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17 novembre 2025

Call4Innovators, il nuovo progetto open innovation di Eniverse

Giacomo Silvestri, presidente del corporate venture builder di Eni, vede l'innovazione come area "corale, aperta, collaborativa"
Call4Innovators, il nuovo progetto open innovation di Eniverse

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Contenuto tratto dal numero di novembre 2025 di Forbes Italia. Abbonati!

L’innovazione come area “corale, aperta, collaborativa”. Giacomo Silvestri, presidente di Eniverse,
il corporate venture builder di Eni, riassume così la filosofia che guida lo sviluppo di nuove tecnologie dell’azienda. Che è anche alla base di uno degli ultimi progetti: la Call4Innovators.

“Pensiamo che l’innovazione vada fatta insieme. Che vada immaginata come uno spazio comune, non come un mondo chiuso in cui ognuno opera all’interno della propria organizzazione. Più le sfide diventano complesse, più l’innovazione deve essere corale, aperta, collaborativa”. È la convinzione di Giacomo Silvestri, presidente di Eniverse, il corporate venture builder di Eni. Ed è anche l’idea dietro una delle ultime iniziative in materia di innovazione della multinazionale italiana: la Call4Innovators, un progetto di open innovation che permetterà ai vincitori di accedere alle risorse di Hpc6, il supercomputer di Eni. Il sesto più potente al mondo, secondo la lista Top 500, e il primo tra quelli a uso industriale.

La Call4Innovators – promossa a giugno da Eni in collaborazione con Advanced Micro Devices, Hewlett Packard Enterprise e Consorzio Cineca e con il supporto di Plug and Play-, ha raccolto 99 candidature da 20 paesi. Il 61% è arrivato dall’Europa, il 30% dagli Stati Uniti, il 9% dal resto del mondo. Hanno partecipato centri di ricerca, università, startup, scaleup, pmi. L’iniziativa copre cinque aree di ricerca: scienza computazionale dei materiali (la più gettonata), meteorologia e scienze della terra, gestione del portafoglio energetico, sistemi ingegneristici, mobilità intelligente. I vincitori avranno a disposizione da tre a sei mesi per testare modelli di calcolo e collaborare con gli esperti di Eni. L’obiettivo è sviluppare tecnologie per la decarbonizzazione e promuovere tecnologie computazionali da applicare alla transizione energetica.

“La Call4Innovators”, aggiunge Silvestri, “è anche un modo per scoprire qualcosa di nuovo. Il perimetro dell’innovazione di Eni è molto ampio, ma non può arrivare ovunque e può sempre arricchirsi. Da qui è nata l’idea di un’iniziativa di reciproco scambio di asset e competenze che potenzialmente può sfociare anche in collaborazioni durature”.

L’iniziativa, dice ancora il manager, rispecchia un approccio collaborativo all’innovazione che si traduce anche nelle collaborazioni di Eni con oltre 70 enti tra università e centri di ricerca e “con grandi aziende. Alcune operano in settori adiacenti al nostro, altre in ambiti molto diversi. La tecnologia è agnostica e va ricercata anche in campi molto lontani”. Ci sono poi le relazioni con i fondi di venture capital e le startup. “I vari colleghi del nostro ecosistema di innovazione hanno avuto contatti con più di duemila startup nell’ultimo anno, e con alcune abbiamo avviato importanti progetti. Tutto questo ha differenti scopi: trovare idee, intuire le direttrici dell’innovazione, verificare se quelle che abbiamo immaginato sono corrette, arricchire le nostre competenze, accelerare l’industrializzazione, testare la nostra innovazione in altre realtà industriali”.

I “vari attori” di cui parla Silvestri comprendono una parte di open innovation tradizionale, che cerca startup pronte ad applicare le loro tecnologie all’interno di Eni, Eni Next, la società di venture capital del gruppo, e Joule, la scuola d’impresa che accelera startup. Oltre alla stessa Eniverse, costituita nel 2022 per creare iniziative imprenditoriali legate alla transizione energetica. La sua funzione, spiega Silvestri, è “fare da ponte tra il mercato esterno e il patrimonio di innovazione di Eni, che conta sette centri di ricerca, mille ricercatori interni e un patrimonio brevettuale di oltre diecimila titoli. Vogliamo portare sul mercato progetti, renderli economicamente autosufficienti, fare in modo che generino valore e attraggano capitali e investitori”.

Finora Eniverse ha portato alla nascita di due aziende. La prima, Enivibes, esiste dal 2023. Svolge analisi e monitoraggio in tempo reale sulle condotte per il trasporto dei fluidi, per garantire l’integrità delle infrastrutture. Silvestri spiega che “è già autonoma, con un ebitda margin e un cash flow positivi”. La seconda, Eniquantic, è nata nel 2024 in collaborazione con la startup ITQuanta. Sviluppa una macchina quantistica integrata hardware-software per risolvere problemi complessi e avviare applicazioni del calcolo quantistico a supporto della transizione energetica.

Oggi Eniverse ha un portafoglio di 16 progetti, che abbraccia circa 700 brevetti, e si prepara a lanciare due nuove aziende. “Il tutto”, dice Silvestri, “si basa sulla convinzione che “l’open innovation debba essere plurale. C’è chi la fa investendo in startup, chi partecipando agli acceleratori di altri, e così via. Noi vogliamo mettere assieme tutti gli approcci. A seconda dei casi, si sceglie l’uno o l’altro. A volte, anche più di uno”.