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10 novembre 2025

Usa, primo passo verso la fine dello shutdown. Le Borse festeggiano

Secondo gli esperti, la chiusura prolungata delle attività federali potrebbe costare 14 miliardi di dollari all'economia americana
Usa, primo passo verso la fine dello shutdown. Le Borse festeggiano

Eleonora Fraschini
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Eleonora Fraschini

Di Eleonora Fraschini

Dopo 40 giorni di paralisi, il Senato degli Stati Uniti ha compiuto un primo passo verso la fine dello shutdown e la ripartenza delle attività federali. Ha approvato, con 60 voti a favore e 40 contrari, un provvedimento che proroga i finanziamenti fino al 30 gennaio 2026. La notizia ha subito spinto al rialzo le Borse europee, con Piazza Affari in testa. 

I fatti chiave

  • Il provvedimento approvato dal Senato prevede un finanziamento temporaneo del governo federale fino al 30 gennaio 2026, insieme all’inclusione di tre normative di bilancio per il prossimo anno fiscale. 
  • I mercati hanno reagito con sollievo: in Europa le Borse hanno aperto in positivo, dopo settimane in cui l’incertezza politica a Washington aveva pesato sull’umore degli investitori.
  • Nonostante il passo avanti, l’accordo non è ancora definitivo: dovrà passare alla Camera dei rappresentanti e poi essere firmato dal presidente Donald Trump. 
  • Alla radice dello shutdown c’è il mancato accordo sul finanziamento del bilancio federale per l’anno fiscale 2026, con il blocco operativo scattato il 1 ottobre 2025. 
  • Tra le conseguenze scontate in questo periodo ci sono la sospensione o il rallentamento dei programmi di sussidio e blocchi parziali nei trasporti e nei controlli federali.

Il voto al Senato e la reazione dei mercati

La seduta straordinaria di domenica al Senato ha segnato il punto di svolta di una crisi istituzionale che durava ormai da oltre un mese. Otto senatori democratici hanno votato insieme ai repubblicani per superare la soglia dei sessanta voti necessari all’approvazione, rompendo l’impasse che paralizzava gli Stati Uniti. Il provvedimento è un compromesso: proroga i finanziamenti e rinvia le decisioni più controverse, in particolare quelle legate ai crediti fiscali per l’assicurazione sanitaria.

La reazione dei mercati è stata immediata. In Europa, gli indici hanno aperto in rialzo, mentre gli investitori hanno accolto con sollievo la prospettiva di una stabilizzazione politica a Washington. Piazza Affari ha registrato una delle migliori performance della settimana, segnale di come l’incertezza americana pesasse anche sull’umore europeo. Il voto del Senato ha rappresentato quindi non solo un gesto politico, ma anche un catalizzatore di fiducia, spingendo le Borse a invertire la tendenza negativa delle scorse settimane.

Lo shutdown più lungo della storia

Lo shutdown federale statunitense si verifica quando il Congresso non consegue l’approvazione dei necessari stanziamenti per finanziare le agenzie federali entro la scadenza fissata, costringendo servizi pubblici non essenziali a interrompere le attività e lasciando migliaia di dipendenti senza stipendio. Quest’anno il blocco è scattato il 1 ottobre, all’inizio del nuovo anno fiscale, perché il bilancio 2026 non ha trovato l’adesione necessaria tra le due Camere del Congresso. È diventato il più lungo nella storia americana, risultato di una rottura politica profonda.

Il voto che ha aperto la strada al riequilibrio delle attività del governo è stato possibile grazie a un’intesa tra repubblicani e un gruppo di senatori democratici ‘dissidenti’, che hanno accettato di votare la legge di bilancio in cambio di un impegno repubblicano a discutere in dicembre l’estensione dei sussidi previsti dall’Affordable Care Act. L’accordo prevedeva anche il pagamento integrale degli arretrati per i lavoratori federali (inclusi militari, agenti di frontiera e controllori di volo) e il divieto di procedere al licenziamento del personale coinvolto nello shutdown fino a gennaio.

Le conseguenze economiche e sociali

Le ripercussioni dello shutdown sono state ampie e immediate. Centinaia di migliaia di dipendenti federali sono stati messi in congedo forzato o hanno lavorato senza stipendio, con un impatto diretto sul potere d’acquisto delle famiglie. Il Supplemental Nutrition Assistance Program, che garantisce assistenza alimentare a milioni di cittadini, ha subito ritardi e riduzioni dei fondi. Anche i controlli aeroportuali e la sicurezza aerea hanno risentito della carenza di personale, provocando cancellazioni e ritardi su scala nazionale.

Secondo stime citate da Reuters, la chiusura prolungata potrebbe costare all’economia americana fino a 14 miliardi di dollari, considerando la perdita di produttività, i consumi in calo e le difficoltà logistiche. Gli effetti si sono propagati anche in Europa, a causa della frenata commerciale.

Le prospettive 

Il cammino per uscire dallo stallo non è ancora concluso. Dopo il voto del Senato, il testo dovrà essere approvato dalla Camera dei rappresentanti e firmato da Trump. Solo allora i finanziamenti potranno essere ripristinati a pieno regime. Il provvedimento temporaneo quindi concede tempo, ma non risolve le divergenze politiche di fondo. Le questioni sui sussidi sanitari, sul controllo della spesa e sulla gestione del deficit restano aperte. Gli osservatori avvertono che, se non verranno affrontate, il rischio di un nuovo stallo a fine gennaio è tutt’altro che remoto.

Per l’Italia e per l’Europa, la ripresa della fiducia negli Stati Uniti rappresenterebbe un segnale positivo, con potenziali benefici per l’export e per i mercati. Tuttavia, un’eventuale ricaduta nella paralisi politica americana potrebbe rapidamente invertire la tendenza, aumentando il rischio e spingendo gli investitori verso asset difensivi.

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