La Gen Z prende le distanze dal posto fisso: il 37% dei giovani italiani prevede di restare nell’attuale impiego al massimo per un anno, solo il 17% immagina un futuro a lungo termine nella stessa azienda. Ma non si tratta di disinteresse o instabilità: a guidare la mobilità è soprattutto l’ambizione.
Dopo lo stipendio, la principale ragione per cambiare lavoro è la mancanza di prospettive di crescita. L’87% dei lavoratori nati tra il 1997 e il 2007 considera obiettivi di carriera a lungo termine quando valuta un nuovo ruolo. Flessibilità, sviluppo professionale, valori condivisi e uso dell’intelligenza artificiale per formarsi e migliorare: così la Gen Z sta riscrivendo le regole del lavoro. È quanto emerge dal Randstad Workmonitor Pulse, l’indagine globale condotta su 11.250 lavoratori in 15 paesi (di cui 750 in Italia), che ha analizzato valori, aspettative e priorità della Generazione Z, oggi pari al 23% della forza lavoro mondiale.
“I risultati del Workmonitor Pulse evidenziano chiaramente le diverse esigenze e motivazioni della Gen Z rispetto alle altre generazioni”, spiega Marco Ceresa, group ceo di Randstad. “Comprenderle è fondamentale per migliorare le strategie di retention e attrazione dei talenti. I più giovani mostrano una maggiore propensione al cambiamento, ma anche una mentalità orientata al futuro: entrano nel mercato con ambizione, fiducia e voglia di crescere, esplorando forme di lavoro diverse dal tradizionale full-time. Oltre alla retribuzione, cercano flessibilità e un buon equilibrio tra lavoro e vita privata.”