
Contenuto tratto dal numero di ottobre 2025 di Forbes Italia. Abbonati!
“Una mareggiata sulle spiagge di Termoli mi ha aperto gli occhi: la battigia era invasa da plastica di ogni forma e dimensione”. Luca De Gaetano non ha dubbi: “Questa scena mi ha cambiato la vita ed è per questo motivo che, nel 2019 ho deciso di fondare Plastic Free Onlus“, oggi la più grande associazione italiana impegnata nella lotta all’inquinamento da plastica.
In sei anni l’organizzazione – presieduta da De Gaetano – ha costruito una rete con oltre 260mila volontari e più di 1.000 referenti in tutta Italia e organizzato oltre novemila appuntamenti di raccolta, grazie ai quali sono stati rimossi quasi cinque milioni di chili di plastica da spiagge, fiumi, fondali e città. Sono stati oltre quattromila gli appuntamenti nelle scuole, che hanno coinvolto più di 309mila studenti in attività di sensibilizzazione. Sul piano istituzionale, l’associazione ha sottoscritto più di 500 protocolli d’intesa, mentre 122 sono i comuni che hanno ottenuto il riconoscimento Plastic Free.
I numeri dell’associazione, secondo De Gaetano, non raccontano comunque tutta la storia. “La vera svolta”, continua, “è arrivata nel 2021, quando è emerso chiaramente che la plastica non rappresenta soltanto un problema ambientale, ma anche sanitario”. Una consapevolezza che è maturata con l’arrivo del comitato scientifico di Plastic Free e grazie agli studi di Antonio Ragusa, ostetrico e primario di ginecologia a Roma, che ha rilevato la presenza di nanoplastiche all’interno della placenta umana.
“Queste particelle sono più piccole delle cellule e superano qualsiasi barriera biologica, compresa quella ematoencefalica, arrivando fino al cervello”, sottolinea De Gaetano. “Ci sono studi che stimano che la quantità di plastica presente nel cervello possa equivalere al peso di un cucchiaino: il 99,5% del tessuto cerebrale resta integro, ma il restante 0,5% potrebbe contenere particelle plastiche”. Le ricadute sulla salute sono ancora oggetto di studi, ma già fonte di preoccupazione.
“Le nanoplastiche interferiscono con il sistema endocrino, possono alterare il metabolismo e, una volta penetrate nel cervello, provocare potenziali danni neurodegenerativi significativi”, aggiunge. “Alcune patologie, come l’autismo o disturbi simili, potrebbero aggravarsi con l’accumulo di materiale plastico”. Ma ciò che preoccupa di più “sono gli agenti chimici presenti nella plastica, particolarmente dannosi per l’organismo: è una sostanza subdola, capace di mimetizzarsi e penetrare nei tessuti vitali”.
Un tema che è da anni anche sui tavoli internazionali. Plastic Free è stata l’unica associazione italiana presente a Ginevra per i negoziati Onu sul trattato globale contro l’inquinamento da plastica, l’Intergovernmental Negotiating Committee (Inc). Tre anni di discussioni diplomatiche che non hanno prodotto un documento giuridicamente vincolante. “È stato un esito profondamente deludente e, per molti versi, inaccettabile”, commenta De Gaetano. “La maggior parte degli stati si è espressa con forza a favore di un trattato coraggioso che affrontasse l’intero ciclo di vita della plastica, dalla produzione all’uso, fino alla gestione dei rifiuti. Ma a bloccare l’avanzamento dei processi sono stati governi che continuano a mettere al primo posto gli interessi economici di pochi, fallendo nel guidare il necessario cambiamento di modello economico, sociale ed equo”.
Insomma, un percorso complesso in cui “da una parte ci sono le nazioni più colpite dall’inquinamento e il fronte ambientalista, dall’altra, le potenti lobby dell’industria petrolchimica”. Il confronto proseguirà a dicembre in Kenya, a Nairobi. “Il solo fatto che oggi se ne discuta, quando fino a pochi anni fa il tema era ignorato, rappresenta già un enorme passo avanti”, sottolinea.
Parallelamente, l’associazione continua a investire in ricerca, collaborando anche con l’Università San Raffaele di Roma e promuovendo il coinvolgimento attivo delle imprese. “L’inquinamento da plastica ha un impatto economico globale stimato in 1.500 miliardi di dollari. In un paese come l’Italia, dove la sanità è a carico dello Stato, le conseguenze sanitarie dell’inquinamento da plastica hanno un impatto diretto sui conti pubblici. Per questo chiediamo alle aziende di sostenere realtà come la nostra”.
Il lavoro di Plastic Free si estende anche alle istituzioni: il riconoscimento ai comuni Plastic Free è patrocinato sia dagli organi nazionali che da quelli europei. Lo ottengono le amministrazioni comunali che riescono a superare una lista di 20 criteri stringenti. “Ogni anno vengono presentate circa 300 candidature, ma solo una su tre rispetta i criteri per ottenere il riconoscimento”, spiega De Gaetano. L’associazione porta avanti anche il progetto Scuola Plastic Free, che coinvolge studenti di ogni età con attività educative e pratiche, e la rete delle università Plastic Free, che conta dieci atenei impegnati su ricerca e formazione. Con le imprese, Plastic Free promuove attività di team building ambientale e percorsi operativi per ridurre l’uso di plastica monouso e migliorare la sostenibilità aziendale.
L’obiettivo, sottolinea De Gaetano, non è demonizzare la plastica, ma ridurne l’uso superfluo. “Tra 15 anni, mi auguro di vedere una drastica riduzione del monouso, frutto di scelte politiche coraggiose e di una rinnovata coscienza collettiva. Le nuove generazioni sono già più attente. Mi auguro che un numero sempre maggiore di persone sviluppi consapevolezza e indignazione verso un inquinamento che sta danneggiando il nostro futuro e la nostra salute”.
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