militari. Sistemi di difesa aerea, missili, droni e intelligenza artificiale. Se alcuni governi spingono per questo meccanismo di prestiti congiunti, l’idea resta controversa. Ci vuole l’unanimità e paesi filo russi come Ungheria e Slovacchia potrebbero opporsi – anche se con la dovuta pressione finirebbero probabilmente per acconsentire. L’altro ostacolo è che bisogna decidere come e a beneficio di chi usare questi soldi: una trattativa lunga.
Un’altra possibilità è cambiare alcune clausole della Bei. Oggi può finanziare al massimo progetti a doppio uso (civile e militare). Si potrebbe derogare a questa regola, consentendole di investire direttamente in armi.
L’ultima opzione è prendere soldi già accantonati e indirizzarli su investimenti militari. Ci sono centinaia di miliardi di fondi di coesione europei, molti dei quali non spesi, che potrebbero essere riadattati. La fonti dicono che si potrebbe attingere anche a prestiti agevolati post Covid, di cui restano 93 miliardi di euro, e infine potrebbe essere esplorato anche l’uso del Mes (il meccanismo europeo di stabilità). Un fondo da 500 miliardi di euro, che però escluderebbe paesi fuori dall’eurozona come Polonia e Svezia.
C’è chi vede la tenaglia Putin-Trump come un’opportunità. Messa alle strette, l’Europa non ha altra scelta che rafforzarsi. Il tempo però stringe.
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